Sintobiografia e sintoscritti di Francesco Garrambone
Francesco Garrambone nasce a Gallarate, in provincia di Varese il 14 novembre 1991. Durante la sua infanzia mostra il suo talento artistico-creativo. Molto capace nel disegno, si appassiona presto alla grafica pubblicitaria e al montaggio audio-video. Diplomatosi presso l’I.P.C. G. Falcone di Gallarate, come tecnico della grafica pubblicitaria, collabora con l’agenzia I2O Web e grafica di Cardano al Campo, svolgendo lavori legati alla grafica Brand Identity e al web. Nel 2012 consegue la specializzazione in Visual Design, presso la Scuola Civica Arte e Messaggio di Milano e nella stessa città, collabora con la Lilt, in qualità di grafico creativo, seguendo progetti grafici di comunicazione Btl e di marketing. Seguendo la sua passione per il montaggio cinematografico, frequenta il corso di operatore di montaggio cinetelevisivo e di effetti grafici, presso il CFTA di Milano. Come grafico freelance, collabora a diversi progetti grafico editoriali, creazione di loghi, video e grafica web, e partecipa a diversi concorsi grafici, ottenendo importanti riconoscimenti. Finalista al concorso video La violenza dello stereotipo, al concorso logo Milano città della corsa e a quello della Lega Nazionale di Difesa del Cane di Segrate, vince il concorso restyling logo CCCM, campagna pubblicitaria Tic Tac Summer Edition, scrive due spot radiofonici Veicoli commerciali Peugeot, segue il montaggio video CorriMi. Vincitore del concorso logo La Somma di noi e finalista al concorso creativo del logo snowweek 2015. Nel 2015 collabora come grafico e consulente presso l’agenzia AG Communication di Gallarate, realizzando la grafica del sito e marchio-logotipo per un centro estetico. Poi a Milano propone la grafica dell’invito per l’evento Milanounica. Nonostante l’intenso lavoro come grafico, non tralascia mai la sua passione per la musica e la scrittura, infatti scrive vari racconti a tema per Radio Uno.
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La prima volta al cinema
Una sera di novembre Gianfilippo andò finalmente al cinema. Era contentissimo, perché, per la prima volta, andava assieme asuo padre, enon vedeva l’ora di vedere il nuovo film appena uscito,da poche settimane, EYE OF TIGER. Arrivati all’ingresso del cinema, il suo sguardo si diresse dapprimaverso la locandina del film, poi verso l’orologio: erano le 19.30…
– Perfetto! – esclamò.
Sul giornale del suo papà, c’era scritto che iniziava alle 19.35.
Andò alla cassa, per ritirare i biglietti; c’erano poche persone mentre aspettava il suo turno.
Il suo sguardo si incrociò con quelli degli altri, in particolar modo si fermòsu una ragazza, forse la conosceva.
Lo salutò, ma Gianfilippo non ricordò dove l’aveva vista.
Entrarono nella sala dove proiettavano il film, si sedettero nei posti assegnati. Erano immobili.
Al buio, davanti ad uno schermo gigante, che quasi li avvolgeva… Le immagini, i suoni, le musiche e gli effetti speciali, riempivano l’ambiente circostante, creando un’atmosfera particolare, che rendeva più emozionante la proiezione. Le sale erano arredate come delle carrozze ferroviarie.
L’inizio del film, era segnato dal fischio del treno e dal rumore della sua corsa sulle rotaie.
Durante la visione Gianfilippo ebbe l’impressione di essere trasportato
in un mondo già completo e conosciuto, fatto di fantasia e personaggi irreali.
Quello spettacolo gli regalò una forte emozione: finalmente aveva scoperto che cos’era il cinema.
Al ristorante Ore7
Era quasi l’ora di pranzo, con i miei colleghi ci recammo all’appuntamento. Avevamo molta fame e, dopo una lunga giornata di lavoro in ufficio, pensai a quel localino: “Ristorante Ore7” che era ubicato al centro, poco distante dal nostro ufficio. La scelta di quel ristorante ci rendeva di buon umore, perché lì si mangiava divinamente, e il personale, non a caso, era composto da sette ragazze dall’animo gentile, cordiale e professionale.
Appena entrati prendemmo posto ad un tavolo a noi riservato, accanto alla finestra, con la veranda che dava sul mare. Il locale aveva due sale molto spaziose, sulle cui pareti, erano appesi dei posters musicali e dei quadri di De Chirico sulla Metafisica.
Per Giada era un giorno importante, perché aveva realizzato il suo sogno: quello di fare la cameriera proprio in quel ristorante. Nonostante fosse agitata ed emozionata, appariva sicura di sé, con il suo sguardo magnetico e rassicurante, sempre sorridente con i clienti.
La cameriera ci porse il menu, e si allontanò, per prendere l’ordinazione ad un altro tavolo.
Passarono altri dieci minuti, e la vedemmo arrivare per prendere le nostre ordinazioni.
Prendemmo un primo e un secondo, mentre l’altro collega, avendo tra le mani la lista dei vini, scelse un buon rosso siciliano e la cameriera annotando l’ordinazione, atteggiò un’espressione di approvazione – Complimenti per l’ottima scelta! – disse e si concedò, con un referente cenno del capo.
La valigia, l’oggetto dei viaggi e dei ricordi
Il sole inizia a sorgere rischiarando il cielo, ferma ai binari di una stazione,
una ragazza dal nome Sanja, dai lunghi capelli color rosso/porpora,
ha con sé una valigia troppo grande e, così minuta,
aspetta intimorita il momento della partenza per un lungo viaggio,
che l’avrebbe portata alla scoperta di mete sconosciute e nuove realtà,
incontrando nuove persone.
Fin da bambina si era ripromessa di fissare nella sua mente alcune immagini suggestive,
evocative, e momenti significativi della sua vita che l’avevano accompagnata fino ad oggi,
per poi ricordarli nel corso dei decenni. Per lei la valigia rappresentava
l’oggetto dei ricordi piacevoli, piena di sogni, speranze, progetti ed esperienze,
con la voglia di rimettersi in gioco sempre e comunque.
Nel corso del suo viaggio, incontrò un ragazzo di nome Said, che di professione faceva il pittore.
Anche lui, come Sanja, aveva intrapreso il viaggio in treno,
portando con sé una valigia; sulla sua tela dipingeva i sogni di bambini e ragazzi,
su quello che vorranno fare da grandi, e li riporrà nella sua valigia di cartone
con sopra disegnata una mappa, dove aveva segnato il suo percorso.
Said poteva vedere i sogni di quei ragazzi, che erano leggeri come dei palloncini pieni d’aria,
perché quando si parte per un viaggio,si porta con sé una valigia leggera,
piena di sogni e progetti da realizzare.
I ricordi sono i contenuti di quel bagaglio.
L’esperienza, il viaggio, e il segreto, del loro girovagare portando con sé la loro valigia.