Non vedo un cazzo.
Scura e’ la stanza, scura è la vita.
Il mio amico non vedente ride, io m’incazzo, perdo pazienza e scommessa.
– Dai cammina – dice Giulio, ridendo a crepapelle del mio handicap.
– Sono uno stronzo, come tutti gli stronzi ipocriti e la loro bandiera bianca della pietà –
Giulio non ha mai visto i colori del mondo
ma le sue risate sono i colori dell’arcobaleno.
Di foglie che cadono se ne vedono molte ma nessuna è come quella che ti cadde sul vestito quando,
sulla panchina, stavi contemplando il tramonto che offriva un color ruggine a un mare mai stato così quieto.
Da poco eri rientrata da un funerale e il giorno sembrava salutare la tua venuta offrendoti la pace che in altra forma, aveva raggiunto chi fino a poche ore prima era metà di quella tua vita, che se qualcuno volesse definire, rappresenterebbe con i colori bruni dell’autunno.
Di foglie che cadono se ne vedono ovunque ma poche così gialle, così rosse, così brune, come quelle che ottobre lasciava scivolare come onde nel mare dei ricordi.
Tu, seduta, guardavi le prime stelle e pensavi a quanti desideri avresti potuto esprimere, se quelle fossero cadute come le foglie di quel giorno, aiutate dal vento o dai passi di qualche merlo alla ricerca delle ultime briciole.
Di foglie che cadono solo poche persone se ne interessano.
Tu le avresti raccolte tutte e ridisposte sui loro rami.
Ma non era più tramonto e la notte cadeva anch’essa, mentre tu raccoglievi il riflesso della luna
e lo indossavi sul tuo sorriso più bello.
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