“Notte di San Giovanni” Maga Morrigan
Il pomeriggio del 23 di Giugno, per la casa iniziava il fermento. Giungevano tutte le donne della contrada, anche le più anziane. La prima volta che mi fu permesso di partecipare, avevo sette anni ed ero la più piccola.
Tutte portavano fiori, coltivati per l’occasione, piccoli garofani rossi o freschissime margherite.
Quell’anno c’erano molte rose, le aveva coltivate la nonna nell’angolo del giardino che il nonno le aveva riservato, insieme alle erbe odorose. Aveva preparato grandi mazzi, e uno era guarnito da rami di basilico, dalle foglie grandi e profumate. Era quello che avrei portato alla festa, quella sera, quando i fuochi sarebbero stati accesi.
Sarebbe stata la mia offerta al Santo, perchè proteggesse l’estate della mia vita e io potessi crescere felice e amata. E, lavando i miei occhi con la rugiada del mattino, avrei sognato il mio futuro sposo.
Avevo un grazioso vestitino rosso, che la tata aveva ricamato cantando strane nenie. E mi aveva intrecciato tra i capelli nastri colorati e spighe d’orzo verdi. Qualcuno mi chiamava “palummedda”, cioè colombella. Era una notte di dolci e di incanti.