E’ il presente che verrà.
Lo sento nella musica,
che invade gli istanti
e che abbandona
ciò che ieri era
e oggi non è.
Domani è lontano
e tra poco sarà.
Posa il capo sulla spalla
lo sguardo oltre l’orizzonte.
Il mare a cancellare
i passi fermi sulla riva.
Ascolta la musica andare
e tornare tra onde
come schiuma nel tempo
ubriaco dei giorni.
Non vede null’altro
niente chiede al sentire
se non il respiro accordato
al battito lento nel petto
la donna.
C’era il porto
Una musica in sordina
cantinelava per noi.
La sentivamo…
diretta.
Era il faro,
che illuminava
le viscere
dei nostri pensieri,
morti da tempo.
E si cercava spazio
ed ampio respiro.
Si cercava una musica
che non suonava più.
Accordi di rosso,
nero, oro,
sbiadiscono
nel controluce di fumo e polvere.
Occhi incollati
su una musica jazz che brucia la gola.
Bourbon, legno nero
e cubani ardono nelle vene.
Spirali di note assolute
di un sax struggente
in un crescendo disperato
travolgono il pensiero.
… e la notte, calda complice,
non fa più paura.
Sentii una musica provenire dalla soffitta,
un uomo suonava una pianola mai stata in quella camera;
e contemporaneamente al susseguirsi delle note
alcune immagini cominciarono a popolare la parete:
lui che mi accarezza,
lui che mi da una pacca sulla spalla,
lui ed io che ridiamo
ed altri semplici gesti, ignoti ai miei ricordi.
E mi venne voglia di abbracciarlo
ma non sapevo come abbracciare uno sconosciuto
ed allora lui mi tolse dall’imbarazzo e mi guardo’
ed io lo guardai
e compresi come abbracciare un padre, che non si è potuto vivere:
lo si abbraccia osservandolo, mentre suona una pianola che non c’è.
A cento a cento
son passati gli anni.
Mi accorgo ora
che nulla è cambiato.
Accenni di musica ,
la stessa di sempre,
Il fuoco s’accende
al solo sentirli.
Note eccitate
allertano i sensi.
Vedo un rumore,
Gusto un odore.
Ascolto una forma.
Rivivo il passato
coniugando il presente.
Lego il mio amore
a docili suoni.
E’ mare,
dentro mondi distanti
che quasi si vedono,
tra povertà dignitose
e ricchezze di nulla.
E’ mare che promette la vita,
che ruba la vita!
Siciliano da sempre, nato sotto il segno dei pesci,
amo la mia terra e odio chi l’ha distrutta.
La mia età quest’anno coincide con il mio anno di nascita.
Adoro i gatti, perché sono indipendenti e imprevedibili.
Il mio elemento è il verde della campagna, in tutte le sue sfumature
ma non saprei rinunciare ai colori del mare e del cielo della mia terra.
Attratto dalla luna, al punto da farmene influenzare caratterialmente,
da buon pesci, riservo un posto importante ai sogni,
realizzati e no.
Chi mi ni fazzo do mari su aiu u to amuri?
Savvu u mari, ppi ddu jonnu n’faustu
su tu m’avvissa lassari
Ppi ora vasimi
e stringimi comu su fussimu suli
Ci pinsamu appoi o mari.
CONSERVO IL MARE
Che ne faccio del mare
se ho il tuo amore?
Lo conservero´
per quel giorno infausto
se tu dovessi lasciarmi
Adesso baciami
e stringimi
come se fossimo soli
Ci pensiamo dopo al mare.
Le donne di mare hanno
occhi ardenti,
affrontano giorni roventi,
gridano come gabbiani,
quando i loro uomini…
sono lontani.
Seguono sempre l’onda,
le donne di mare
non hanno sponda.
Le trovi complici,
amanti, amiche,
le donne di mare,
amano le sfide.
E quando il mare
nero incupisce,
sono ancora luce
anche per chi le tradisce.
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