Brividi a parlare di noi.
Siamo qui, uno a contenere l’altro.
Svuotarci di tutto per contenere noi.
Leggerezza.
Sensazioni oltrepassano la follia,
rendendo limitato l’infinito.
Il nero e il bianco,
insieme e distinti,
non formano il grigio.
Nessuna paura.
Non esiste un domani da temere.
Carezze solcano mari,
respiri a fare vento,
ad allontanare nuvole.
La pioggia non ci bagna,
il sole, impotente,
ci scalda ma non brucia.
Il dolore ci sfiora ma
subito sconfitto, svanisce.
I tuoi occhi del mio colore
i miei della tua gioia.
Amore? Troppo poco.
La valle delle lacrime, era pietosa, quasi funesta.
Il grigio fu padrone
e nulla oramai poteva cambiarla.
Sopravviveva tra bisbiglii, ronzii e dolori…
Bastó un sorriso testardo,
irruento e raggiante, all´ improvviso,
per ridipingersi di azzurro, d´ oro e decoro.
C’era una volta un re.
Lo videro, occhi sollevati
e sguardi chini,
spalle piegate alla zolla.
Passava, il re, nel suo manto
a raccogliere senza semina.
Evviva il re.
Labbra tese, nello sforzo salato del sudore.
E fu terra sollevata a pugno chiuso e sangue,
senza attesa di libertà.
Ma c’era un re, c’è ancora.
Carta moneta sonante e macero,
come la carne stritolata al montaggio.
Catene al polso.
Evviva il re.
Ancora nelle labbra e nella voce
confusa, nel frastuono antico
della piazza in festa.
Processioni e inni alzati immobili
in schermi di vita rubata.
E catene a trascinare il passo.
Morte al re e al suo suddito applauso.
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