Sintobiografia e sintoscritti di Francesco Colaci
Sono nato nel Salento, la terra del mare , del sole e del vento, però, già a sei anni sognavo Milano , San Siro, l’Inter di Herrera. Non ché il calcio fosse il mio forte, ma quella città rappresentava, inconsapevolmente, il giusto compromesso tra la voglia di avvicinarmi ai miei genitori, emigrati all’estero e l’attaccamento alle mie radici italiane e sudiste. Dopo aver vissuto qualche anno in casa della nonna paterna e qualche altro in due collegi italiani, all’età di 14 anni raggiungo i miei affetti in Svizzera. Questo paese, di cui non me ne importava niente, mi ha introdotto al sesso, alla droga, al rock; mi ha insegnato il valore dei soldi e il rispetto per la natura. A 19 anni, rientro in Italia e mi iscrivo a medicina, così, tanto per far qualcosa pur di non lavorare. Mi laureo a Pavia, il più tardi possibile; avrei preferito rimanere giovane e sognatore in eterno. La Vita, mio malgrado, era lì che mi aspettava: mi sposo, ho un figlio, e faccio il cavadenti. Non l’avrei mai sospettato!
Toglietemi tutto ma, vi prego , non il superfluo.
Cosa resterebbe della mia amata nevrosi?
Come riempirei le mie giornate ?
Che senso darei a tutti gli sforzi, il lavoro, gli studi fatti?
Andrei certamente fuori di matto!
Ho bisogno del superfluo
per non rimaner nudo davanti all’inconsistenza del mio essere.
Parole contro
Le ho cercate, le ho inseguite
quasi mai verbalizzate
… al pari delle mie voglie
… al pari delle mie doglie
Come pecorelle, dalla mia vista impaurite,
si son dileguate
È vero, né poeta né scrittore…
volevo esprimere con parole,
duelli che non fan rumore.
Ma non ho più la speranza
che diventeranno mai grandi
abbastanza
… al pari dei miei pensieri
… al pari dei miei desideri.
Il mio primo incontro con me
Il pallone, rotolando, si infilò per una finestrella e finì nella cantina del nostro vicino di casa.
Toccò a me andarlo a riprendere, ero ancora bambino, mi feci coraggio; aperta la porta di quella che mi sembrava una caverna, cominciai lentamente a scender una scala scavata nella roccia, rasentando il muro freddo e grezzo. Gli occhi smarriti, non ancora abituati alla penombra di quell’ambiente estraneo, favorirono l’insorgere di un senso di vertigine, di vibrazione interna.
Il cuore mi batteva forte in gola, vedevo la palla, ma non riuscivo a raggiungerla, perché immobilizzato da un incantesimo o, forse, da un’enorme ragnatela…
Senza voltarmi, feci marcia indietro e raggiunsi la luce abbagliante del giorno.
Potrò mai scordare quel primo incontro col mio inconscio?
È qui la festa!
Un esercito, un esercito di esperti “youtuber” ci spiegano, in pochi minuti, quanto è facile liberarci dalle nostre ossessioni, manie, malinconie, paure quotidiane; che la felicità è alla portata di tutti, che le nostre insicurezze si risolvono con pochi accorgimenti, a volte un atto di volontà è sufficiente, secondo il noto detto: volere è potere.
Basta seguire con attenzione le loro spiegazioni, senza impegno economico…
Emuli dell’ineguagliabile coppia Mago Do Nascimento Wanna Marchi, stanno monopolizzando i social.
Ma quello che più mi stupisce è la lettura di certi giornali “on line” pronti a servirti notizie à la carte, sempre attenti a soddisfare la pancia dei lettori più ingordi.
A Fra’ che te serve?
L’ultima baruffa politica!
Un incredibile ma veramente falso!
Un guardate cosa succede!
Oppure omicidi, stupri, rapine a gogò, da far impallidire ” Studio Aperto”.
E dulcis in fundo, non potevo non menzionare i nuovi “maîtres à penser“: i Masterchef !
Per adesso frequentano poco i social, ma vedrete appena mangeranno la foglia…
D’altra parte non si può tenere a digiuno il popolo della rete che non vede l’ora di apprendere l’arte culinaria come filosofia di vita.
Altrimenti che cazzo campa a fare?
A Pascal
Per qualche anno della mia vita, Claudio Lolli è stato uno dei miei cantautori preferiti.
“Un uomo in crisi”, il brano che più di tutti mi rappresentava.
Naturale , quindi, che l’ascoltassi continuamente .Un giorno, all’ennesimo riascolto, cominciai ad avvertire una sensazione di prurito che,a cominciare dalle gambe,si propagava su tutto il corpo.
In breve tempo mi ritrovai a grattarmi dappertutto .
Il mio corpo mi inviava segnali inequivocabili
– Ecchecazz… e mo’ basta!… Me le stai trifolando! –
Come dargli torto?
Passai ai Deep Purple.
Ad occhi chiusi
Ad occhi chiusi vedo la mia terra circondata da due mari, bruciata dal sole, sferzata dal vento; un paese fatto di case bianche, incantato dalle cicale, quando la luce calda e abbagliante favorisce il riposo.
Vedo un bambino che sfugge alla stretta sorveglianza della nonna, entra furtivo in cucina, impugna un lungo coltello ed ingaggia un duello con il fascio di luce che penetra dal lucernario dividendo la stanza, per il resto in penombra.
I suoi fendenti, scuotendo l’aria, fanno danzare il pulviscolo e trasformano quella colonna di luce in un magico caleidoscopio…
Qualcuno mi chiama, apro gli occhi, un altro bambino mi fa: “papa, papa! Vuoi entrare nel mio mondo segreto?”
Alla memoria
Dicono che Folk e Rock
ti abbiano generata,
di una rotta inesplorata ti sei invaghita
Quando il suolo di Woodstock e della Luna
non era ancora stato violato
Tu già cavalcavi gli astri, solcavi le stelle
al ritmo acido delle chitarre
Di conquistare il cuore
non te ne fregava niente
bramavi solo la mente
regalando scintille
promettendo diamanti
e salti, sempre più alti
Anche nel sole mi volevi portare
dalla realtà… emancipare
dalla personalità… liberare
e nell’universo cosmico proiettare, me e la vita mia.
PSICHEDELIA, PSICHEDELIA
Notturno napoletano
Mi aggiro per i vicoli di Forcella,
con una borsa tenuta ben stretta sotto braccio,
mentre sgranocchio una pannocchia abbrustolita.
Ho l’aria di un citrullo, pronto ad esser fatto
fesso dal primo passante.
È chiaro: mi sento un intruso.
Poi, d’improvviso, ne aspiro gli odori… trasalgo!
Barcollo, mi appoggio al muro.
Possibile che mi siano così familiari?
Quando e dove li ho già sentiti?
Ero, forse, ancora in fasce o muovevo i primi passi?
Non importa, basta domande.
Lo spettacolo in piazzetta sta per incominciare:
tra fuochi pirotecnici e funamboliche messinscena…
Napoli mi rapisce
Napoli mi smarrisce.
Notte d’agosto
Simile a te
simile a me
questa notte
che poi, notte non è.
Simile a noi
quest’agosto disattento
che sembra remi controvento.
Di malinconia nutriamo il nostro malcontento;
abbracciamoci ad un nemico
da cui fuggire,
teniamoci stretto un ostacolo da aggirare,
così!
Tanto per parlare…
Agosto
Serenamente precipitiamo
io e te
in un sogno senza fondo,
in questa notte d’agosto
io e te.
Ragazzo sogna
Ore 20,sul direttissimo Lecce Milano , corridoi affollati , sedili a ribalta tutti occupati, solo posti in piedi.
Finalmente si parte!Un leggero refolo spazza fumo di sigarette, odor di sudore e fatica .
Con la fronte ed il naso incollati al finestrino ,un ragazzo sogna ad occhi aperti mentre velocemente scorre il più bel paesaggio…..
“È severamente vietato sporgersi dal finestrino”legge ,a più riprese ,durante il viaggio,cercando di immaginare a quali punizioni venivano sottoposti i trasgressori .
Egli , prudentemente ,si limita a sporger una mano per volta , credendo così di scansarsi il rimbrotto del padre ….Alla fine , cedendo sulle proprie gambe ,si ritrova rannicchiato per terra , le mani incrociate davanti alle ginocchia ed il capo alla continua ricerca della posizione più comoda ;non sembra interessato a “far conoscenza”,nonostante quel corridoio ribolle di urla , bestemmie, storie di coltelli e tradimenti ,tra una vicenda vissuta e una Cronaca Vera..;su quel treno,il ragazzo sogna di rimanerci una vita intera ,insieme a suo padre e sua madre ,dondolandosi al ritmo del tuu tuh… tata’… Tuu-tuh… tata’…tuu tuh… tata’…