L’autobiografia d’un piccolo “poeta” come me.
Nato a Firenze 53 anni fa (26-12-1962) da una umile famiglia fiorentina.
Le cui umili origini familiari non mi hanno consentito di approfondire gli studi, fermandomi così alle scuole dell’obbligo.
Ho cercato di colmare questa lacuna, attraverso la passione per la poesia e i racconti, facendo dell’autodidattismo l’unica scuola potessi permettermi. Vivo sulle colline che abbracciano Firenze (Chianti) dove spesso attingo ispirazione letteraria e di vita.
Non amo molto per la verità raccontarmi; quindi qui mi fermo, lasciando a voi un’immagine da completare nella vostra immaginazione; che poi altro non è, che il motore che ci spinge a vivere.
Sono nata a Reggio Calabria nel 1959 vedova e mamma lavoro come funzionario amministrativo del M.I. Sono laureata in lingue e letterature moderne sto prendendo una seconda laurea in legge. Mi dedico nel mio tempo libero a letture di ogni genere i miei interessi spaziano in ogni campo dalla letteratura alla scienza dalla musica all’astronomia. Scrivo poesie dall’età di 12 anni ma non ho mai pensato di pubblicare. Ho un carattere estremamente sensibile, vivo di emozioni. Soprattutto l’amore è al centro della mia vita, l’amore visto sotto ogni forma, l’amore per le cose semplici, per i figli, per i genitori, per gli amici, per un uomo, per gli animali.
Sono un’idealista per natura, il tutto si mescola nei miei versi con l’intensità della passione; ho però il difetto di scrivere tutto su foglietti che puntualmente perdo.
Mi trovo benissimo in Sintetizziamoci perché mi sento come in una famiglia. Oltre ad avere degli stupendi amici il mio pregio è di vedere oltre le apparenze, e amare profondamente. La mia piacevole condanna è di commentare le poesie di tutti i poeti, senza preferenze, perché vivere di poesia è il mio sogno, un sogno che vivo con gli occhi incantati dell’anima.
Come può una donna, inseguita,
dalla battente pioggia,
trovare cinque minuti di lussureggiante felicità
al cospetto di un a natura ingrata e impazzita?
Dov’è finita la bella giornata?
Quando prevedere con uno strano coraggio
misto a follia la speranza.
Effetto serra e temporali convettivi
bombe d’acqua, tornado, monsoni e siccità
onde anomale.
Via al mare con uno zainetto,
ora in febbraio
infradito costume e maglietta.
La bella giornata
Ed io che sono stanco,
non capisco
e prego Dio…
Tu che mi prendi il volto
tra le mani e dici:
” Son contenta che hai mangiato,
buona notte amore mio “.
Disegno con le dita
Scaglie di memorie
Mentre il vento
Rende elastiche
Quelle nuvole graffiate di sorrisi
Disegno con le dita unte
L’indice di rosso
Memore dell’ardore che rispecchio negli spazi altrui.
Il medio di verde
Per il dolore allo stomaco che mi prende quando non riesco…
L’anulare di marrone
Come i mattoni posati nel lego che mi costruisco.
Il mignolo di giallo
Per colorare il sole che sorge sempre in mezzo ai monti.
E, il pollice di nero
Sulle gote… a ricordar del guerriero in me innato.
Mentre i miei occhi sognano ciò che mani non sono in grado
L’eterna diatriba del vento che muove il tutto…
Quando abbattemmo quel muro, che anni prima, mia nonna fece innalzare in cantina, il mio sguardo sapeva già dove dirigersi: verso il focolare.
Lì andavamo, io e il nonno. Lui, munito di cartine e tabacco, io del mio “Piccolo Zingarelli” (Lire 1000).
Frequentavo la IV elementare e andammo a comprarlo insieme alla cartoleria.
Strada facendo, al ritorno, forse per giustificare il prezzo, gli feci una proposta: ogni pomeriggio gli avrei letto il significato delle parole che lui avrebbe scelto a caso. Accettò. Ne fui felicissima, anche perché cominciavo a stancarmi di leggere quasi ogni giorno i bugiardini per la nonna, dei quali, a parte la posologia non ci capivo nulla.
Accendeva il fuoco, preparava la sigaretta, sceglieva le parole, leggevo le definizioni. Lui fiero di me. Io fiera di me.
Quando un paio d’anni dopo, il nonno morì, nascosi il vocabolario in un angolo del focolare che nessuno avrebbe più acceso. In quella casa ci tornavo ormai solo per le vacanze ed ogni volta, per anni, rinnovavo il nostro rituale. Fino a a quando…
Il micro tragicomico ” Muro di Berlino” della mia famiglia era ormai crollato e lui era lì, con i puntini accanto a tutti le parole lette durante quei pomeriggi.
…Rivestirti coi fili d’argento di ragnatela intessuta di fiati e respiri, coprirti dell’alito caldo di una sera d’estate e di brina lucente ché basta un sospiro a far correre via… Regalarti un sorriso che ti scaldi e ti accenda come un sole o una stella o un’aurora rubata a una fiaba. E nel quieto silenzio, restare lì muti a specchiarsi, incantati e sedotti dal magico incanto degli occhi…
Lasciano odore di zucchero caramellato
i tuoi baci,
sono fremiti di velluto broccato
le tue carezze,
un inconfondibile odore di mirto selvatico
emana dal tuo corpo nudo,
delicate note di musica classica accompagnano
i tuoi gesti.
Le tue labbra,
voglio le tue labbra
e mille baci ancora.
Nata in provincia di Lecce il 23 Marzo del 1964, insieme alla Nutella per intenderci, sposata da 28 anni, sempre con lo stesso marito sant’ uomo. Mi è stato negato il dono della maternità ma ho dei nipoti fantastici che quotidianamente con la loro presenza colmando questo vuoto. Autodidatta in tutto, mai conseguito un titolo di studio, la mia scuola è stata la vita che mi ha insegnato tanto, forse troppo.
Scrivo, scrivo da sempre e dappertutto… prendo dalla strada le parole, i sorrisi, gli sguardi e le trasformo in emozioni.
L’inutile sfera nel cielo non riscalda più il cuore ibernato,
le stelle a la luna sono pallidi puntini nell’oscurità dell’anima
Vago solitario tra le persone indifferenti al mio lacerante dolore
Nei giorni dell’addio accumulo stalagmiti di ricordi infelici
di foto inutili che cesellano impietosi brandelli di passione
nel cuore ormai distrutto. Mi abbandono all’inedia attendendo
un ritorno impossibile ora che altri cuori ti riscaldano e altre voci
parlano alla tua anima: spregio me stesso per l’inutilità del mio ego
che affonda con il doloroso peso dei rimpianti.
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