Il suo cuore, un labirinto. Sa come entrarci. Sa come uscirci. Come filo d’Anima.
Cuore scaccia cuore
Era un 9 marzo, Lei, la sua donna, con una scusa banale, lo mollò.
Il tempo scorreva… 10 marzo, 11 marzo, 12 marzo…
Avrebbe strappato tutti i calendari dai muri.
I giorni assomigliavano a quella strana storia delle gocce azzurre che cadono in assenza di nuvole
finché non toccano terra.
La nuda terra.
E la baciano, con quel buon sapore di anice.
L’anno era la sua ottimistica misura.
Non conosceva la parola discontinuità.
Come divina legge.
Come nel giro intorno al Sole in 365 giorni,
giunse a rincontrare l’amore.
Era l’8 marzo.
Quello della Festa della Gonna
con una Donna dentro.
Un terremoto nel cuore e la biblioteca della testa crollò ed io perdetti il senno
Immaginate: una biblioteca con gli scaffali pieni di libri , tutti ordinati per titoli, autori, argomenti. Bei volumi antichi e nuovi , tutti rilegati in marocchino, con lettere in oro.
Un volume per ogni giorno, tutti i ricordi ordinati.
Immaginate di udire un boato, un tremore sotto i piedi e tutto comincia a sussultare e ondulare; iniziano a cadere i volumi, e di scaffali non ne resta in piedi uno.
Dalle finestre divelte e dalle vetrate rotte entra un vento violento misto ad acqua, un turbine che mischia tutto, squinterna i libri e i fogli volano, si mischiano come foglie secche di alberi caduti.
Questo era il mio cervello.
Tutto si mischia, i ricordi, le memorie, le esperienze, tutta la mia vita sconvolta; dove c’era un senso ora c’è il caos.
Amori che si mischiano, ricordi di amanti, giorni di gioia con quelli di dolore.
Ed ora come faccio a ricordare o dimenticare, chi , dove , quando.
Questo è il dramma.
Il dottore dice che si tratta di uno shock post traumatico, ma io non ricordo nessun trauma.
Se ci penso un poco, l’ultimo ricordo coerente fu… il terremoto?
No, fu lei, fu quando la vidi, quando sorrise, quando incrociammo lo sguardo, e ascoltai la sua voce.
Il terremoto iniziò nel cuore.
Conosco di me le impronte confuse lasciate sulla sabbia,
il mio insistente sfidare le nubi.
La voce dentro
Il nascondermi dietro uno stelo d’erba, il chiudere gli occhi, per ritrovarmi in mondi esotici profumati di ambra e mirra… Donna matura, ora mi colgono silenziose sensazioni di pena, avrei potuto danzare la vita a ritmo dell’incessante palpito delle onde, sentire sulla pelle calda il gusto del sale… Ora aspetto, nuda, il sorgere luminoso della Luna.
Orgoglioso Licenzioso Vezzoso Spocchioso Irriguardoso Ozioso Tumultuoso
Speranzoso Voluttuoso Tormentoso Goloso Premuroso Rigoroso Ingegnoso Nebuloso…
Alambiccatomi il cervello raccolsi nelle mani unite un fiore peccaminoso dalla natura selvaggia
Dalla terra alle labbra voluttuose furono 127 centimetri di scalata
Spigoli di roccia conficcati nella carne
Lacero e sanguinato muovevo sinuoso contro le forze gravitazionali le rughe e i chili
golosità infinita dileggio alla salute
Dritta e liscia come la croce ella attendeva Giovane
Pura
Innocente
Odori acidi
Prurigini
Sensi
Voluttosi i desideri sognati e cullati
Morsi ai polsi con un toulle di seta strozzanti e singhiozzanti gli occhi
Nel silenzio respirano le passioni inconfessabili
Una sola rosa rossa per adornare le sue labbra
Bocciuoli e parole… sussurrate… da custodire dentro
Le dita sottili e melliflue di Woland diedero vita al suo roseto…
“Non penso molto a me stesso e vivo la mia vita in un dualismo continuo”
Quel pomeriggio decisi di andare alla milonga pomeridiana. Non immaginavo che ci fosse così tanta gente.
Incontrai Marlene e con lei iniziai una tanda.
Il tango argentino è un ballo straordinario dove l’abbraccio è un elemento chiave. Senti pulsare il cuore della tua compagna occasionale e riesci a vivere le sue emozioni ascoltando i suoi battiti, che salgono su nella tua gabbia toracica, sulle note della musica tanghera.
Nel tango non puoi pensare molto a te, vivi in quel momento solo per lei, per sentire lei , per guidare lei.
Gli errori posso essere fatali e in un’attimo distruggi un momento unico, irripetibile, dove le due entità, molte volte sconosciute tra loro, vivono una simbiosi osmotica di profumi,calore,sensualità,tenerezza e perché no, di amore.
Vivendo queste emozioni cercavo freneticamente quanti più abbracci possibili pensando di riempire il vuoto con sensazioni occasionali.
Marlene era la migliore, la sua leggerezza dava all’abbraccio, una ragione in più per cercarla.
Con lei non si ballava ma ci di fondeva. Con gli occhi socchiusi ti respirava sul collo e con la musica milonghera mi lasciavo andare abbandonando quel rigido protocollo di attenzione solo per lei. Conoscevo i suoi passi e sapevo che difficilmente avrebbe sbagliato e questo mi consentiva si perdere la rigidità del ruolo e farmi abbandonare tra le sue braccia volando sulle note del tango.
“Sognavo qualcuno che mi somigliasse. C’erano solo i tempi sbagliati. Io tornavo, lui partiva”
Elena Grimaldi
“Ho scommesso sull’anima. Espio la mia colpa nel girone delle parole perdute negli sguardi.”
Marco Sabatini
Tra luna e marea
Ci si saluta sull’uscio di casa.
Ogni sera infilo nella sua cassetta della posta una poesia, senza firmarmi. E ogni mattina ne trovo una nella mia, scritta su pezzi di carta qualsiasi, su pagine di quaderno o fogli recuperati al volo, perché la necessità di donare emozioni non segue righe. Le conservo tutte, aspettando uno sguardo diverso che mi faccia smettere di tagliare le stelle con le dita ogni notte che verrà. Albeggia. Il primo pensiero è per lei, per le sue parole che disegnano immagini, per quelle immagini che sfuggono alle parole che le esprimono, occupando con precisione un posto nel piccolo cosmo che è solo nostro. Metto a fare il caffè mentre prendo la penna. E’ facile scrivere di lei: chiudo gli occhi e lascio che la mano corra alle curve del viso, a rubare i suoni inutili e rotondi delle vocali, e che la memoria recuperi dagli occhi i suoni delle consonanti pure, che al tutto danno un senso duro e definito. Il caffè è pronto e anche io lo sono. Nella cassetta della posta una nuova lettera. Stesso profumo, stessa calligrafia. Il fluire delle parole è un fiume che forza nuovi argini, che tenta nuove vie per tuffarsi in un mare che appare ancora così lontano. La ripiego e al suo posto metto la mia. Parole disomogenee eppure simili alle sue, come asimmetrici coriandoli di stelle per la nuova notte che verrà.
Primo classificato alla Sintogara "Conosco di me ciò che so di te - Aperture a confronto"
Eccomi, mi presento: introverso, ironico, inconcludente, instabile , infausto, invidioso, insomma insomma: irrimediabilmente pigro, irresistibilmente leggero.
La domanda è: cosa so dell’amore?
Troppo impegnativo, vero? Mi limito: cosa so del sesso? Comincio a curiosare in casa d’altri.
Mi sono sempre domandato perché due tra i maggiori intellettuali europei del secolo scorso, Pier Paolo Pasolini e Michel Foucault, abbiano sentito la necessità, ad un certo punto della loro esistenza, di frequentare bassifondi, bordelli, ragazzi e ragazze di vita. Anche in Georges Simenon, il bisogno di sesso era irrefrenabile: numerosissime le scappatelle extraconiugali, curiosamente, all’opposto del suo Commissario Maigret.
In casa mia, ho poco da dire… ricordo solo che lo strizzacervelli mi rompeva i marroni chiedendomi quali fossero le mie fantasie sessuali, visto che scopavo poco. Ritornando alla domanda, tento di dare una risposta (scusate l’accostamento con Marzullo): il sesso nelle modalità del come, dove, quando, con chi e con che cosa, è una delle vie maestre nella conoscenza di sé. Di quella parte di me, oscura, che la ragione non vuole ammettere, accettare, che disgusta e fa orrore: mi riferisco all’aggressività, all’egoismo, al desiderio di dominio sull’altro. A quella parte di me, simile all’animale, alla bestia. “Noblesse oblige”, citare il nostro Rocco nazionale, che della pratica del sesso ne ha fatto una professione. E allora? Allora la similitudine con i Maestri citati non regge, la mia risposta idem ed i conti non mi tornano più… Sapete che vi dico? Evviva Pessoa! Evviva il vino portoghese! Abbasso Freud! Abbasso il sesso borghese!
Io sono una bella rosa gialla, ma se mi togli le spine divento una rosolida
La mutazione
Una rosa sta bene in qualunque ambiente, portando la sua bellezza e il suo profumo, ma è bella e preziosa anche per le sue spine, che evitano ad uno stolto che la colga solo per il piacere di farlo. Toglile le spine e sarà alla mercè di tutti, ma sarà essa stessa a trasformarsi in una splendida e virtuosa “rosolida” pronta a divorare tutti quelli che le faranno ancora del male.
“Mi piace la solarità delle mie notti. Adoro essere la custode unica delle mie passioni”
Come farfalla
Vivo tra prati e colline,
in un andirivieni di allegri deserti
e tristi sorrisi
nel mio dolente cuore affamato d’amore.
Recito la mia vita come
Una farfalla silenziosa.
Non ho sogni perduti.
La rumorosa solitudine
È la mia compagna preziosa.
Apro il mio scrigno dei sogni
Vedo brillar tutti i miei raggi di luna.
Sono la signora dei miei pensieri.
Sono l’amante della notte e della perduta innocenza.
Custodisco i miei giorni
E sfoglio le pagine del tempo che passa,
ne faccio un fascio d’amore
per donarlo al mondo che nasce!
“Tutto e niente in continua evoluzione. A volte creta altre cretina ma sempre me stessa”
Lo spettacolo spettacolare
«Spinga, spinga, signora spinga!».
Con quelle spinte e un pianto inizio il mio spettacolo, il mio atto unico in questo Teatro, sipariooo: inizia la vita.
Tutti in scena !! Attori e attrici si affacciano sul palco dicono di essere la mia famiglia !! Ma quanti siete ??? Avanti gli altri ! Chi siete voi ?? Amici ?? Così pochi ?? Ah siete pochi ma buoni !!! Questa me la devo scrivere per quando saprò capire se quel che dite è vero.
Per esperienza so che uno spettacolo per essere bello ed entusiasmante ha bisogno di colpi di scena, di patos, di intrighi, di risate e lacrime, di un lieto fine degno di essere chiamato tale. Beh su quello spero di dirvi qualcosa tra una sessantina d’anni ancora. Abbiate pazienza ma ho un progetto di Eternità in mente.
I colpi di scena nel mio spettacolo sono addirittura inflazionati, come le lacrime, come gli intrighi.
Dovrò costruire delle rotatorie nella mia vita per far scorrere di più il traffico perché non si creino file di intrighi rispetto alle lacrime o ai colpi di scena. Chissà se l’Europa mi sovvenzionerà in questo progetto ??
Una voce dal pubblico reclama: e i sorrisi ??? Dacci i sorrisi, facce ride !!!
Quanti ne volete ??? Un Kg, due kg ?? Quanti ??? Né ho da sempre, né ho tanti quante le lacrime forse ancora di più. Li uso tutti i giorni, per me e per gli altri. Anzi ad esser sincera più per gli altri che per me.
Ancora brusio tra gli attori, tra il pubblico allora intervengo – Cosa c’è ?? Quale problema avete adesso ???
Non vi piace questo spettacolo ???
Una voce da dietro le quinte: dov’è finito l’amore ??? Tra gli oggetti di scena non c’è !!!
Ma no, guardate meglio, non può mancare l’amore, lui è ovunque, si sarà nascosto per farci uno scherzo. Via via non disperate vedrete che quando meno ce lo aspettiamo salterà fuori.
Scusate, stavamo parlando di sorrisi ??? Ah si quelli !! Devo farmi un appunto scusate ancora ma se non me le scrivo queste cose poi me le dimentico: sorridere di più a me stessa. Ecco fatto !!! Non è facile tenersi a mente tutte queste cose.
Andiamo avanti con le scene, per favore !!! Qui c’è una vita da mettere in scena, non possiamo perderla questa occasione.
Interno crepuscolo!
Ci siamo è il giorno della prima.
Tutto sembra a posto e…..SU IL SIPARIOOOOOO!
«Spinga, spinga, signora spinga!»
Sono circa 58 anni che questo spettacolo si replica e ogni replica è sempre diversa dall’altra. Cambiano attori, comparse, scenari. L’unica a cambiare pur rimanendo la stessa è l’attrice protagonista, anche il regista, però. Il copione è già scritto e anche la fine ma non possono essere svelati altrimenti fine dello spettacolo, del divertimento.
Ed io a quel punto non avrei più senso di esistere
Applausi! Grazie a tutti di aver partecipato numerosi, come sempre e, vi aspetto numerosi alla prossima replica, domani, lo spero vivamente…
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