Sintobiografia e sintoscritti di Maria Cristina Pazzini

pazziniNata a Roma nel 1961 sono Architetto di Interni, ho lavorato presso lo Studio Nervi e il Teatro dell’Opera di Roma, come scenografa, attualmente mi occupo della Fondazione Gianfranco Sipari ONLUS il cui fine è la costruzione di una Casa Famiglia nella città dell’Aquila.
Nel corso della vita sono sempre stata impegnata nel mondo del volontariato, in diverse organizzazioni. Sono diplomata Operatrice Shiatsu e ho lavorato con i disabili. Scrivere è la mia passione, nel gennaio 2014 ho pubblicato un libro per ragazzi dal titolo “Il coraggio degli animali” con la Gangemi Editore; nel 2015  “Tre volti di donna” edito da Albatros, libro a sfondo sociale; nel 2016 “Dall’alba al tramonto – La vita di un giorno”  Aletti Editore, libro che coniuga narrativa e poesia.
Amo affrontare nuove sfide. Mi piace pensare che il meglio deve ancora venire.

 

 

 

 

 

… Sarebbe una bella cosa, sgombrare la mente e far spazio alla fantasia, là dove la realtà è stretta in uno spazio tra due vie troppo parallele.

 

 

 

 

 

 

A Pascal

Un eco di parole mi colpisce il cuore
un sussurro sempre più alto si trasforma in un chiacchiericco
poi in un vociare e in ultimo in un coro che canta scomposto
un maestro d’orchestra rimette tutto a posto
prove su prove e il coro prende la stessa strada
una linea retta con degli acuti e dei bassi
una melodia che si alza dalla terra per raggiungere il cielo
un colore bruno che si fa turchino per ricade in gocce terrene
un filo diretto tra terra e cielo unisce l’incognita che la vita ci concede.

 

 

 

 

 

Specchio di vita

P.Picasso

P. Picasso

 

 

Uno specchio dismesso, trovato in cantina nella penombra di un giorno di pioggia, il suo bagliore mi acceca, un raggio di luce lo colpisce di striscio e di striscio colpisce il mio viso. Lo guardo intensamente, lui ricambia lo sguardo riportando alla luce la mia immagine, i capelli arruffati, gli occhi contornati da piccole rughe, che nell’oscurità neanche si vedono, ma danno allo sguardo un che di stanco; il vestito sgualcito “peccato non ero così, ma forse l’età…” mi dico quasi per consolarmi, poi mi passo le mani tra i capelli biondi, li aggiusto come aggiusto il bavero della camicetta di pizzo, soddisfatta decido di scendere da basso, prendo lo specchio, è scheggiato nel centro. Poi mi guardo in giro e scopro altri cimeli vecchi e polverosi: cappelliere, borsette e giocattoli di altri tempi.
Ero andata in soffitta convinta di buttar via tutto, torno in casa con le mani piene di ricordi passati. Tra tutti spicca lo specchio con la crepa nel centro, che attraverso il mio viso racconta la mia vita, un percorso di vita visto da me, come lo vedo io e nessun altro. Sospiro e lascio lo specchio in anticamera.
Prendo gli altri trofei, starnutisco, la polvere mi assale, ma continuo, li pulisco per bene e i vecchi oggetti, tirati a lucido, prendono un aspetto migliore.
Mi dico soddisfatta “l’età è solo una questione di Amore”.
I miei occhi perdono di colpo il velo di stanchezza e brillano come dieci anni fa.

 

 

 

 

 

Fuoco

Tra la brace quasi persa di un color grigio polvere, sotto sotto arde qualche scheggia di legno ancora vitale, un guizzo sprigiona quella scintilla che fa sognare.
L’ambiente è tiepido, ancora per poco, avvolto dagli ultimi bagliori; al centro del salone il grande camino di pietra grigia, accanto, su una poltrona consumata, un vecchio uomo è seduto, ricurvo su se stesso, con una giacca stranamente nuova di velluto rosso scuro e il bavero di raso nero. L’uomo è intento a pensare, solo, nel silenzio della sala, mentre fuori inizia il clamore della festa; pensa alla sua infanzia, rivede quel grande spazio rianimarsi di volti, parole e profumi, i profumi della sua infanzia, indimenticabili, tangibili come fossero cose, profumi di dolci appena sfornati e portati in trionfo da Tina, la cuoca di casa… allora i bambini, con lui a capo, erano una banda di malandrini. Poi di nuovo silenzio il profumo si perde… lo scoppio dell’ultimo piccolo ceppo, il fuoco si spegne, il bagliore rimane negli occhi del vecchio, mentre una frase gli risuona nella mente, ” Gli alberi grandi e forti non si abbattono mai da soli, ma solo per volete di altri “,  e con la voce tremante il vecchio augura un felice Natale al mondo, poi apre la grande finestra, entrano a frotte le allegre parole dei passanti… in lontananza prendono vita, splendidi fuochi di artificio…

 

 

 

 

 

Un anziano mi ha detto

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Dal web

 

Sono in compagnia dei miei pensieri,
la notte si affaccia e
i volti si affollano.
Il passato ritorna
mi scuote prepotente
appena cala il buio,
poi con la luce si dissolve
e la pace mi pervade.
Un senso di piacere mi ricopre il cuore
nell’affrontare
il giorno di sole.

 

 

 

 

 

Oltre le nuvole

Lo sguardo puntato in alto, su quel cielo color cobalto che oggi è punteggiato di bianco, di nuvole, ma il mio pensiero le supera, va oltre, entra nella fitta nebbiolina fresca e accattivante, per ritrovarsi in un altro mondo, quello dei ricordi e delle antiche emozioni, poi una scossa mi scivola addosso, un lieve gridolino mi raggiunge, è quello di un bambino, mi rivedo piccina che corro felice verso non so cosa, ma dove essere una bella cosa, perché sul viso ho scritto che sono felice, quella felicità pura e assoluta propria dei bambini amati e coccolati, i più fortunati. Improvviso il brontolio del caffè sul fuoco mi risveglia, dalla finestra scorgo un cielo turchino su cui risplende il sole, le nuvole, come inghiottite dal tempo, sono sparite, è ora di cominciare la giornata.

 

 

 

 

 

Dal web

Dal web

Come eravamo

Il pensiero si perde tra le onde delle colline, con il verde della campagna e il blu del mare, fermandosi su quel casolare di pietra fresca e bruna, mentre i bambini corrono tra i tini di legno profumato, dove il mosto scuro e vivace ribolle festante.
Una voce tuona più alte delle altre, è quella del nonno, un uomo antico con i capelli bianchi e la barba poggiata sul petto; la barba si alza e si abbassa a ritmo del suo respiro, segnando il tempo che passa, il suo sorriso illumina le pietre della costruzione, dove l’uomo nacque un giorno e dove troverà dimora la sua discendenza.
Un piccolo bosco di querce fa ombra alla casa, dando frescura preziosa nei mesi di caldo assolato della campagna di Romagna.
La salitella di cemento ruvida e grigia, immette nell’atrio di casa, davanti una scala di marmo, al suo fianco si apre un lungo corridoio buio con piccoli salottini infilati come una collana di perle su cui è inciso il nome di ogni antenato, gioielli di ricordi per non perdere la memoria dell’antica famiglia.
Il vecchio, ansimando, avanza sul pavimento di cotto sconnesso, spiegando, da buon padrone di casa, la vita che si srotolava tra quelle stanze all’epoca della sua infanzia, un’epoca passata, ma non dimenticata; la vita di oggi è figlia di quella di ieri e il profumo di muffa e di buono, che assale le narici dei giovani visitatori, deve rimanere impresso nel ricordo, per avere la forza di guardare avanti e di crescere. Un giorno saranno loro a illustrare quella casa ai figli e ai nipoti, se questi avranno ancora la pazienza di ascoltare.

 

 

 

 

 

Attimi

Momenti vissuti
come fili d’argento,
srotolati da mani sapienti
avvolti e accarezzati
coccolati
anzi
valorizzati,
protetti dal tempo
che scorre lento
e lascia una scia
lucente
di spuma variopinta,
donando alla vita
un tocco buffo,
uno sbuffo colorato
su di un muro immacolato,
caldo come una carezza,
bello come un raggio di sole
che si insinua dolcemente
nel cuore
colmo d’amore,
facendolo sussultare.

 

 

 

 

 

Mulini a vento…

Mi accarezzano lo sguardo
Con movimento lento
Di pale mosse nell’aria
Leggera e sottile,
Quando all’improvviso
Gira la corrente
I legni si voltano
E si rincorrono cambiando
Il corso della vita
Giungendo a toccare
La vetta del cielo.
È ora di sognare.