“Ombre” Eliana Stendardo
Era lunga e snella, l’ombra che si proiettava alla luce dei lampioni notturni.Lei camminava a passo svelto, non le importava di essere stanca, esausta.
Camminando, in ogni passo imprimeva un pensiero.
Nell’ombra della sera, la sua ombra sgusciava da una nuova prospettiva man mano che avanzava.
C’erano anche altre ombre la’, che si agitavano e le danzavano intorno. Erano esse, a tenerle compagnia; sempre lì, nelle notti insonni.
Ombre scure i suoi timori, i suoi dolori che martellavano le tempie, contraevano lo stomaco.
Pian piano, le ombre si impadronirono di tutte le sue ore: anche di giorno erano lì, presenti e potenti, più forti di lei, che pure le affrontava con tutte le sue forze.
Le combatteva senza sfidarle, ma loro non andavano via.
Ogni tanto, lanciava uno sguardo al sole, quel globo luminoso e giallo che faceva capolino tra le nuvole. Era grazie ad esso, che quel panorama poteva essere tanto bello.
Ma era inverno, e c’erano troppe nuvole. Tanto grigio, poco giallo.
E le ombre, eccole ancora.
Vinta una, ne arrivava un’altra. Più grande, più invincibile.
Dopo tanti giorni, e tante ombre, ella si arrese: diede le spalle al sole e guardò la sua ombra.
Era grande, enorme. Nera.
Smise di combattere: l’ombra aveva vinto.
Il dolore inevitabile e tangibile esplose in un fragore muto.
Tutto era buio: l’ombra, invincibile e silenziosa, la possedeva dentro e fuori.
Lei sperava che dopo la resa, dopo la sconfitta, alla fine, sarebbe uscito il sole.
Ma era inverno, c’erano troppe nuvole.
Le ombre, ostinate e inarrestabili, continuavano ad arrivare.