Sintobiografia e sintoscritti di Sergio Cavaliere

 

 

 

Sono nato al Loreto Mare, da piccolo volevo fare l’investigatore privato o il centrocampista del Napoli, ai parenti ho sempre detto che volevo fare l’ingegnere, per fare bella figura. Ma poi le cose si sono messe male; adesso riempio fogli di parole e vado per mare.
Non rispondo molto volentieri al telefono e mai al citofono, tanto sono sempre quelli della pubblicità.
Dalla mia casa non vedo il mare.
Attualmente continuo a chiedermi cosa farò da grande.
L’ultima cosa che ho scritto è Hard rock,  non per amore, ma perché avevo finito le sigarette.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

” … Poi ti chiedi, davanti ad una cazzo di luna piena, se avessi fatto anche tu una scelta del genere
Le notti stellate hanno sempre qualcosa di magico.
È l’unico passo indietro che mi piace fare… “

 

 

 

 

 

 

 

 

Hard Rock – lato A

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… E d’improvviso milioni di atomi felici invadono il tuo corpo e saltellano,
si rincorrono, si abbracciano, in un gioco antico come il mondo.
E il sangue schizza nelle vene, come il plettro sulle corde di una Fender,
come i colori su di un dipinto di Dalì, come la linfa al ramo di una poesia di Leopardi.
E gli occhi comunicano con il cuore, e il cuore con il cervello e poi con le gambe con le braccia i polmoni con lo stomaco e l’aria non ti basta più.
E la ragione abbraccia la follia e il dolore corre in moto con la gioia.
Ecco cos’è la passione, quando d’improvviso milioni di atomi felici
invadono il tuo corpo.
Veloce come un treno, armonioso come una barca a vela.

 

 

 

 

 

 

 

Quando…

Quando i piedi avranno smesso di farmi male.
Quando avrò tolto le scarpe e i vestiti allora,
allora urlerò alla luna e
mi innamorerò della luce di un lampione.
Quando avrò finito anche l’ultima goccia di rum,
quando i cani bastardi non saranno più cani bastardi,
quando la luna e il sole non saranno più distanti,
quando la gente senza amore non avrà più un apribottiglie,
quando le prigioni saranno a cielo aperto e non ci sarà più l’odore di chiuso,
quando ad un uomo che beve vino rosso e Jack Daniel’s si domanda:
non ti farà male?
e lui risponderà:
tanto sono venuto a piedi,
quando tutto il superfluo sarà inutile,
allora lei con le valigie piene di sogni, dirà:
Ciao… sono qui!

 

 

 

 

 

 

D. Santoliquido

D. Santoliquido

Ad inizio primavera

Mi sei entrata dentro, e non vai più via.
Maledico il giorno che mi hai rapito, ma senza, la mia vita sarebbe stata come un cielo senza stelle.
Io t’odio e t’amo.
Vorrei morire, morire, morire, ma lo fanno già tutti.
Mi sdraio su di un prato. Bevo cinque rum, senza voglia.
Poi rotolo sul prato, metto un braccio davanti all’altro, e poi alternativamente l’altro passa sotto, e così via.
Pazzo di dolore fuggo via e corro, corro.
Chiudo gli occhi.
Trattengo il respiro.
La mia vita scorre in un attimo.
Vivo di dolore e mi nutro d’amore.
Che sono un equivoco.
Sembra che non sia successo nulla, ma tutto accade nei prati fioriti- ad inizio primavera.

 

 

 

 

 

 

 

Anche se non ricordo dove

Potrei riempire di parole
tutto ciò che è vuoto e
le ciambelle
con il buco,
e far tacere quelle
senza,
nessun letto vuoto
mi fa imbestialire
e mai più sentirò
freddo
davanti alla cassettiera
delle mutande, vuota,
davanti
al frigo vuoto
e non mi tirerò indietro
davanti ad una strada
verso la libertà
perché
ad ogni fessura
sul muro
ho frasi
sconnesse e astute
che mi guideranno
alla confusione
 

 

 

C. Coigny

C. Coigny

Ciò che mai accadrà

Di te berrei l’incauta fragilità
miscuglio di rose selvatiche e foglie di acero, rosso.
E berrei l’intensità di ogni parte di te,
capace di far evaporare la sgradevolezza,
trasformandola in bellezza e verità.
Di te mi sazerei,
cibandomi di incertezze e dubbi,
scalciando quel sapore acro della maturità,
per assaporare il gusto del mistero,
e dei tuoi capelli sciolti, neri,
delle tue mani sottili,
dei tuoi occhi profondi,
e del tuo sorriso bambino,
sazierei la mia sete d’amore.
Di te bacerei ogni centimetro del tuo corpo, elegante, immaturo, irriverente,
per poi ricominciare ancora e poi ancora,
fino a perdermi e vagare tra le stelle di una notte senza luna.
In modo che nessuno sappia e giudichi e invidi,
l’amore di un uomo e una giovane donna,
fatto di parole e mistero,
che mai accadrà,
per restare sempre nei sogni,
e così essere eterno e misterioso,
per sempre,
per sempre.

 

 

 

 

 

 

Non ci sono poeti a riscaldarmi l’anima stanotte

Io graffio e scalcio.
Non chiamatemi pazza.
Io voglio essere rispettata.
Io amo le persone,
anche se gocce di sangue
hanno violato il mio corpo,
lasciata da sola con il mio dolore.
Ho bisogno d’aria buona, di andare e restare e rotolare e lavarmi, non chiamatemi pazza.
Io amo la solitudine che separa le parole.
Io piango di nascosto.
Ho gambe muscolose e un culo che mi piace.
Io sono donna.
Nessun uomo capirà il mio dolore.
Io mordo, io soffro, io regina, io amo.

 

 

 

 

 

 

Rigenerazione

Silvia Baiocco

Silvia Baiocco

 

 

Il sangue schizza nelle vene,
come i raggi del sole illuminano la terra
L’amante sorride, con occhio folle e fondo.
Sui loro corpi splende un sole annoiato ma gentile.
Evening, lights, and life.
Frammenti di stelle del tempo e del senza tempo.
Puntellano le rovine.
Il senso rigeneratore, la primavera.
Lenta e audace.
L’amore.