Guardo spesso dietro i vetri opachi
Poco scorge il mio lento sguardo
Scuoto il capo ed il pensier attardo
A quei giorni, oramai già vaghi
Quando il mondo trattenevo in mano
E di quel regno, eri la regina
Occhi chiusi come Rosaspina
Io bramavo il tuo corpo sano
Ogni giorno compio gesti uguali
Conto i passi dal divano al letto
Canto storie, che vengono dal mare
Maledico ore, giorni, natali
Piango tranquillo, non ho nessun rispetto
Per quell’uomo, che non seppe amare.
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