“Anna” Renata Olivetto

07/08/2016 da vittorialices

 

 

 

RENATAOLIVETTO

Renata Olivetto

 

 

 

Non era più possibile tornare indietro,
Anna lo sapeva benissimo.
Eppure non riusciva a convincersi.

 

 

Anna

Sarà stato un errore?
Aveva vent’anni allora e tutto le sembrava un gioco, l’amore, il mare, i tanti sogni, persino l’infinita autostrada che consumava con quella cinquecento bianca e con lo stereo a tutto volume… insomma, si sentiva una regina. Se ne accorse presto di quello che aveva lasciato e un peso si fissò,per anni, in silenzio tra l’imboccatura dello stomaco e la gola. Di giorno non ci pensava, c’era sempre il sole a riscaldarla e lei lo respirava con tutta se stessa. Aveva lasciato la nebbia tra i monti , in fondo, di che si lamentava? Ma quel nodo continuava a pressare,quasi a soffocarla quando arrivava la notte.Ed il mare? Lo vedeva solo un mese all’anno, in quell’isola che amava più di se stessa mentre qui era tutto suo , di settembre in settembre, imparava i venti, le maree, le bonacce, le mareggiate. Ma allora, cos’era quel nodo? Non capiva davvero. Aveva tutto e anche di più… ma quella morsa si faceva sentire come sale sulle ferite, stagione dopo stagione, anno dopo anno. Poi, pian piano inizia a capire e, giorno dopo giorno, quel nodo si scioglie, quella morsa s’ammorbidisce: le mancava la sicurezza del nido, dei giorni vissuti, mentre le albe continuavano ad aprirsi nell’incognita di un tempo tutto da vivere. Ora Anna sorride e si racconta. Le sue due patrie si sono fuse a farla diventare quella che è, ad amare pioggia e sole, vento e bonaccia, albe e tramonti, neve e caldo torrido; ora il profumo di viole si confonde col sapore del sale e le stelle alpine brillano nei suoi occhi come le stelle nella notte di san Lorenzo, in questo mare d’amare.

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