Sintobiografia e sintoscritti di Concetta Ducato
Siciliana d’origine, nasce nel bel mezzo dell’estate del ’65.
Senza una vera meta,
dove non può con i colori,
prova con le parole
a fondere i rumori della strada con il mare,
suo per passione.
” Tante cose rende chiare questa luna di passaggio
e senza voce giunge l’eco del suo canto rotto… “
Del mare
Conoscerne i passi
è perdersi
tra mille granelli
di vita vissuta
e tratti taglienti.
In uno scontro continuo,
nell’unica voce
della sua presenza
sfidata da voli
che non sanno sdoppiarsi.
Intrecci incalzati
da acqua esaltata,
in un invito e richiamo
a cancellare quei passi
nell’attimo esatto
in cui ubriaca.
Un patto, senza accordi,
senza vincoli;
una sorta di sfida,
impari
ma efficace.
Una danza suadente
che non lascia scelta
che dissolve la fretta,
quando sconfitti,
si sta li a guardarlo.
Abiti e habitat
Non si associa sovente l’azzurro alle terre,
si tende a rimanere tono su tono.
Eppure una camicia colore del cielo
su un pantalone marrone, specie se di lino,
ricorda tanto
la freschezza delle acque sugli scogli.
Dell’afa di ieri, del mare di oggi
Prima del mare:
con la musica della sera
e la mente dove il bianco nasconde.
Vaghe le parole:
fuori, oltre qualunque pensiero definito,
le dita non aspettano.
Prima del mare,
prima di liberare i capelli e alzare gli occhi,
prima di arrendersi.
Dell’afa di ieri e del mare di oggi
Prima del sonno
C’è ancora un posto
dove poter riporre
le mani tra i capelli
e gli occhi
in una distesa di suoni pacati.
Un respiro lungo,
un fiato libero.
Corpo a corpo
con un sole a riposo.
In un fine accordo
di sassi sfarinati.
Senza provare a parlare.
Senza coscienza.
Tempo
Tempo di roba nuova da ordinare
e storpiature da evitare.
Di scarpe non ne bastano,
per proseguire altrove.
Tempo: che se manca lo vedi passare;
ad averne, invece, schiaccia e imbroglia.
Di pagine da imbiancare,
da tenere pronte per il ritorno.
Tempo, che il primo passo si lasci andare
e il fiato riprenda a guardare fuori.
Fermo, solo il tempo delle chiavi.
Ed è l’attimo esatto per ripensarci.
Insonnia
Non si sa cosa sia, un altro mondo fatto di immagini a compasso. Preciso nell’espressione, riflessivo, di strade camminate. Un mistero di colori che non si chiariscono a parole.
E non importa se la notte giri intorno a nuove ore, che il buio si rallegri.
Nuove le dita appena forti per imprimere l’orgoglio di rifinire i contorni. Nuovi anche i sospiri per non riuscire a leggerlo.
Di fronte, appena oltre un confine di terrazze, e non dorme.
Di regali come questi il mare ne concede, basta solo non urlarglielo quel grazie.
Turno di notte
La notte non è mai la stessa
comincia presto a volte
e non lascia il tempo di mangiare
tiene svegli con racconti di storie partite da lontano
o dimenticate a casa
Chi la scambia con il proprio letto
si volta dall’altro lato
e lascia fare, stringendo i denti
per altri invece comincia poco prima dell’alba
con minigonne e vomiti senza equilibrio
in quelle nottate perse
per gioco o per dimenticare
continuandone a parlare
La smonta arriva sempre
con un campanello suonato per sbaglio
all’odore di caffè
e un entusiasmo che smorza il sonno
ma non il desiderio di vedersi fuori
prima che il mondo sano
scenda in guerra con la strada