Echi di un addio
pronunciato prima di dirsi : Ti amo.
Arredando istanti,
scomodiamo il destino
per accomodarci in noi.
Abitiamoci.
In amore vince chi… lo fa
Siamo aria da respirare
e vita da vivere…
piedi per terra,
ma scalzi,
come il cuore
a sentire ogni passo,
a sentire ogni palpito…
Fermiamo il tempo in un’ emozione
Non serve un quando,
un dove
o un perché
se abbiamo con chi sbagliare.
E saremo siepe di parole
da sfrondare.
Radici e gemme.
Salgo trepidante su un treno
È un’avventura
Ne intravedo i pericoli
Ma il richiamo è irresistibile
Mi siedo in disparte
In grembo un foglietto stropicciato
Impresso con inchiostro simpatico
un vago appuntamento
Si parte ed attendo
Ad ogni fermata guardo fuori
Intravedo solo ombre
Che non salgono mai
Pur se in attesa
Pian piano mi guardo attorno
Accolgo nei miei pensieri
Compagni di viaggio inaspettati
Osservo fuori dal finestrino
Mi sembra di aver visto già tutto
Ma in qualche modo è diverso
Ha nuovi colori e nuove forme
Finalmente mi rilasso e capisco
Il viaggio non si concluderà
Non aspetterò più ombre
Ma soltanto la mia rinascita
48 anni, moglie madre ma soprattutto donna, romana de Roma. Vivo la vita come una continua battaglia da affrontare con coraggio, azione e ….. un pizzico di dolcezza e amore, spesso senza considerare i miei limiti. Cado e mi rialzo. Sarà che sono stata forgiata nel dolore di una famiglia problematica e difficile. Posso dire di essere fuoco ma di tenere la fiamma bassa per non bruciarmi o bruciare i miei simili che rispetto con umiltà. Amo con intensità e passione e cerco di non odiare perché fa male da morire. Ho bisogno di stimoli nuovi altrimenti mi annoio e mi deprimo. In fondo un’anima inquieta e complessa ma socievole, fin troppo sensibile ed empatica. Amo la natura e gli animali a cui avrei voluto dedicare i miei studi e il lavoro, così non è stato e allora ne ho fatto degli hobbies. La lettura, mia grande passione ….. La scrittura, mio grande timore. Ora, ne ho scoperto il potere catartico e curativo. Mi piacerebbe saper scrivere ….. semplicemente racconto quello che sento nel cuore e vibra nell’anima.
Si perse tra la camera da letto e il bagno, prima della porta che s’infilava dritta proprio in cucina.
Di colpo non c’era più e non sapeva chi chiamare né cosa dire: “Chi l’ha visto”..o il “113” o “Telefono…” già, ma di che colore….
Non più muri, pareti, soffitto e neppure il maledetto trumò cacciato
nel mezzo dell’ingresso, dove ogni volta andava a ‘sbattere’ imprecando: più nulla intorno, solo un girgio baluginare informe e un fastidioso ronzio alle orecchie.
Non era ‘attrezzato’ per perdersi, così in slip e maglietta e per giunta spettinato; neppure il suo PC o il cellulare dietro, nessuna frase celebre da pronunciare per l’evenienza.
No, non sarebbe stato bello come epitaffio, sapersi scritto “Si perse nell’ingresso di casa sua, verso le cinque di mattina, mentre andava a far “pipì”… immaginate la figura…
Si ritrovò trent’anni dopo e stava proprio su quel trumò: era ficcato dentro ad una bella foto, con la cornice argentata ed uno stupido sorriso stampato in faccia, E lì, non aveva più nessuna fretta e non si sarebbe perso più. Di rado ai “fotoritratti”, succedeva di dover andare a far pipì….
Notte insonne. Mi alzo. Bevo. Anima inquieta giro per casa.
È quasi giorno. Dalla finestra entra una luce pura, quasi mistica. Ti vedo supino attorcigliato tra le lenzuola. Ti osservo. Il tuo respiro è calmo, lieve. La tua pelle liscia e di velluto. I tuo muscoli scolpiti e tonici. Ti scopro leggermente. Ti annuso. Sai di buono. Fatti dare un morso.
…Sì, da una vita mi conosco e mi conoscono così: da quel mezzogiorno – suonavano le campane – di un lontano novembre di tanti anni fa, in una viuzza del centro di Reggio Emilia.E da allora sono qua, trapiantato bambino a Forlì, cesenate adottivo da trent’anni, ingegnere informatico per caso ( IBM prima, Electrolux poi), sedicente scribacchino per gioco; giusto e sbagliato, principiante e apprendista, distratto e curioso: curioso di vedere “l’effetto che fa” queste cose scritte da me, scritte per me, per dirmi e spiegarmi ragioni, motivi, perchè…
Messi un attimo da parte schemi e diagrammi, algoritmi e matematica, qui, a ricercarmi spiragli di sogno, ricordi, rimpianti, invenzioni, ragioni di vita: a specchiarmi negli altri, per vedermici riflesso all’indietro, mille e mille volte. E per sempre.
Coriandoli fuori stagione
si appoggiano al suolo
ondeggiando nell’aria
lievi e quasi impalpabili.
Spogliano alberi
rivelando la loro essenza
in nudità invidiate
dallo sguardo di un uomo
avvolto da foglie
che pudore e giudizi
gli hanno incollato addosso.
Nel mezzo di un colpo di vento
rimane sorpreso
nel vedere volare
ingombrante vestito
e scoprendo la sua anima
nuda ancor più bella…
Il demone che mi striscia dentro
trastulla l’anima mia
provoca i mie sensi
nuoce ai miei pensieri
ora neri…
mi rende fragile
richiamo il suo
fonte dell’infimo desiderio
ora vero…
dal suo abbraccio in volo
non ho paura di cadere
poiché sotto c’è sol fuoco
son fuoco…
e nel fuoco
il fuoco non può bruciare.
Eccomi qua
Aspetto con pazienza
Mi è capitato tante volte
Ma io…
Aspetto
I morsi fanno male
Molto male
Lei non fa sconti
Stringe
Senza apparente pietà
Ma la ferita dura poco
Il tempo di una lacrima
E poi?
Dimentico il dolore
Sono pronta
Eccomi qui!
Aspetto
Con il sorriso
Di chi non ricorda.
Di una bimba con le ginocchia sbucciate
che male non sentiva
Perché ad alzarla lui non c’ era
Di una bimba con la testa arruffata
Ma pettinarsi non voleva
Perché ad accarezzarla lui non c’ era
Di una bimba senza quaderni
Perché riempire non sapeva
e più promesse non voleva.
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