Eccomi, sono qui per te.
Sono pronta lucida e consenziente, solo per te.
Dimmi qualcosa di diverso, dimmi del sole e della luna. Raccontami…
E invece no, tu vuoi solo scopare, scopare e scopare.
Mettimi come più ti aggrada, immaginami nelle tue fantasie, quelle sempre uguali,
quelle border-line, dove io sono il mezzo del tuo piacere.
Fallo, ma fai presto, fingi di avere orgasmi e eccitazioni illimitate.
Sono qui, sono la tua donna, toccami di lingua e di mano, accarezza le mie parole sono qui, geisha dei tuoi piaceri.
Continua a masturbarti nel mio pensiero, continua,
a toccare le mie corde, continua,
non hai pensieri, non hai cuore. Continua
e non fermarti, scopami, io sono solo la tua anima stanca.
Sotto certi aspetti Mark si rifaceva a discorsi complessi per farsi ammirare nel suo dolore
In altri semplicemente descriveva le sue emozioni
Giocava con i verbi a volte nascondendosi molto bene
Altre invece usciva fuori tutto il disprezzo per la sua incapacità di superare un momento difficile
Ho il permesso di uscire nei gironi
A curiosar per quello che sarei potuto essere
Nessun dazio a Caronte mentre osservo anime standardizzate
Vago con me stesso in luoghi senza ombra
Riconoscendo colpe negli occhi altrui
Le stesse che fatico a perdonarmi
Sublimi attimi degli amanti che per nome si cercano
Mi sfiorano e ne riconosco lo strazio
Non sono agitato
Continuo il mio curiosar per queste colline
Tra invidia e manie e molto altro
Percorsi familiari che in salita portano a dove sono ora, in cima
A dialogar con la mia coscienza
Nei lunghi passi di un pomeriggio di primavera
do voce a parole, poche, dette piano.
Nei luoghi incoerenti di un sempre
mi guardi .
Pensieri confusi
un filo di voce
la tua bocca mi bacia.
Il cuore è in tumulto
il corpo sussulta.
Profumi di sale, di promesse
e tempeste.
Hai la presa sicura, mi abbracci, io taccio.
Con gli occhi nel sole
la luce ci abbaglia .
Ci ritrova il tempo e
dura ancora un momento.
Tempesta
di neve
che dentro
ti gela
e vuoto
inesauribile
ad accoglierla
pozzo segreto
scavato
con parole
avide
di sensi atavici
e risposte abortite
mai giunte
Germoglio di foglia
di primavera
che cade
quando non deve
Lupi grigi
affamati
di quel che sei
dilaniano
piccole certezze
costruite
con fatica
e pillole
d’ogni colore
che a togliere il nero
non servono
Occhi esperti
di cuori asfittici
a sondare
oceani
che neanche tu sai
Anch’io non so
Ma ti sento
Ad un’amica.
Oltre la morte
É silenzio
d’ovatta
Una coltre di neve
ghiaccio diviene
Son passi lenti
di uomini stanchi
Il buio qui paura non fa
l’anima arpionata
ha trovato nuove ali.
Senza lasciar tracce ora libera va.
Lo sentiva scivolar sulla pelle il desiderio…
carezza ruvida
amor amaro
era il loro attimo
lui gliel’aveva offerto
e lei lo colse
disarmata
in esso si punse
penetrava fin in fondo al cuore
quella diafana, eterea passione
brividi caldi la notte oltre le lenzuola…
il cielo
profondo mare nero
come il suo dolore.
Francesca, 36 anni vissuti troppo in fretta.
Niente diplomi né lauree, a 14 anni ho imparato il mestiere che mi ha reso indipendente, a 15 mi son persa nell’amore per un ragazzo che in breve tempo sarebbe diventato mio marito e padre dei miei quattro figli.
A 16 anni, purtroppo, mi sono ritrovata a lottare contro una malattia, che allora non era considerata tale, che mi stava annientando: l’anoressia.
Nessuno capiva che il problema non era il cibo ma qualcosa che avevo dentro e che, forse, solo ora io so cos’era. Restare incinta a 18 anni della mia prima creatura mi salvò la vita, l’ho sempre pensato. Per lei e con lei son cresciuta, diventata forte e donna.
La scrittura, l’amore fino all’ossessione per le parole, sono entrati a far parte della mia storia solo quando entrai, cinque anni fa, qui dentro, in questo che è per tanti un passatempo, un momento fuori dalla realtà ma nel quale io ho scoperto la vera me che ho all’inizio amato, poi rinnegato e anche detestato.
Leggo tanto, l’ho sempre fatto, leggere mi ha sempre aiutata a uscir fuori dalle stanze sempre troppo strette della mia realtà, amo Isabelle Allende.
La musica per me è Rock, amo le chitarre elettriche dei Guns’n’roses, la voce di Kurt Cobain e Vasco. Sono sfuggente, diffidente ma tenera quando voglio, come i gatti, che adoro e adotto appena posso.
Credo in Dio come essenza della vita, come inizio e mai fine. Amo pregare.
Odio l’ipocrisia e il finto moralismo.
Se un giorno mi passerà la voglia, il bisogno di scrivere sarà solo perché mi sentirò totalmente, davvero felice quindi…mai.
Sono la scala in salita
stretta tra muri compagni
di case affacciate.
Arranca il passo e manca il fiato
in uguale sequenza
accolgo lo sforzo e la sosta.
Ombra che si allunga
e spiraglio di luce più avanti
spingo incito sostengo
e torno in discesa
frenata senza fretta
nella paura del salto.
Sono la scala la salita
la meta e il suo ritorno.
Sono il silenzio necessario
e la parola sovrabbondante
che lo esalta.
Sono la pietra nel gradino
la sua terra verde
di parietaria in festa
e acqua di tetto che scorre
a riparo dal cielo.
Sono uscio paziente
aperto battito consolante
e attesa presenza
sono.
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