“Il paradiso puo’ attendere” Enrico Migliavacca
L’edificio in cui lavoro è brutto assai. La mia stanza, in compenso, è un antro che, al posto delle finestre, ha le bocche di lupo.
Pare che il progettista fosse un diretto discendente del Marchese De Sade.
Dopo aver lavorato nella semioscurità per più di due ore, hai bisogno di una pausa per vedere il sole, per non impazzire. E qui, il brutto edificio, rivela una qualità magica: una terrazza posta su uno dei punti più alti della città, che guarda a sud sul mare e a nord-est sul quartiere medievale di Castello. Il posto ideale per fare una breve pausa con una sigaretta, per poi tornare ricaricati nell’antro.
Per me, poi, la terrazza ha un valore speciale: in un passato recente sono stato piuttosto male e le altezze mi erano sconsigliate, per evitare spiacevoli tentazioni. Da quella esperienza, però, ne sono uscito e, grazie alla sofferenza, più forte di prima.
Oggi posso fumare e guardare in basso, molto più in basso, sorridere e pensare che anche quel vuoto fa parte della mia vita; che quel vuoto non mi avrà oggi, ma quando sarà il mio tempo.