Quando abbattemmo quel muro, che anni prima, mia nonna fece innalzare in cantina, il mio sguardo sapeva già dove dirigersi: verso il focolare.
Lì andavamo, io e il nonno. Lui, munito di cartine e tabacco, io del mio “Piccolo Zingarelli” (Lire 1000).
Frequentavo la IV elementare e andammo a comprarlo insieme alla cartoleria.
Strada facendo, al ritorno, forse per giustificare il prezzo, gli feci una proposta: ogni pomeriggio gli avrei letto il significato delle parole che lui avrebbe scelto a caso. Accettò. Ne fui felicissima, anche perché cominciavo a stancarmi di leggere quasi ogni giorno i bugiardini per la nonna, dei quali, a parte la posologia non ci capivo nulla.
Accendeva il fuoco, preparava la sigaretta, sceglieva le parole, leggevo le definizioni. Lui fiero di me. Io fiera di me.
Quando un paio d’anni dopo, il nonno morì, nascosi il vocabolario in un angolo del focolare che nessuno avrebbe più acceso. In quella casa ci tornavo ormai solo per le vacanze ed ogni volta, per anni, rinnovavo il nostro rituale. Fino a a quando…
Il micro tragicomico ” Muro di Berlino” della mia famiglia era ormai crollato e lui era lì, con i puntini accanto a tutti le parole lette durante quei pomeriggi.
…Rivestirti coi fili d’argento di ragnatela intessuta di fiati e respiri, coprirti dell’alito caldo di una sera d’estate e di brina lucente ché basta un sospiro a far correre via… Regalarti un sorriso che ti scaldi e ti accenda come un sole o una stella o un’aurora rubata a una fiaba. E nel quieto silenzio, restare lì muti a specchiarsi, incantati e sedotti dal magico incanto degli occhi…
Lasciano odore di zucchero caramellato
i tuoi baci,
sono fremiti di velluto broccato
le tue carezze,
un inconfondibile odore di mirto selvatico
emana dal tuo corpo nudo,
delicate note di musica classica accompagnano
i tuoi gesti.
Le tue labbra,
voglio le tue labbra
e mille baci ancora.
Nata in provincia di Lecce il 23 Marzo del 1964, insieme alla Nutella per intenderci, sposata da 28 anni, sempre con lo stesso marito sant’ uomo. Mi è stato negato il dono della maternità ma ho dei nipoti fantastici che quotidianamente con la loro presenza colmando questo vuoto. Autodidatta in tutto, mai conseguito un titolo di studio, la mia scuola è stata la vita che mi ha insegnato tanto, forse troppo.
Scrivo, scrivo da sempre e dappertutto… prendo dalla strada le parole, i sorrisi, gli sguardi e le trasformo in emozioni.
L’inutile sfera nel cielo non riscalda più il cuore ibernato,
le stelle a la luna sono pallidi puntini nell’oscurità dell’anima
Vago solitario tra le persone indifferenti al mio lacerante dolore
Nei giorni dell’addio accumulo stalagmiti di ricordi infelici
di foto inutili che cesellano impietosi brandelli di passione
nel cuore ormai distrutto. Mi abbandono all’inedia attendendo
un ritorno impossibile ora che altri cuori ti riscaldano e altre voci
parlano alla tua anima: spregio me stesso per l’inutilità del mio ego
che affonda con il doloroso peso dei rimpianti.
Nato a Firenze nel 1948, insegnante prossimo alla
pensione, sposato con prole.
In tarda età, attenuandosi la certezza e la
fiducia negli studi intrapresi, ha scoperto e coltivato la passione per la poesia, vergando geroglifici che misteriosamente riscuotono
l’interesse delle persone; speriamo che questa vena non si esaurisca.
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