Il tuo odore di fresco al mattino.
La tua generosita nella notte.
Il cambio delle tue forme.
Mi fanno essere felice.
Tutti gli sforzi ricompensati,
del duro cammino insieme a te.
I mei pensieri.
Lo studio del tuo benessere.
La passione nel gustarti.
Osservarti.
Darti in ogni momento,
il massimo del mio essere.
Condividere la tua bellezza,
la tua purezza…
Il dono di te agli esseri cari.
Condividere il nostro amore.
Mai rinuncerei a te
che mi offri la vita.
Non è mare e non annega.
È una pozzanghera di cielo.
Vive senza respirare.
Sopravvive.
Sospesa senza cadere,
senza volare.
Non c’è dolore,
non c’è la ferita che si apre,
per la meraviglia del mondo.
Solo bolle.
Senza vento.
Dorme, la fanciulla,
dorme e si lascia cullare.
L’onda la inabissa.
L’onda non la lascia riaffiorare.
Sara’ il peso
dei suoi giorni
dei suoi non sogni…
Poi un bacio…
ed e’ respiro.
Prima della morte.
Respiro d’abbracci impigliati su palpiti di taffetà.
Sorsi di whisky con ghiaccio,
inghiottiscono visioni.
Mani come fiamme al vento,
giocano con un ventaglio di possibilità,
dietro ciglia d’amarene.
Luccica una pioggerellina dal bicchiere
fra melograni sperimentali e segreti di sottobosco.
Sposta il vento in qua e in là
come messaggero di un odore
che ha occhi e fame alla vista,
di quella mano in tasca,
al confine fra fair play e proibito.
Freddo e pioggia. Non proprio tempaccio, ma certo non confortevole.
Faceva il paio con la situazione da cui usciva.
Le luci degli alberghi di periferia sfilavano sulla sua destra,
sparivano per un po’, poi venivano richiamate dallo specchietto retrovisore.
Tornava da casa di lei, dove aveva messo la parola “fine”. Viaggiava nella notte.
Quasi albeggiava.
Adesso però guardava dove andare.
Prima, con lei, viaggiava senza chiedersi nulla. Gli piacevano, sia lei, sia il fatto che fosse dentro quella storia.
Non l’amava, ma gli piaceva.
“E’ necessario che una donna lasci un segno di sé, della propria anima, ad un uomo. Perché a scopare siamo brave tutte”. La massima della Merini, gli tornò in mente: si, condizione necessaria.
Viaggiava, mentre la radio diffondeva note di notte, da notte; quelle che se sei innamorato ti cullano.
Quelle note, che se hai un principio di magone nel cuore, te lo ingigantiscono.
Lui guidava, illuminando dentro sé. Non vide segni di lei.
La radio in quel momento proponeva Battisti : “Nessun dolore”.
Accese la sigaretta, aspirò profondamente.
Piacevole, come dopo l’amore.
Dietro, il sole spuntava.
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