Sintobiografia e sintoscritti di Anna Dixie
Nata a Napoli , città delle sirene
ma lei è fata o strega, basta non agitarla continuamente.
Beve in grandi dosi letteratura, preferisce i fumetti.
Paranoica dello studio umano preferisce l’amicizia in tutte le sfumature.
Sacra e profana, tata a tempo perso.
” … Ma lo sai che cercai nelle tasche?
Lo sai che feci lunghe passeggiate a riva
solo per vederli?
Ero certa che con il rigore lunare apparivano,
che scema, sempre ad ascoltare favole,
sempre ad ascoltarti… “
A Pascal
La pioggia accarezza melodie,
il lento scivolare
sui vetri
sfuma sui ricordi.
Le parole ed i silenzi
riempiono
l’anima.
Danza sottile
del male di vivere.
Abbraccia la malinconia,
quando diventerà
tua e leggera,
quando anche
l’ultima sigaretta
brucerà tra le dita
Sarai solo il
tempo che passa.
Sarai quell’onda
che freme
per toccare
sabbia.
Sarai la musica
che non esiste.
Sarai la mano che cerca
virginei fianchi.
Sarai consapevole
dell’inutile affanno.
Solo allora, avrai
l’ombra di un sorriso.
Colori sbagliati
Questa primavera
ha il grigio nell’anima
non sento profumi
non vedo il mandorlo in fiore.
Non vedo la linea sottile dell’orizzonte.
Nuvole offuscano i miei capelli.
Sarà domani, estate.
Improvvisamente abbraccerò colori.
Ho sceso mille scale
E mai per me era
scendere leggera,
mai per me era
scendere per respirare.
Era
l’erba incolta
che tracciava il mio sentiero.
Io scendevo,
accontentandomi delle scale.
Musica muta
C’era il porto
Una musica in sordina
cantinelava per noi.
La sentivamo
diretta.
Era il faro,
che illuminava
le viscere
dei nostri pensieri,
morti da tempo.
E si cercava spazio
ed ampio respiro.
Si cercava una musica
che non suonava più.
Di solo mare
Perdonami.
Di solo mare si vive meglio, forse.
Ho il mare dentro
e sassi nelle scarpe,
ho l’illusione
di esserci
e la razionalità
del vuoto.
Ho mare che luccica
da solo,
vomito
parole
che poi sterilizzo
nel mare.
Ho il mare dentro,
e sabbia nei pugni chiusi.
Chiudo parabole,
ne afferro il senso,
traiettorie
perse,
ipotesi
dannate.
Ho il mare dentro
e perdonami,
io vivo diversamente.
Tango
Una lunga gonna rossa
danzò tutta la notte
abbracciata
a sensuali note.
Caddero fiori e rose e lune,
caddero propositi innocenti,
cadde la certezza di resistere.
La musica danzò
accompagnando
all’unisono
corpi che giacevano
di proprio spirito.
Caddero veli e pensieri.
Restò un tango colpevole
di sana passione.
Di giugno non si muore, si aspetta la notte
Mi sveglio all’alba,
quando i rumori sono ovattati
e la luce è tiepida.
Ho piedi scalzi
e voglia di caffè.
Ho rumori nell’anima,
che conosco solo io,
afferro le matrici
del ventre,
per respirare piano.
Ingoio sigarette fumate
con finta energia,
più
per gusto,
che per esigenza.
Ho pensieri che traballano,
la lavatrice gira,
cerchi concentrici
sbattono contro il muro del suono.
Ho il pianto debole
e la voce bassa,
ho i passi nel cuore,
come orme lasciate.
E mi basta svegliarmi domani.
Sul prato, a piedi nudi
Era lei stesa
sul prato
con i suoi jeans…
e i lunghi capelli.
A piedi nudi solleticava foglie.
Solleticava voglie
sopite da troppo tempo.
Il sole aiutava
languido e sornione.
Lui, baciava le sue voglie,
toccando prato fresco
con i piedi.
Scene da un interno
Ho poca voglia
e un interno
da arredare.
Ho pareti
bianche
e graffi
sulla schiena.
Disillusa
e impreparata
alla vita,
ascolto specchi
che rimandano
solo riflessi.
Delle mani che restano
Ai piedi del letto,
come proiezioni
dei pensieri
che non ti assolvono.
Respira più forte
e senti che profumo stasera.
Ma non ti basta
a lavarti l’anima.
Non resta che silenzio
e parole non dette.
Non resta ombra che proietti
luce.
E’ tutto un andare,
un lento andare.
E troverai passi
che accompagneranno
i tuoi.
A piedi nudi si vola meglio
Senza stivali,
si vola meglio, se c’è prato.
L’importante è planare,
l’importante è scansare
l’ovvio
ed il relativamente facile.
Volare.
Vorrei essere ala
per accompagnarti
all’inferno.
Non esiste il paradiso,
non su questa terra.
Esisto io,
i miei pensieri
e la mia voglia di volare.
Uso piedi e mani
uso bocca ed occhi.
Uso le mie maledette parole.
E non bastano stelle da trafiggere.
Confesso
Confesso di aver creduto in un dio.
Confesso l’alibi debole e la molla inclinata.
Confesso il mio silenzio,
atto a decidere delle nuvole in cielo.
Confesso nelle mie gambe
e nella gioia di essere femmina.
Confesso debolezze per rinascere vergine.
Per rinascere fenice.
Confesso nel tempo che ho dato
pregando un dio malvagio
di restituirmelo.
Buonanotte
Buonanotte
Agli intrepidi di cuore,
ai silenziosi
che osservano
e tacciono.
Alle guerre,
che sia sempre l’ultima
e la prima della resa
umana.
Ai bambini
vittime innocenti
e grumo di sangue nel nostro utero.
Alle stelle che non cadono,
perchè i desideri
non esistono.
A me,
che sono sempre uguale
anche nel reale,
a voi,
che spero lo siate
nella vita.
I profumi del niente
Assolvono
le nostre paure,
barche di carta
alla deriva.
Incespicano
nella tribologia quotidiana.
Fummo quello che
non sognavamo,
fuggendo
meandri pericolosi ed irti.
Abbiamo ancora mani
da stringere ed occhi
da asciugare.
Profumi di nulla,
come acqua che scorre.
Gonne da alzare controvento
e stupidi bisbigli da sussurrare.
Voi, che parlate ancora al cuore,
accarezzate le gambe del domani.
Sarò incolore e indolore,
lascerò scie come barche di carta.
La donna del fiume
La donna del fiume
Eterea,
come nube
si inabissò.
Perle a cingerle i fianchi.
Branchie
per respirare.
Toccò il fondo
perle
a lambirle l’anima.
Io sognavo
Era novembre
e c’era scirocco,
30 gradi
e voglia
di foreste incantate.
Sorridevo
oramai
gli alberi abbracciavano,
radici stringevano.
Io,
sognavo.
Virtuale – dislessica
Appoggiata
alle nuvole,
la piena
meraviglia
visse
istanti.
Di luci
artificiali e neon
che fulminavano,
seppe farne a meno.
Giostrò una mano,
gli occhi seguirono
l’apnea di un sogno.
Mostrò la bocca,
bocca di razza
di riso
andato.
Preferì la dislessia
di un incanto,
chiuso nei palmi
delle mani.
Hot line
Eccomi, sono qui per te.
Sono pronta lucida e consenziente, solo per te.
Dimmi qualcosa di diverso, dimmi del sole e della luna. Raccontami…
E invece no, tu vuoi solo scopare, scopare e scopare.
Mettimi come più ti aggrada, immaginami nelle tue fantasie, quelle sempre uguali,
quelle border-line, dove io sono il mezzo del tuo piacere.
Fallo, ma fai presto, fingi di avere orgasmi e eccitazioni illimitate.
Sono qui, sono la tua donna, toccami di lingua e di mano, accarezza le mie parole sono qui, geisha dei tuoi piaceri.
Continua a masturbarti nel mio pensiero, continua,
a toccare le mie corde, continua,
non hai pensieri, non hai cuore. Continua
e non fermarti, scopami, io sono solo la tua anima stanca.
Il peso dei giorni
Me ne accorgevo negli occhi di mio figlio,
quando la sera mi sorrideva piano.
Leggevo amore e tenerezza,
opacizzata da mani
sempre troppo piccole
per accarezzare.
Soffiavo nei vetri vuoti
che erano a rendere.
Sniffavo i profumi di un alba
che mi moriva tra gli occhi.
Reggevo la linea del parallelo
in perfetto equilibrio.
Calava anche la luna nel mio abisso.
Sfiorivano i narcisi raccolti primavere avanti.
Ora avevo radici da proteggere.
E petali da spargere nelle ore.
ESiApronoMari
Io non sono impotente, nemmeno tu.
Si muovono cieli e mari,
si aprono buche che non sai.
E sono solo fottute parole.
Ma io non mi sento inutile,
stringo denti e schiaffi,
stringo parole.
Poi la nebbia arriva,
certo che arriva.
Solo tristezza e qualche maglia in più.
Ma non pensare che tutto sia vano.
Si raccolgono fiori nel deserto,
e neve ai tropici.
Si raccolgono rabbia e voglie.
Si conserva.
Poi forse non basta.
E sono solo parole le mie.
Parole che vanno per i fatti loro.
Io non le muovo più.
Nuvole nuvole
Soffiò delicatamente sul pube,
nuvole che giravano nei cieli si posarono silenziosamente.
Erano cirri di neve calda,
lambiva la lingua, tratto di pelle tesa.
Carezzava mani che toccavano cielo.
Erano nuvole dei giorni contati, nuvole che prendevano l’età.
Burattino di spalle
Girava la schiena,
e andava via.
Via da giostre ed altalene,
via da occhi che non vedevano,
mani che non stringevano.
Girava le spalle,
camminava sola,
nella sera, lunga di minuti soffiati,
incollati al tempo.
Nuda di pensieri,
nuda di frecce da scagliare.
Stanca, girava le spalle.
E tutto dietro,
e lacrime dentro.
Girava le spalle,
al burattinaio che le muoveva i fili.
Ultimo sguardo e via.
Di neve che non colsi
Mai pronta,
sempre impreparata.
A volte sussurravo baci
e abbracci monchi.
A volte svuotavo
tasche
per trovarci caramelle.
A volte libravo in aria da sola.
A volte non capivo,
non avevo sensi importuni
a solleticarmi l’anima.
Avevo voglie di femmina
e utero materno.
Avevo dubbi
e analisi parallele.
Pregai me stessa,
dovevo farlo.
Darmi un punto
e poi magari, metterci una virgola.
Nel mentre,
una minestra
bolliva,
ritornavo profana.
Regalavo tempo, orologi e libri.
Sconclusionatamente.
Aspettai la neve a mare.