Così potente è questo sentimento
che chiudendo gli occhi respiro tutti i fiori
che fioriscono in un solo istante.
L’aria si riempie di un la luce brillante.
Prorompente e inestinguibile
un fuoco cresce dentro di me
Senza confini viaggio con ali nuove
e scopro emozioni vere
in semplici parole e colori.
Sono un poeta che viaggia nel tempo cerco ispirazioni in ogni momento nel canto di violini portati dal vento al colore di una foglia che cade da un ramo leggero, nelle gocce di pioggia riflesse nel vetro o nei silenzi dei miei pensieri. Sono nato in una ridente cittadina del sud Italia, nella di Demetra cullato da vento e accarezzato dal sole. La poesie e la pittura sono me mie più grandi passioni con cui cerco di trasmettere sensazioni, visioni ed emozioni. Forse sono un poeta, forse sono un artista. Forse tutto o forse niente.
Vi lascio questa mia breve biografia che è parte della vita mia.
Napoletana doc, è una donna che ama l’arte in tutte le sue rappresentazioni.
Negli ultimi anni si è dedicata alla poesia ed al teatro, come formule espressive per le sue emozioni.
Si è lanciata in diversi lavori teatrali con soddisfazione, mettendo a punto gli insegnamenti e le tecniche proprie dell’arte recitativa, facendo scorrere la sua personalità e creando personaggi unici e particolari.
Non ha tralasciato la poesia, un fiume in piena che continua a riempire pagine e pagine senza tregua, seppur con lunghe pause meditative che rappresentano la maturazione del vissuto quotidiano e che sfociano in liriche sentite, intense, utilizzando la parola come strumento di comunicazione assoluto.
Si è cimentata anche in piccoli esperimenti di prosa, simpatici e ben riusciti, che hanno ricevuto l’approvazione di maestri di scrittura presso cui ha seguito diversi laboratori.
Ritornando alla poesia, si può affermare che la poesia di Rita è un lungo discorso interiore, che talvolta, enfatizzando il quotidiano, approda a riflessioni sulla vita e sul grande mistero in essa racchiuso.
Appoggiata
alle nuvole,
la piena
meraviglia
visse
istanti.
Di luci
artificiali e neon
che fulminavano,
seppe farne a meno.
Giostrò una mano,
gli occhi seguirono
l’apnea di un sogno.
Mostrò la bocca,
bocca di razza
di riso
andato.
Preferì la dislessia
di un incanto,
chiuso nei palmi
delle mani.
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