L’ ululo del vento che passa tra gli infissi sconnessi
Il rumore degli zoccoli nell’aggirarsi per la gelida stanza
avvolta nella coperta
Lo strascinare della seggiola impagliata sul pavimento di pietra
Il riattizzare del fuoco rimasto sotto la cenere nel caminetto
Il profumo di pino del ciocco di legno
La danza delle ombre alla tenue luce della prima fiamma
Il borbottio della vecchia pentola affumicata
La carezza di quella mano che scompigliava i capelli
Il profumo dei seni
La morbidezza delle anche e il calore dell’inguine
Il sorriso
La luce della fiamma riflessa nei suoi occhi
Ricordi di piccole cose che furono
ricordo di lei.
I profumi del niente
Assolvono
le nostre paure,
barche di carta
alla deriva.
Incespicano
nella tribologia quotidiana.
Fummo quello che
non sognavamo,
fuggendo
meandri pericolosi ed irti.
Abbiamo ancora mani
da stringere ed occhi
da asciugare.
Profumi di nulla,
come acqua che scorre.
Gonne da alzare controvento
e stupidi bisbigli da sussurrare.
Voi, che parlate ancora al cuore,
accarezzate le gambe del domani.
Sarò incolore e indolore,
lascerò scie come barche di carta.
Un bacio
Un singolo bacio
E trovarmi a guardare il cielo
Con archi disegnati dagli occhi
Aveva ragione
Sotto tutta questa pioggia
Non era il migliore
Lamento infinito di corde tese e accordate
Lungo quella strada dove aveva riconosciuto le stagioni
Sguardo determinato
Dentro le distanze
A spiegarti quanto fosse irresistibile
Lui che volare non sapeva
lasciò la sua sciabola per terra..
Un singolo bacio
Un senso
Un singolo senso
Un uomo che odia
Un bambino che piange
Ne aveva abbastanza..
L’uomo nero
Con tutti i torti
Lo giudicavano
Un singolo uomo
Stesso scenario apparente
si mostra all’attenzione
che si riempie di rosso cielo
confondendo alba e tramonto.
Nei ricordi sbiaditi
riecheggiano i suoni
di una terra calpestata
che tra le mani diventa vita.
Si mescolano i sapori
di vino e olio
che sapienti mani di nonni
ci donavano sorridenti.
Negli occhi la fatica
di giorni senza orologio
che al comando del sole
trovavano il loro naturale scorrere.
Nei silenzi corro da te.
La strada e’ lontana.
Chiudo i profondi dolori
dentro i ricordi.
La pioggia cade leggera
e lava le epidermidi.
Sento odori lontani
di quando ero bambino.
Quando scorro le dita sul tuo pensiero,
prendo vita da te.
Ma mi fermo un istante,
nei tuoi sorrisi.
Istante eterno, nel mio ricordo.
Silenzio che urla,
assordando le menti.
Sono nato il 2 luglio del millenovecentosessantuno a Catania ma ho sempre vissuto a Torino, città grigia e industriale ma piena di fermento.
Ho studiato materie tecniche ma sognavo di essere un poeta bohemien.
Amo la poesia e la letteratura, Kafka ed Hesse i miei preferiti, Verlaine e Baudelaire i miei adorati. Non ho fatto niente di particolare nella mia vita.
Volevo andare a Londra a fare il bassista punk; ricordo che alle elementari ho disegnato un sole viola, ero già anticonformista.
Ho fatto il militare di leva a Beirut nei corpi speciali e immaginavo di scrivere la cronaca di quello che stavo vivendo, come Oriana Fallaci.
Provenivamo dal nulla, volti estranei e storie sconosciute ma dentro l’inconscio senza saperlo, da tempo desideravamo quell’unione unica ed esclusiva che solo in rari casi si può manifestare.
Come molecole, la forza di attrazione fu immensa, si formò un unico gruppo compatto e armonioso dove le singole estraneità divennero affetti condivisi.
Ma come sempre, la più bella alchimia si guasto’ da quell’ unica mela marcia capace di contagiare un meccanismo perfetto e tutto esplose.
L’incantesimo si era spezzato ma nacquero tante amicizie e ancora adesso la preziosità di quelle persone e’ il valore aggiunto alla mia vita.
Grazie Fb.
Tagliatemi a pezzi,
ché non ne ho più la forza.
Fate, di me, tanti pezzettini
e separate le parti buone
da quelle mie cattive.
Date le prime a chi non è incapace
di custodirle al buio, e assicuratevi
che ne facciano buon uso,
e le seconde illuminatele
tra le braci ardenti, affinché
smettano di esalare il loro
inverecondo fumo.
Se tra le prime ne avanzerà
qualcuna, perché tra le mie
genti infonde l’abnegazione,
fatene siero per chi ne ha miseria
o semi da portare alla fioritura.
Poi, con le seconde fatene
sacchettini, che servano
da monito a chi è innamorato.
“Ché sappiano gli stupidi
che non hanno scampo.”
Fate di me tanti pezzettini,
e non domandatevi cosa
dovete farne, già lo sapete,
scusate l’incombenza.
Ma lasciatemi il mio cuore
nel niente che rimane
di ciò che vi ho donato,
perchè qui lei è vissuta.
In un mondo di Marionette
Acrobati e Pagliacci
Dove ognuno e’
La maschera cadde
E lei tremava
Quando lui la guardava
Sara’ il freddo si disse..
Era la vita che chiamava
Con il sole dentro
Non resto’ quella che era
Rosso slavato di foglie,
che cadono sotto
le lacrime del tempo.
Piatte, pesanti, portate
dal tormento dell’acqua
che lava peccati non suoi.
Nudi come crocifissi, gli alberi.
Le foglie toccano la terra,
ruggini, coperte sudate
a proteggere nuova vita.
Archivi
- Ottobre 2017
- Settembre 2017
- Luglio 2017
- Maggio 2017
- Marzo 2017
- Febbraio 2017
- Ottobre 2016
- Settembre 2016
- Agosto 2016
- Luglio 2016
- Giugno 2016
- Maggio 2016
- Aprile 2016
- Marzo 2016
- Gennaio 2016
- Dicembre 2015
- Novembre 2015
- Ottobre 2015
- Settembre 2015
- Agosto 2015
- Luglio 2015
- Giugno 2015
- Maggio 2015
- Aprile 2015
- Marzo 2015
- Febbraio 2015
- Gennaio 2015
- Dicembre 2014
- Novembre 2014
- Ottobre 2014
- Settembre 2014
- Agosto 2014
- Luglio 2014
- Giugno 2014
- Maggio 2014