Sintobiografia e sintoscritti di Fausto Palermo
Nato sotto il segno del toro nel ’68, sono papà di tre stupendi maschietti…
Ho vissuto serenamente la mia infanzia in Australia.
Amo definirmi l’ultimo dei piccoli poeti falliti, il Don Chichiotte della situazione.
Infermiere da quando avevo 17 anni, di battaglie ne ho viste tante..
Scrivo da una vita, con la penna o con la pancia, catturo le immagini e le trasformo a mio piacere.
” Le farfalle
confondono lampioni per lune.
Girando attorno infinitamente
Sono felici “
Ripenso
Scende una goccia salata
Cantando le gesta positive
Semplicemente conto i fatti
Persone speciali impresse
Che fanno parte della mia vita
Meritano
Sopra tutto
Grazie
Erano anni medi
Si vivevano incubi in bianco e nero
Vite che valevano nulla
E come animali
Non sentivi più nemmeno le braccia.
Conosci i prediletti
Coloro che han menti sottili
Mentre nel calar del sole
Nascosto da pestilenze, guerre ed ingiustizie
Fissi il buio
Tracciando con le dita i sogni.
Il gruppo ti ha protetto
Potevi gridare
Ma non è riuscito a salvarti
Fu la speranza
E quel vetro dove impressionasti le tue dita
Che diventò la tua gabbia
Il tuo volto
Il tuo cuore
Il tuo destino
Che esplose in pace eterna.
A Pascal
Dalle cime tempestose
Albe infuocate incantano silenzi surreali
Dalle rive più tiepide
Tramonti inimmaginabili animano le nostre vite a perdifiato
Perché non v’è più bella certezza
Di ritrovarci ogni mattina
Ed ogni sera
Sopra ogni cosa
Generazione X
Come per sempre
Sigle fatte per durare nel tempo di un attimo
Compresse in forme di carbonio
Dove l’immenso racchiuso è solo forma d’arte d’amare
X è logica di parte
Immenso preludio di ciò che nello stesso istante appare come figura eccezionale
Che nello stesso tempo si affievolisce
Per dar forma alla mente umana che di volontà determina le scelte
Non esiste anima divisa dal corpo
Non esiste il cuore diviso dalla mente
Esiste solo la volontà di sottomettersi alla fragilità
Il volto
C’è uno spicchio di sole che a stenti vuol scendere
Lo rincorro per il mondo
Lo scopro ai discendi
Come se fosse tangibile
Non lo focalizzo in materia
Non lo cerco nella natura
È dentro di me
Un gene
Una perla senza guscio
Il gusto di un anima che non abbisogna di sale
Rincorro questo ignoto con la visione mia
Senza spiegazioni
Ciò che vedo
Ciò che sento
È puro come l’amore
È il sale della bellezza
Come i miei mulini a vento
Sono un folle
Sono un senza volto
Anche io rinasco
Sono stato amato
granello partecipe
Precipito
In quella clessidra
Con i colori della
Memoria mia effimera
Lui ora la capovolge
E possibilità mi perdona
Ho ritrovato un nuovo senso.
Terzo classificato alla Sintogara di Settembre 2014
Un bacio
Un bacio
Un singolo bacio
E trovarmi a guardare il cielo
Con archi disegnati dagli occhi
Aveva ragione
Sotto tutta questa pioggia
Non era il migliore
Lamento infinito di corde tese e accordate
Lungo quella strada dove aveva riconosciuto le stagioni
Sguardo determinato
Dentro le distanze
A spiegarti quanto fosse irresistibile
Lui che volare non sapeva
lasciò la sua sciabola per terra..
Un singolo bacio
Un senso
Un singolo senso
Un uomo che odia
Un bambino che piange
Ne aveva abbastanza..
L’uomo nero
Con tutti i torti
Lo giudicavano
Un singolo uomo
Cervello compresso
Teca racchiudi ciò che respirai all’aria aperta
Definire l’universo
L’immenso proposto
Stretto essiccato stropicciato
Colori sapori gioie sorrisi scherzi baci indecenze occhi amore auto mani capelli campana corda segni schiena
Una fettina tagliata e riproposta nel mio archivio
Dove spazio deve trovare
Tra la sorgente delle lacrime
E la fine del mondo
Debordo
Stravaso
Non riesco più a trattenere questo respiro che vuole asciugare ma che non sa come fare..
Grido nel mio interno dove nessuno mi sente
Farò danni al mio corpo proprio dal di dentro.
Maledetta
Maledetto me stesso che non ho più spazio sufficiente.
Ricomincio
Ho i suoi lineamenti qui davanti
Labbra che dicono tutto
Scruto dall’angolo dell’occhio
Ma lontano dallo sguardo..
Lascio la mia scia preferita
Dove non c’è più certezza
Che la mente mia
Rallenta i battiti del mio cuore
Ricordando le sue trecce tra le mie dita…
Legame interrotto per forza di volontà
Ne senti l’assenza
Dove prima leggevo tra le righe
Falsetti d’autore…
Convinto lupo di mare
Sfoggio il mio sorriso
Intrepido
Spavaldo
A quella luce lontana
Che rappresenta la mia felicità
Il mio traguardo…
Cercando di non voltarmi mai più indietro
Respirando lentamente
E godendomi i frutti della stagione
Barocco e Medioevo
Sotto certi aspetti Mark si rifaceva a discorsi complessi per farsi ammirare nel suo dolore
In altri semplicemente descriveva le sue emozioni
Giocava con i verbi a volte nascondendosi molto bene
Altre invece usciva fuori tutto il disprezzo per la sua incapacità di superare un momento difficile
Ho il permesso di uscire nei gironi
A curiosar per quello che sarei potuto essere
Nessun dazio a Caronte mentre osservo anime standardizzate
Vago con me stesso in luoghi senza ombra
Riconoscendo colpe negli occhi altrui
Le stesse che fatico a perdonarmi
Sublimi attimi degli amanti che per nome si cercano
Mi sfiorano e ne riconosco lo strazio
Non sono agitato
Continuo il mio curiosar per queste colline
Tra invidia e manie e molto altro
Percorsi familiari che in salita portano a dove sono ora, in cima
A dialogar con la mia coscienza
È arte
Mani che esplorano
Un corpo desideroso,
In punti che nemmeno sapevi d’avere…
Mani che stringono,
Impedendoti di fuggire
Da cordini bagnati..
Mani che ti accarezzano il viso sopraffine,
Dove occhi si perdevano teneramente…
Quando c’eri tu.
Mi temevi
E ti piaceva…
E penso…
Penso di sbrigarmi
Chè non è il mio posto
Non sei la mia donna..
È la mia anima
Che vola troppo alta,
Rendendoti un oggetto
Per puro sfogo mio.
Cielo
Disegno con le dita
Scaglie di memorie
Mentre il vento
Rende elastiche
Quelle nuvole graffiate di sorrisi
Disegno con le dita unte
L’indice di rosso
Memore dell’ardore che rispecchio negli spazi altrui.
Il medio di verde
Per il dolore allo stomaco che mi prende quando non riesco…
L’anulare di marrone
Come i mattoni posati nel lego che mi costruisco.
Il mignolo di giallo
Per colorare il sole che sorge sempre in mezzo ai monti.
E, il pollice di nero
Sulle gote… a ricordar del guerriero in me innato.
Mentre i miei occhi sognano ciò che mani non sono in grado
L’eterna diatriba del vento che muove il tutto…
Profumi di saggezza
Definisco l’orizzonte tra il cielo e il mare
Camminando scalzo
Con le mani congiunte
A mala pena m’accorgo della differenza nei due piedi
Che ora bagnati
Od ora leggeri
In equilibrio fermano il tempo
L’equilibrio in una follia
Nel mescolar i sogni e la realtà
Se per davvero ne esistesse la differenza
Come per il male ed il bene
Ed invece è proprio il fuoco che ti fa conoscere il gelo
Come l’assenza per l’essenza
Salto ora nel buio
Emano luce da tutti gli spigoli
Dal nero del sole
cui sottrassi tutte le energie
Compresso in cinquantasette anime
Decido di spaccare l’apice
Frantumando una vita imperfetta
Donando raggi alle sette dimensioni dell’universo
È bastato un sol colpo assestato nel punto giusto
Dove dolore e miseria limano l’amore e la poesia
Ora Indefinitamente persi nello spazio
Adesso…
Tra l’infinito, il passato e il futuro
Sono io
Nel buio più assoluto
Sospeso in aria
Attorniato da mille lucciole
Mentre con gli occhi spalancati
Ammiro la bellezza
Ascolto il silenzio