Mi condusse in quella stanza illuminata solo da candele profumate.
Mi spogliò lentamente prima di adagiarmi sul letto.
Rimasi immobile. Tremante di desiderio.
Con un dito mi sfiorò le labbra.
Poi dolcemente mi baciò.
Io lo strinsi a me. Il suo respiro sul mio collo si fece sospiro.
In un attimo fu sopra di me. Mani intrecciate.
Labbra infuocate.
Mi scivolò dentro.
Un caldo piacere mi colse.
Mi svegliai all’improvviso.
Era stato solo un sogno?
Eppure sentivo ancora il suo odore addosso.
Le tue labbra , il tuo sorriso , la vita che batte in te
mi danno voglia di vivere, di sorpassare l’ attimo.
Senza di te , niente ha più valore , ne’ senso.
Invidio chi ti bacia con tenerezza.
Invidio chi ti divora.
Invidio chi ti vive.
O chi, semplicemente ti sta vicino.
Ho voglia di te.
Senza nessuno diritto,
ti amo con passione.
Tes lèvres , ton sourire , la vie qui bat en toi
me donnent l envie de vivre , de surpasser l instant
sans toi , rien n a plus valeur , plus de sens.
j envies qui te baise tendrement
j envies qui te dévore
j envies qui te vis
j envies tout simplement qui t es proche
j ai envie de toi .
sans aucuns droits.
Je t’aime passionnément.
Lascia pure che io mi dimentichi di me.
Ma non lasciare, vita,
che la sua flessuosa forma
esca dalla mia mente, nell’istante scivoloso.
Lascia pure che io mi dimentichi dei miei occhi.
Ma non lasciare, vita,
che i miei occhi si dimentichino del suo sinuoso sorriso
in nessuno degli attimi rintoccati
a segnare l’invecchiato mio viso.
Lascia pure che io mi dimentichi della mia bocca.
Ma non lasciare, vita,
che la mia bocca,
mai si dimentichi del bacio
dato alla bocca della sua anima.
Lascia pure che io mi dimentichi di me.
Ma non spargere la sua essenza
fuori dal mio petto.
L’uomo era stato portato dal pronto soccorso al reparto di psichiatria.
Non aveva documenti e poteva avere circa sessant’anni.
Piuttosto corpulento , viso solcato da rughe, capelli e barba che non conoscevano forbici ne’ rasoio da tempo…
Vagava nella notte, gridando parole sconnesse , come fosse inseguito da demoni che non lo lasciavano in pace.
Egli li vedeva, ne era terrorizzato e pronunciava parole incomprensibili.
Invano gli infermieri e il medico di turno, cercavano di capirne il significato.
Nel reparto, oltre al suo farneticare , non si sentiva volare una mosca.
I malati, imbottiti di psicofarmaci, dormivano sonni più o meno tranquilli .
Le luci erano abbassate ma nella stanza numero 4 una malata era legata al letto;
aveva esagerato. Scappare da quel luogo, per lei ostile, era l’obiettivo principale.
La cartella clinica parlava chiaro: aveva tentato di ammazzare il padre …
Sono nata nel 1959 in un piccolo paese dell’ Alto Adige,
Brunico, dove le case più alte erano di due piani.E questo la dice lunga.
A 18 anni decisi di fare l’Università di Medicina a Firenze e poi mi spostai
per la specializzazione in odontostomatologia a Milano, dove vivo da allora.
Di mentalità austroungarica ma con un temperamento napoletano.
E’ la prima volta che provo a scrivere qualcosa , non so disegnare , ricamare e tanto meno dipingere;
forse con la scrittura qualcosina mi riesce meglio.
Ai piedi del letto,
come proiezioni
dei pensieri
che non ti assolvono.
Respira più forte
e senti che profumo stasera.
Ma non ti basta
a lavarti l’anima.
Non resta che silenzio
e parole non dette.
Non resta ombra che proietti
luce.
E’ tutto un andare,
un lento andare.
E troverai passi
che accompagneranno
i tuoi.
Vi ringrazio, sorelle mie.
Sono nato dopo di voi e avete giocato a far le mamme
(e spesso, mica tanto giocato: a volte
dovevate prendervi cura di me sul serio!).
Siete nate femmine ed io maschio.
Un bel po’ di anni fa, in una Sicilia più tradizionale che oggi.
Questo significa che vi siete addossate cose che toccavano anche a me.
Vi occupavate della casa, della cura di tutti noi.
E, oltre a mamma e a papà, c’erano anche altri due fratelli,
ahimè, maschi.
Avete distolto da me l’attenzione di papà,
concentrato com’era sulla sua gelosia per voi.
In quanto maschio, ho goduto di tutte le libertà che
a voi, non erano permesse:
uscivo quando volevo e potevo stare in casa a non far niente.
Voi, incombenze, lavori e doveri.
Per me, solo la mia stolidità di maschio.
… Tranquille: la prossima volta che nasceremo,
la situazione sarà invertita:
io, femmina, voi, maschi.
… Tanto ci sarà il matriarcato, lo so!
Isola giorno
dalla notte si istma...
Non sono mai uscito dalle ore
e dal tacere infiltratosi dalla memoria.
Indefinita memoria.
LA VITA!?…che giro di girasole scarso.
Oggi il cielo è più azzurro dell’azzurro.
Che disordine in questa calma,
nell’avverarsi più del battito…di più la penna.
Poi, il mare sfugge dalle mani.
Allora ci si sente come lo stambecco che strappa licheni,
muschi-sogni dei Presepi.
Solo con lei
vedeva l’alba fondersi col tramonto.
E i colori, vestiti a festa,
cantavano la gioia dell’amore.
La notte era ricca,
illuminata dalla luce della vita.
E il giorno li vedeva accoccolati
come le stelle al loro cielo.
Ora la vita corre lenta.
Il giorno senza luna,
La notte senza luce.
Il deserto nella vita.
La fragranza
della sua presenza
non evaporava
mai
ma soffocava.
Lentamente,
togliendo
i sensi.
Illudendo.
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