Pallida
mi appare
la tua immagine
come luna velata.
Sole radioso
rifulse
in giorni felici.
Brividi
di ricordi
che giacciono
quieti.
Silenzio
palpitante
nell’anima
inquieta.
Quando i piedi avranno smesso di farmi male.
Quando avrò tolto le scarpe e i vestiti allora,
allora urlerò alla luna e
mi innamorerò della luce di un lampione.
Quando avrò finito anche l’ultima goccia di rum,
quando i cani bastardi non saranno più cani bastardi,
quando la luna e il sole non saranno più distanti,
quando la gente senza amore non avrà più un apri bottiglie,
quando le prigioni saranno a cielo aperto e non ci sarà più l’odore di chiuso,
quando ad un uomo che beve vino rosso e jack daniel’s si domanda:
non ti farà male?
e lui risponderà:
tanto sono venuto a piedi,
quando tutto il superfluo sarà inutile,
allora lei con le valigie piene di sogni, dirà:
Ciao… sono qui!
Lo sento arrivare
attraverso arterie
che pulsano di
semafori rossi.
Lo sento arrivare
come un tumulto
di morsi e zanne,
di cani e zanzare.
Lo sento arrivare
mentre lo aspetto.
Lo sento arrivare
e non so tremare.
Ombre scorrono
dal coagulo di te
mentre ti grido
addosso un amore
che non è più amore.
E l’oblio soccombe
all’incoscienza
mentre ti grido
fuori da un’anima
che non è più anima.
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