Suonò la sveglia, come tutte le mattine. Pigramente aprì gli occhi e subito vide le cifre sfocate della radiosveglia: le 5,30!!
«Che palle!» sbuffò.
Contemporaneamente sentì il cinguettio degli uccelli che cominciavano a lasciare il loro dormitorio: tre splendidi cipressi che svettavano nel suo giardino.
«Che palle!» sbuffò di nuovo, mentre si avviava in bagno sbadigliando.
«Che avranno da cantare così presto?».
Ecco, tutte le mattine sempre la stessa storia, almeno finché non consumava la sua colazione: sì, era scorbutica finché non mangiava; colazione dolce però, biscotti al cioccolato e cappuccino bollente!
Si avviò in cucina e, mentre metteva la moka sul gas, buttò distrattamente uno sguardo fuori, sul balcone.
Di colpo la sua espressione cambiò, ma che dico? Il suo umore cambiò. Sì, perché la ringhiera era piena di rondini.
Alzò lo sguardo, anche i cavi elettrici ne erano pieni; e anche il filo del telefono, sì, proprio quello laggiù, in mezzo al campo! Rondini ovunque, belle, col loro frac nero e la camicia bianca, eleganti, nel loro andare e tornare, cercando il posto dove costruire il nido.
E lei si ricordò con un sorriso, che sicuramente qualche nido lo avrebbe ospitato il suo sottotetto, come tutti gli anni. Sorridendo sempre più, pensò che anche quell’anno avrebbe sentito il pigolio dei piccoli, che col becco spalancato, aspettavano il cibo. Avrebbe visto quando, lasciato il nido, si sarebbero lanciati nel loro primo volo incerto! Tutto questo le piaceva, non tanto perché era tornata la primavera, quella torna sempre.
Non solo perché c’erano le rondini, anche quelle prima o poi tornano.
Le piaceva pensare che c’è continuità, c’è vita. Perché quella non è scontata.
È un dono, è amore!
Io sì che amo la vita!
Voglio viverla adesso
dentro i tuoi sorrisi
nel vento della sera
nel bacio di un’alba
nel sogno di un momento
facendomi forte
della gioia
che ho dentro
del sentimento
denso
che ci lega
Prendiamoci per mano
e facciamo un girotondo intorno alla vita,
mettiamoci dentro solo i nostri sensi,
coltiviamo fiori profumati
per inebriare l’olfatto,
liberiamo farfalle colorate
per rallegrare la vista,
ascoltiamo musica in sottofondo
per appagare l’udito,
scambiamoci carezze sul cuore
per soddisfare il tatto
e baci d’amore
per appagare il gusto!
Rosso annacquato
Un rivolo quasi dolce scivola dalle tue labbra. Appoggiate sul tuo viso come un soprammobile.
Ti guardo. Mi guardi, vitreo. Se mi ricordo che non vivi più, rischio un’apnea incontrollata.
E invece immagino. Ho una favolosa immaginazione. Lo sai… Mi muovo più velocemente
della mia paura di consapevolezza. Ma osservo la scena. Incantata.
Sei stesa, in un riposo assoluto e silenzioso, su un tappeto di legno che ha segni di scelte recenti. Indossi dei fuseaux che risaltano le forme spigolose che ti appartengono.
La canotta morbida resta un poco in ombra per troppo pudore.
Tu sei un vulcano di energia ma resti, nella corteccia, una timida sirena. Scalza. Come sempre. Per il tuo insaziabile desiderio di contatto.
Mi sorprende il polso sinistro. Un nuovo braccialetto. Azzurro, come gli occhi del cielo che sogni. Intrecciato accuratamente.
Minuziosa coltivatrice di attenzioni, sorprendo il dito ammaccato. Ma soprattutto il delfino che naviga nello stesso polso, appare disordinato. Disorientato…
In fretta persevero. E accolgo nuovi pensieri. In una lavagna che continua a restare vuota. O ad avere solo… scarabocchi. Scoloriti.
Se mi guardo attorno, tutto è un tiepido acquerello. Come la tua vita… Ti vedo. Ora. Riconosco tutto di te. Sei la vita che voglio trattenere. Lasciarti – dicono – è d’uopo.
Mi accorgo ora che non amo i cambi di stagione. Né tantomeno le disgiunzioni.
Nonostante il segno.
Farò un collage.
Io vivo come fossi primavera
Ho un sole tutto mio
che brilla negli occhi limpidi di una figlia…
che riscalda nel sorriso complice di suo fratello…
che profuma di famiglia e di emozioni uniche.
Ho un giardino tutto mio:
allegro di schiamazzi di bambini con lo zaino…
dove coltivo sogni e fantasia…
che sbocciano insieme alla cultura…
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