Le parole non sono mai servite per davvero.
Loro vivevano fiutandosi, certo non servendosi dei loro nasi, si percepivano con l’olfatto dell’anima.
Ancor prima che il volto di lui o di lei assumesse un’espressione, l’altro la presagiva, la nutriva, la chiamava ad esistenza; sicché una smorfia di risentimento, un sopracciglio pinzato o la tensione di labbra voluttuose, quando affioravano sui loro visi, erano solo la conferma degli umori che li avevano concepiti.
Tutto questo appariva leggero, dava quasi l’impressione di osservare una trama invisibile appena intessuta.
Emozioni tenute insieme da sottilissimi fili brillanti.
Ecco, la loro vita era così, una concretezza che si liberava dai cascami della realtà per indulgere verso spazi evanescenti.
Semplicemente, si amavano.
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