“Il primo bacio” Salvatore Viscuso
Ho sempre fuggito l’amore.
La mia vita è stata piana, senza scosse.
Ho sempre trovato stupido questo lasciarsi andare.
Sentimenti e passioni, non mi hanno mai toccato.
E sono secoli, che vivo da solo.
Ho una mente fredda, razionale.
Ho cominciato a lavorare presto e, di soldi, ne ho fatti tanti.
Sono vecchio, adesso.
Da cinque anni ormai, mi siedo su questa panchina.
La mia vita finisce.
Senza passione, così come è sempre stata…
…Tuttavia – sono due settimane adesso – questa ragazzina
ha preso l’abitudine di sedersi accanto a me.
Ha quindici anni, e me li ha raccontati tutti.
Ero imbarazzato – ed un bel po’ scocciato – all’inizio.
Ma, presto, mi si è acuito dentro qualcosa di nuovo.
Una sorta di curiosità.
Una forma di demenza senile, mi son detto.
Ma non ho l’energia – o, forse, la voglia – per contrastarla.
“Signore”, così mi chiama: il mio nome non l’ha mai chiesto.
“Signore, oggi sono qui per l’ultima volta. Vorrei darle un bacio. Posso?”
Arrossisce, dicendolo. E mi guarda, intenta.
Poi, lo fa.
Non in fronte, o su una guancia.
Sulle labbra.
Morbidamente.
E si alza. E corre via.
Senza salutare. Senza voltarsi indietro.
La guardo allontanarsi, basito.
Si allontana dalla mia vita.
Da quella stessa vita da cui mi sono sempre tenuto lontano.
Non so che espressione abbia il mio viso, in questo momento.
Potessi vederla, so che non la riconoscerei.
Sì: non può essere altro che demenza senile.
Erano settant’anni, che non piangevo.