La stagione moriva dolcemente ed io mi lasciavo cullare dal fresco venticello di quel fine settembre mentre il sole calava verso ovest. Ero rimasta seduta sotto il portico a dondolarmi immaginando di essere il pendolo di un orologio. Come una bambina, ignara del trascorrere del tempo, non riuscivo a staccarmi da quel gioco. Avrei aspettato che le ombre scomparissero con la luce del giorno per alzarmi e non vedere più la mia. Sarei entrata in casa senza accendere le luci. Intanto pensavo al corso delle stagioni che ciclicamente esordiscono prepotenti provocando improvvisi mutamenti nel clima; all’ effetto malinconico che fanno, invece, dentro di noi, quando vanno via; ai cambiamenti che avvengono nelle cose, nella nostra vita e al tempo che non cambia se’ stesso e ci ricorda che il cambiamento ciclico è un mutevole inganno che ci tiene legati qui, alla terra, indissolubilmente.
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