Eccomi qua
Aspetto con pazienza
Mi è capitato tante volte
Ma io…
Aspetto
I morsi fanno male
Molto male
Lei non fa sconti
Stringe
Senza apparente pietà
Ma la ferita dura poco
Il tempo di una lacrima
E poi?
Dimentico il dolore
Sono pronta
Eccomi qui!
Aspetto
Con il sorriso
Di chi non ricorda.
Di una bimba con le ginocchia sbucciate
che male non sentiva
Perché ad alzarla lui non c’ era
Di una bimba con la testa arruffata
Ma pettinarsi non voleva
Perché ad accarezzarla lui non c’ era
Di una bimba senza quaderni
Perché riempire non sapeva
e più promesse non voleva.
Muoveva le mani con grazia,
Francesca amava prendere il vento,
era una ragazza bellissima,
capelli lunghi neri,
occhi scuri, dolce sorriso.
Mare d’inverno,cielo grigio,
piedi nudi cercavano giochi.
Un padre seduto in riva al mare,occhi forti,mani a proteggerla.
Francesca era chiusa nel suo autismo,
Francesca era libera nel suo vento.
Me ne accorgevo negli occhi di mio figlio,
quando la sera mi sorrideva piano.
Leggevo amore e tenerezza,
opacizzata da mani
sempre troppo piccole
per accarezzare.
Soffiavo nei vetri vuoti
che erano a rendere.
Sniffavo i profumi di un alba
che mi moriva tra gli occhi.
Reggevo la linea del parallelo
in perfetto equilibrio.
Calava anche la luna nel mio abisso.
Sfiorivano i narcisi raccolti primavere avanti.
Ora avevo radici da proteggere.
E petali da spargere nelle ore.
La pioggia non ha retto,
io guardo finalmente il cielo terso.
Le nuvole sono in viaggio altrove,
l’aria si è fatta ferma e
tiepida la terra sa di erba.
Di nuovo prorompente è primavera.
E ora che si fa sera
dalla collina sfumano
le luci morendo dolcemente
verso il mare
e allora prepotente dentro sale la voglia
di ritornare ad amare.
I poeti son bugiardi,
rubano primavere.
Respirano tramonti,
fumando giorni interi.
Non amano che lucciole,
nei giardini del pensiero,
e dondolano su amache
sospese tra secche dune.
Non conoscono il tempo,
ingoiano notti, per non perderne
il sapore, e sono felici,
solo con il loro dolore.
In quell’ angolo della sera
Capriccio delle stelle
Nell’incrocio d’una ruga
Sensibilità del nervo
che porta piacere
Fatti dare un morso
nella voglia di te che mi assale
senza paura del domani,
dono in un racconto di fiabe.
Fatti dare un morso,
nello sfiorar le labbra
dove il grano prende il suo profumo
Leggero e delicato, forte ed insano.
Fatti dare un morso,
leccandoti il cuore,
nel “ti amo” del mattino.
Un circo di vita, solo per gioco, solo per l’effimero.
Fatti dare un morso,
mentre mi fai l’amore,
tra la folla urlante di poesia.
Ti prego, dammi un morso… che dopo tante cazzate,
posso anche svegliarmi.
Nata in una cittadella della provincia di Bari, feci i miei primi mille km a cinque mesi per raggiungere la mia città adottiva: la mia adorata Torino, la gran madre che mi ha vista crescere e diplomarmi nel più prestigioso istituto tecnico della città. Ho un cuore granata e la fierezza di un toro.
Mi piace leggere, scrivere, nuotare e cucinare.
Odiata, amata, per la mia franchezza e lo sbattere in faccia verità anche scomode.
Tuttavia la terra natia urlava forte e attualmente risiedo in Puglia.
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