Conoscerne i passi
è perdersi
tra mille granelli
di vita vissuta
e tratti taglienti.
In uno scontro continuo,
nell’unica voce
della sua presenza
sfidata da voli
che non sanno sdoppiarsi.
Intrecci incalzati
da acqua esaltata,
in un invito e richiamo
a cancellare quei passi
nell’attimo esatto
in cui ubriaca.
Un patto, senza accordi,
senza vincoli;
una sorta di sfida,
impari
ma efficace.
Una danza suadente
che non lascia scelta
che dissolve la fretta,
quando sconfitti,
si sta li a guardarlo.
Canta salmi
ad un angolo del mio umore,
a quello putrido e sonnolente.
Muove incontro a fragilità longeve,
il mio patto d’instabilità.
Mi solleva, mi trasporta,
dentro una conchiglia
mi rifrange
la’ dove
le mie onde scuotono
ancora te,
dove il te si
fonde a me,
dove l’inizio e la fine
hanno circonflesso il nostro melo.
Alle sponde di un abbraccio
all’indietro e in avanti,
nel maltempo.
Perché ti ho
come mare dentro.
Senza sconto di sale.
Il mio mare.
prosciugato e
ormai ridotto
a una distesa di sale.
Sconfinato deserto bianco
che ricopre ogni superficie.
Silenzioso, statico, candido, salmastro, immobile, inerte,
morto.
Unici resti del mare
che avevo dentro…
Vivere a metà
tra il benessere e l’infelicità.
Abbiamo il mare dentro
e un cuore a cui sfugge,
cristallina, l’acqua.
Non ci disseteremo;
mi chiedo ,almeno,
se non annegheremo.
Il mare dentro ondeggia,
perché altro non sa.
Il mare fuori ondeggia,
perché altro non può.
Anche il mio mare
di rimando ondeggia.
Perché altro non vuole.
Altro non vuole.
Sono nato a Milano nel 1964.
Abbandonati gli studi di Giurisprudenza per eccesso di noia, vago da allora senza meta
alla ricerca di me stesso.
Attualmente dimoro in un modesto buen retiro nell’hinterland milanese
e svolgo attività di analista funzionale per una software house.
Single più per destino che per scelta, scelgo sempre il mio destino.
Le parole giocano con me non meno di quanto io non faccia con esse.
Immobile restò
rapito a pensare.
Perché la memoria
è un’onda del mare,
che lenta trascina
conchiglie di vita
posandole sopra giovani dita.
Chiudi la porta
e lascia fuori polemiche e conflitti,
lascia fuori la permalosità e la superbia.
La tavola è imbandita con pane,
salame e amicizia.
Nella semplicità mi sento a casa.
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