E poi c’è questo inusuale luglio travestito da settembre.
E poi ci sono nuvole piangenti che vestono il cielo di imprevedibilità.
E poi ci sono le pozzanghere, che trasformano le strade in torrenti.
E poi ci sono ombrelli che rapidi camminano e proteggono frenetiche solitudini.
E poi c’è un delicato cognac, che impreziosisce le mie emozioni.
E poi ci sono io, travestito da me stesso, che dalla finestra osservo.
E poi ci sono le sue mani, travestite da soffici piume,
che leggere scorrono sulla mia schiena, regalandomi sensazioni
che non so e non voglio descrivere.
Tratti biografici di un contadino.
Sono nato a Grammichele (CT) il 18 Agosto del 1941.
Ho il diploma di Perito Agrario, conseguito nell’Istituto Agrario San Placido Calonerò di Messina.
Sono stato Hippy e per due anni in India, ad Aurville e a Pondicherry.
Sono sposato con una “Santa Donna”, ho tre figli e quattro nipotine.
Vivo a Caracas, nel Venezuela, da quarant’anni.
Ho fatto il casaro, fondato un caseificio e per venticinque anni, ho fatto mozzarelle e provoloni. Attualmente in pensione forzata, per vari motivi, ho iniziato a scrivere i miei ricordi,
nei quali si può trovare un insieme di espressioni, sintattiche e grammaticali, in italiano, in siciliano e in spagnolo.
La mia gratitudine e il mio ringraziamento vanno alle mie amiche, che mi aiutano a mettere un po’ di ordine nel guazzabuglio dei miei scritti.
Ad occhi chiusi saprò ritrovarti.
Il vento porterà da me le tue molecole.
Ad occhi chiusi sogno te
E più che reale mi rendi
l’amore che ti offro.
Ad occhi chiusi ho capito
che eri tu l’offerta degli dei
e ti do il mio cuore,
perché so che vivra’
del tuo amore.
Ad occhi chiusi ti feconderò,
perché so che nasceremo noi.
E ti lasceró libera,
perché i tuoi voli,
ti riporteranno da me,
sempre più carichi di sapere,
della gioia di essere libera,
amata e rispettata.
Ad occhi chiusi mi fido di te,
della fusione che ci ha offerto la vita.
L’edificio in cui lavoro è brutto assai. La mia stanza, in compenso, è un antro che, al posto delle finestre, ha le bocche di lupo.
Pare che il progettista fosse un diretto discendente del Marchese De Sade.
Dopo aver lavorato nella semioscurità per più di due ore, hai bisogno di una pausa per vedere il sole, per non impazzire. E qui, il brutto edificio, rivela una qualità magica: una terrazza posta su uno dei punti più alti della città, che guarda a sud sul mare e a nord-est sul quartiere medievale di Castello. Il posto ideale per fare una breve pausa con una sigaretta, per poi tornare ricaricati nell’antro.
Per me, poi, la terrazza ha un valore speciale: in un passato recente sono stato piuttosto male e le altezze mi erano sconsigliate, per evitare spiacevoli tentazioni. Da quella esperienza, però, ne sono uscito e, grazie alla sofferenza, più forte di prima.
Oggi posso fumare e guardare in basso, molto più in basso, sorridere e pensare che anche quel vuoto fa parte della mia vita; che quel vuoto non mi avrà oggi, ma quando sarà il mio tempo.
Cerco un’amante
che faccia compagnia
alle mie notti insonni,
che tenga stretto
il mio cuore morbido
e trasformi in dolci risa
le lacrime amare.
Cerco una donna
per morire d’amore
e rinascere
quando sorge un nuovo sole,
addormentato sul suo seno.
Mi accontentai delle sue banali scuse.
In poche parole capii più di quanto già non vedessi.
Mi rovistai dentro con determinazione.
Sapevo che avrei trovato un ragionevole motivo per allontanarmi.
Non mi avrebbe visto piangere.
Non mi avrebbe visto mai più.
Sono donna, l’unico pretesto per vivere.
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