Sintobiografia e sintoscritti di Danilo Donati
Nato a Firenze il 18 10 1966 , residente a Prato dal 1995 .
Sposato, un figlio di 21 anni , lavora nel settore delle telecomunicazioni .
Passioni un po’ tutte.
Non riesco ad ascoltarmi, il suono rimane confuso, compresso nelle tonalità più alte.
Mi avvicino al cuore.
invano.
I miei lati oscuri
Siamo identici ma in apparenza.
Uno di noi bara, inganna gli altri tre.
Non facciamo quadrato.
Ma un oscuro triangolo.
I miei colori
Antracite
Una malattia. Uno scherzo del destino. Fuggono gli altri.
Solo Nero rimane.
Fratelli nella cattiva sorte
Pervinca
Quando il bianco virginale fa difetto arrivo io.
Sobrio, elegante , surrogato di una felicità in seconda istanza.
Sono una seconda possibilità in-colore
Mogano
Quando mi invitano alle feste dei colori , invidio il Vinaccia sempre così ricercato.
Il Bordeaux così charmant.
Io lì, come un soprammobile.
Salmone
Risalgo la tonalità dei rosa controcorrente.
Ad un tratto uno shocking l’incontro con il pastello.
Noi Rossi
Fra le rovine di Pompei, fra le calle veneziane, siamo un segnale ma cardinale?
Fragole e sangue. Bruciamo lentamente come pomodori al sole.
Come manovali che assommano mattoni.
Noi Rossi, in ogni tonalità.
Magenta
Ridotto a tipografo laser, io, lunghezza d’onda infinita.
Cremisi
L’accento mai ben posizionato. Mi credono un beige gelato; sono un rosso bollente.
Maldicenze.
Bevo una birra ghiacciata
la testa rivolta all’ingiù.
la faccia Bianca come le belghe trappiste.
l’umore nero come una Guinness appena spillata.
gli occhi rossi come una scozzese ambrata.
Congestioni l’attimo
Ho fatto finta
quanti caratteri letti sul cellulare ti danno l’idea di una doccia gelata?
la birra ghiacciata sul tavolino all’aperto.
Caldo all’infuori di te
Scelse le stelle
Meglio la trattoria all’angolo.
450 euro.
un antipasto scarso, due primi e due dolci.
il vino 100 euro.
Le stelle saranno meritate.
ma non possono chiedere la Luna.
Esodo
tutte le cianfrusaglie, vestiti, ricordi, baci , carezze, schiaffi , canzoni, respiri .
in una valigia mai abbastanza capiente.
un esodo dal tuo cuore, dalla tua vita, dalla tua bocca.
Incomunicabilità
Sentii il rumore della porta sbattersi.
volevo andare a consolarla, suonarle il campanello.
Sentivo le lacrime, i singhiozzi.
Sentivo.
Ma la mia porta era chiusa.
Serrata. Bloccata.
Una doppia mandata di incomunicabilità
Ed è subito sera
… Non esistono più le mezze giornate.