Di essermi ucciso tante volte,
ma adesso no, non è il tempo.
Mani giunte implorano amore,
silenzi emanano sentenze.
Sono in attesa .
Confesso di non dire verità,
morirò nel mio vero, sorridendo al tuo,
nell’ ultimo giorno della nostra vita.
Quando sarà.
Portai con me tra i passi, sassi.
Il laccio di una scarpa da sciogliere e cadere.
Misi in tasca il nodo di un ricordo.
La moneta non spesa.
La resa.
Lo scontrino di quel bar.
Il caffè in due.
Colsi tutti i petali che mi dissero no.
Soffiai sulla rabbia, sulla sabbia e chiusi gli occhi.
Andai con solo un’onda dentro. Il mare era per te come quella canzone.
Aspettai che eco suonasse quel nome, ricordi? Tacque per pudore, perché faceva male ancora.
E corsi con quel mio incedere buffo.
E tu che sorridevi.
Solo il sole alle spalle.
Chi viene?
E’ l’amore che viene per noi.
Invitato alla porta.
Bussa la notte al bacio
vissuto e svelato.
S’apre il pathos al sonno
nel sogno ignorato.
Sale. E ancora al di là.
E’ l’essenza dal sapore di stelle.
Grazia segreta iscritta nella trama d’organza dell’eternita’.
Era lunga e snella, l’ombra che si proiettava alla luce dei lampioni notturni.Lei camminava a passo svelto, non le importava di essere stanca, esausta.
Camminando, in ogni passo imprimeva un pensiero.
Nell’ombra della sera, la sua ombra sgusciava da una nuova prospettiva man mano che avanzava.
C’erano anche altre ombre la’, che si agitavano e le danzavano intorno. Erano esse, a tenerle compagnia; sempre lì, nelle notti insonni.
Ombre scure i suoi timori, i suoi dolori che martellavano le tempie, contraevano lo stomaco.
Pian piano, le ombre si impadronirono di tutte le sue ore: anche di giorno erano lì, presenti e potenti, più forti di lei, che pure le affrontava con tutte le sue forze.
Le combatteva senza sfidarle, ma loro non andavano via.
Ogni tanto, lanciava uno sguardo al sole, quel globo luminoso e giallo che faceva capolino tra le nuvole. Era grazie ad esso, che quel panorama poteva essere tanto bello.
Ma era inverno, e c’erano troppe nuvole. Tanto grigio, poco giallo.
E le ombre, eccole ancora.
Vinta una, ne arrivava un’altra. Più grande, più invincibile.
Dopo tanti giorni, e tante ombre, ella si arrese: diede le spalle al sole e guardò la sua ombra.
Era grande, enorme. Nera.
Smise di combattere: l’ombra aveva vinto.
Il dolore inevitabile e tangibile esplose in un fragore muto.
Tutto era buio: l’ombra, invincibile e silenziosa, la possedeva dentro e fuori.
Lei sperava che dopo la resa, dopo la sconfitta, alla fine, sarebbe uscito il sole.
Ma era inverno, c’erano troppe nuvole.
Le ombre, ostinate e inarrestabili, continuavano ad arrivare.
Mi lasciai il sole alle spalle,
Io, piccolo raggio esposto.
Avevo tanta paura, eppure…
– Coraggio!
Ce la posso fare, ce la devo fare – una cantilena, un’ ossessione.
Era dura.
Nessuna certezza, il mondo contro.
Nessuna mano tesa, nessuna carezza per me.
Nessun sorriso.
La mia scelta, un affronto.
Non si può fare, non si può decidere.
Non si può perché è peccato.
E’ proibito spezzare con un no, un pezzo di metallo legato al dito.
E la mia strada irta di ostacoli,
insidie, pericoli, tortuosa.
C’è sempre una spina che si conficca nella carne sul sentiero di chi osa.
E questi occhi bramano,
e l’anima vaga e non riposa;
un po spera un po si arrende,
ma poi avanti c’è un altro me, un altra vita, un altra era.
E se fosse solo illusione?
Una flebile luce di candela, un abbaglio , un lampo nella notte?
Se fosse delusione, lo seguirei lo stesso.
Cercando calore…
E se non è sole,
io, piccolo raggio, mi abbraccio.
Il coraggio dell’amore…
Senza stivali,
si vola meglio, se c’è prato.
L’importante è planare,
l’importante è scansare
l’ovvio
ed il relativamente facile.
Volare.
Vorrei essere ala
per accompagnarti
all’inferno.
Non esiste il paradiso,
non su questa terra.
Esisto io,
i miei pensieri
e la mia voglia di volare.
Uso piedi e mani
uso bocca ed occhi.
Uso le mie maledette parole.
E non bastano stelle da trafiggere.
Mi piacerebbe costruire
su di te i miei sogni.
Pilastro delle mie notti,
emblema dei sensi miei!
Essere amato, desiderato…
Ma il nero profondo mi imprigiona
e piano piano mi allontana da te .
Dei tuoi capelli
Vorrei domandarti
Di quanti riflessi
Riesci a vestirli
Della tua bocca
Vorrei domandarti
Di quanti carati
Sono i sorrisi
Delle tue mani
Vorrei domandarti
Di quante carezze
Sono capaci
Dei tuoi occhi
Vorrei domandarti
Di quali grazie
Sono lo scrigno
Questo e altro
Vorrei domandarti
Ma soprattutto
Me la dai?
Ho aperto
le ante del cuore
per sentire
il respiro del mondo.
Soffi di vita,
palpiti invisibili,
brividi infiniti.
Stasera
serrerò nuovamente
le imposte.
Aspettando l’alba.
Stretti in un abbraccio che non lega
E in un silenzio che non frena
L’anima tua fragile che prega
E la mia a lenire la tua pena
Non potremmo esser più vicini
Né coi ricatti né col sesso
Con i nostri spiriti affini
Siam più forti di qualunque amplesso.
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