Aveva l’invidiabile capacità d’abbigliarsi con l’essenza di un momento.
Se nell’aria v’era tranquillità, la coglieva.
Come un guanto, calzava l’istante conformandosi.
Ciò avveniva per quegli attimi in cui tutto volgeva al bene.
Se, invece, nell’aria dominava l’eccesso, il disamore, lei fuggiva via, come la gatta dall’acqua.
Col tempo aveva imparato a discernere ciò di cui aveva bisogno da ciò da cui scappare, e lo faceva con grande naturalezza.
Ogni volta che potevo, in disparte, la osservavo, cercando di carpire il segreto del buon vivere.
Uno, uno solo e poi tutti insieme:
per camminare scalza sui sassi
e rubare l’azzurro al cielo;
camminargli accanto tenendolo per mano
e ogni tanto fermarsi
in un giro di valzer con le onde
e portarsi dentro la spuma,
musica del mare e il suo blu,
colore più intenso della vita.
Anche senza pretesto.
Chè a guardarla negli occhi
la ritrovi, cielo e terra percorsi
e tuffo nuovo.
E riemergi in un respiro.
Io confesso a Dio padre onnipotente che ho molto peccato,
nell’aver ucciso migliaia di uomini in guerra, solo per rivederla sorridere.
Confesso che ho molto peccato,
nell’aver bagnato una rosa bianca nel mio sangue macchiato dal peccato.
Si, ho peccato,
nell’aver desiderato lei, che apparteneva ad un altro uomo,
nell’essermi abbandonato insieme a lei solo per i piaceri della carne.
E confesso ancora, a Dio padre onnipotente, che ho molto peccato,
nell’essermela lasciata scappare.
Io le ho confessato, Dio padre onnipotente, le mie colpe.
Ora lei confessi a me le sue.
Miele d’inchiostro chiuso sotto vuoto.
Disegno arabeschi su carta accartocciata
assomigliando piuttosto al saltimbanco della mia ombra
che si muove di passo scherzoso
tra fogli di farina scarabocchiati.
E sorrido al ghigno della sorte
che lui ha rinchiuso dentro il sacco
con l’incoscienza pura dei bambini
che giocano alle biglie
e non sanno ancora tra un lazzo e una burla
dove andranno a finire le loro sfere, le loro urla.
Batte il cuore
Nella sua gabbia di carne e ossa
Batte il sangue
Che ti scorre nelle vene
Batte il tempo
Nell’incessante divenire
Batte il ritmo
Nella metrica implacabile
Battono le palpebre
Alla vista del tuo amore
Batte un colpo la tua anima
Quando incontra un suo simile
Tutto batte
Non c’è scampo
Batte pure tua sorella.
Confesso.
D’aver bevuto in un calice d’ illusioni bruciandomi le labbra.
Seminato gocce di sangue in un terreno arido.
D’aver fatto casa nel deserto…
Combattuto battaglie di sabbia senza acqua.
D’aver strisciato come serpente per la sopravvivenza.
Raccolto fiori in un campo infinito senza dire grazie.
Sprecato tempo per inutili imprese.
Baciato il credo dell’amore e averlo rinnegato.
Limonato con la luna in angolo di strada.
Accorciato gonne nell’utopia del domani.
Confesso di camminare a testa bassa
nella pigrizia del guardarmi intorno.
Io confesso…. e mi confesso nell’abbraccio della notte
facendo pace con la mia bassezza
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