Nato il 10 febbraio 1965 a Catania, di origini Iberiche (Andalusìa).
Quello che mi ha segnato sin dalla nascita è stato il mare.
Da trentadue anni presto servizio nella “Guardia Costiera” nazionale, alternando periodi di imbarco su unità navali e anni di volo nei mezzi aerei del corpo. Già da ragazzo ho vissuto la mia gioventù ai piedi dell’ Etna, sulle rocce nere di pietra lavica a strapiombo sul mare. Se dovessi spiegarmi lo farei paragonandomi al mare, tenendo conto di tutti i suoi movimenti, i suoi stati e ciò che gli appartiene. Posso dire che ho viaggiato parecchio, sia per motivi di lavoro che per soddisfare il mio desiderio di scoprire. Ho tanti hobbies e mi piace conoscere tutto ciò che mi attrae e che sconosco. Preferisco dire qualcosa con i colori, usando direttamente le terre naturali e le dita, qualche volta i gomiti e i polsi se è il caso, riportare sui sacchi grezzi di juta i miei stati d’animo. Solo da poco mi sono messo scrivere ciò di cui sento il bisogno di dire e posso affermare che le parole hanno delle belle tonalità di colore se collocate nel punto giusto.
Batti e ribatti senza riposu
Lu me cori
Chiuru l’occhi e lu sentu ccu mmia
Iornu, notti e ppi tutta la vita
Abballu, arriru e mi disperu
Non m’abbannuna
Batti e ribatti senza riposu
Non si scanta di nudda fatica
L’unicu pinseri ciù runa l’amuri
C’arriva, e su mancia
Senza aspittari
Picchì, di la pazienza non n’avi cchi fari
E quannu non avi cchiù chi manciari
lu lassa accussì
Senza rumuri
Stu povuru cori.
Povero cuore
Batte e ribatte senza riposo
Il mio cuore
Chiudo gli occhi e lo sento
Giorno, notte e per tutta la vita
Ballo, rido e mi dispero
Non mi abbandona
Batte e ribatte senza riposo
Non lo spaventa nessuna fatica
L’unico cruccio è dato dall’amore
Che arriva, e lo divora
Senza aspettare
Perché, della pazienza non ha che farsene
E quando non ha più che mangiare
Lo lascia così
Senza rumore
Questo povero cuore.
Nato 52 anni fa a Catania, terra di fuoco, non so ancora dove morirò, se in mare o in cielo; anima ribelle fin da sempre trovo nella scrittura un motivo di riflessione. Saper usare le parole senza capirne la profondità serve solo ad allietare l’anima ma non a discuterla. Descriversi è sempre complicato quando solo tu riesci a vederti come sei fatto davvero. Spesso mi nascondo dietro un sorriso per rifuggire i pensieri più turbolenti. Non mi occupo di quello che gli altri pensano di me ma di poter dormire la notte in sintonia con la mia coscienza. Vivo dell’essere perché avendo avuto, ne ho compreso l’effimero e credo che essere se stessi sia sempre il primo passo perché gli altri si accorgano che esisti.
Fa male sentirsi isolato e innocente
un gesto con la mano dietro il vetro dell’indifferenza
del chi sa e non dice
di chi chiama invidia e brucia dannato
allontanarsi nel silenzio del dolore
di ciò che non è stato
un treno bardato che passa veloce
senza fermarsi alla mia stazione
un respiro profondo e la consapevolezza del sè
del voler vivere a tutti i costi
del riprendersi i propri valori
d’esser pronto a donarli
a chi sa ancora leggermi dentro.
Nasco nel ’71, in un Agosto di quelli che solo la mia terra sa dare.
Ho fatto molte cose, tante altre vorrò ancora farne.
Solare, socievole e siciliana, “vedo la luce” (con orgoglio) ai piedi dell’Etna. Animata da forti passioni, guardo al futuro dal passato. Il presente, mi serve a leggere, ballare e cucinare, le mie grandi passioni.
P.S. Piante e fiori mi stanno simpatiche, ma io non lo sono a loro.
Il giardinaggio non fa per me.
Occhi chiusi son quelli che non vogliono vedere,
osservare, nè scrutare ciò che li circonda.
Occhi chiusi son sinonimo di codardia,
paura di ciò che ti è di fronte.
Occhi chiusi son quelli di un caduto in guerra.
Occhi chiusi son quelli di un fumatore che si rilassa.
Occhi chiusi son quelli che ti conciliano il sonno e ti permettono di sognare.
Occhi chiusi son quelli di due innamorati che si scambiano un bacio.
Ad occhi chiusi mi immagino un mondo migliore
perchè se li riapro
tutto svanisce in un istante…
…Trovò strano quel suo comportamento ma ancor più strano trovò sè stesso nei confronti di quel comportamento.
Negli ultimi giorni aveva notati piccoli cambiamenti e una sottilissima indifferenza ma lui non si sentiva in dovere di pensare al peggio e continuò ad amarla come sempre aveva fatto.
Fu in una notte d’agosto che si trovò improvvisamente solo, di lei nel loro letto nessuna traccia.
Una finestra aperta lasciava filtrare la luce della luna e un profumo a lui ben noto.
Lui si sporse e laggiù, illuminata dal pallore selenico, il profilo della sua donna che, lemme lemme, avanzava come un’onda verso il cancello d’uscita.
Lei, solo per un attimo, alzò lo sguardo a quella finestra e sorrise con tutta la dolcezza che l’aveva sempre contraddistinta, aprì le labbra in un bacio e, come la marea s’abbassò, toccò la terra e venne inghiottita dal traffico.
Da quella notte due solitudini si sciolsero come nodi al pettine e non trovarono più abili dita a intrecciarle.
Da quella notte lui capì quanto il suo presente era solo il ricordo di un futuro che ancora avrebbe voluto legarsi al passato.
Da quella notte lei non capì il suo futuro ma fu il suo presente a obbligarla a recidere il cordone ombelicale che l’aveva legata a un passato che, presto, l’avrebbe riportata a un futuro dove le solitudini di due amanti sarebbero maturate nell’indissolubilità di un’unione senza tempo.
Nato poco più di una quarantina d’anni fa, da sempre è amante delle Arti,delle Muse che queste ispirano.
Residente in un piccolo paese in provincia di Modena, ama viaggiare in maniera casuale alla scoperta di nuovi mondi e nuove persone.
Operaio in un’azienda biomedicale porta nel suo lavoro la fantasia dove può e la realtà dov’è d’obbligo. Non ha nessuna opera edita ma partecipa a gruppi di scrittura creativa a cui regala parole della sua folle lucidità.
Uno specchio dismesso, trovato in cantina nella penombra di un giorno di pioggia, il suo bagliore mi acceca, un raggio di luce lo colpisce di striscio e di striscio colpisce il mio viso. Lo guardo intensamente, lui ricambia lo sguardo riportando alla luce la mia immagine, i capelli arruffati, gli occhi contornati da piccole rughe, che nell’oscurità neanche si vedono, ma danno allo sguardo un che di stanco; il vestito sgualcito “peccato non ero così, ma forse l’età…” mi dico quasi per consolarmi, poi mi passo le mani tra i capelli biondi, li aggiusto come aggiusto il bavero della camicetta di pizzo, soddisfatta decido di scendere da basso, prendo lo specchio, è scheggiato nel centro. Poi mi guardo in giro e scopro altri cimeli vecchi e polverosi: cappelliere, borsette e giocattoli di altri tempi.
Ero andata in soffitta convinta di buttar via tutto, torno in casa con le mani piene di ricordi passati. Tra tutti spicca lo specchio con la crepa nel centro, che attraverso il mio viso racconta la mia vita, un percorso di vita visto da me, come lo vedo io e nessun altro. Sospiro e lascio lo specchio in anticamera.
Prendo gli altri trofei, starnutisco, la polvere mi assale, ma continuo, li pulisco per bene e i vecchi oggetti, tirati a lucido, prendono un aspetto migliore.
Mi dico soddisfatta “l’età è solo una questione di Amore”.
I miei occhi perdono di colpo il velo di stanchezza e brillano come dieci anni fa.
Nata a Roma nel 1961 sono Architetto di Interni, ho lavorato presso lo Studio Nervi e il Teatro dell’Opera di Roma, come scenografa, attualmente mi occupo della Fondazione Gianfranco Sipari ONLUS il cui fine è la costruzione di una Casa Famiglia nella città dell’Aquila.
Nel corso della vita sono sempre stata impegnata nel mondo del volontariato, in diverse organizzazioni. Sono diplomata Operatrice Shiatsu e ho lavorato con i disabili.
Scrivere è la mia passione, nel gennaio 2014 ho pubblicato un libro di fiabe dal titolo “Il coraggio degli animali” con la Gangemi Editore.
Amo affrontare nuove sfide.
Mi piace pensare che il meglio deve ancora venire.
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