“Arthur” Genny Iero
E vomito parole
in questo delirio
che sa di sale.
Quanto ti amo Arthur,
si squarcia il cielo
al mio grido di dolore
dove sei?
Noi che siamo insieme
eternità, sortilegio,
avversità e male
delirio.
Si ti darò piacere
hai vinto tu dammi da bere.
Il tuo veleno,
strazia le mie albe
e i miei tramonti,
trafiggi la mia anima
angelo senza più luce.
Arthur tu ed io siamo potenti
al di qua’ e al di là dell’eternita’
noi che sappiamo
che esiste l’oltre
dietro un amore che
sembra umano.
Si tu lo sai di un altro io
non sarò mai mi hai
trafitta in volo,
vieni sono qua’ dove l’ombra
sovrasta la luce di un sole spento.
Il mio corpo è riverso nel sangue
rappreso, le mie ali si
chiudono lentamente.
Sono io il tuo angelo che
a braccia aperte
nell’immenso vuoto,
assorbiva in sé i quattro elementi
tu fuoco, io acqua,
tu terra, io aria.
Vieni, salvami solo tu,
le ali si chiudono io morirò.
Lento tsunami si placa dentro
lento il destino mi
viene incontro,
bussa sul cuore
prepotente amore
squarciami l’anima
con il tuo cuore
sordo al mio richiamo
aprimi il corpo.
Scivola sangue dalla ferita
affonda la freccia la sua punta,
agonizzo riversa mentre ti guardo
con i miei occhi
languidi e muti.
Io e te insieme
indissolubile istante
io e te maledetti
sulla stessa croce.
Scivola il sangue e la poesia
l’Universo intona un canto
di morte.
Salvami ora anima mia
o non riavremo il tempo perso.
Io maledetta, tu maledetto,
io poetessa, tu poeta,
noi che scrivemmo
un canto diverso,
noi che fummo
l’invidia del mondo
che il nostro amore
voleva imitare.
Lì dai confini dell’ultimo sole
apriamo una porta
sull’infinito,
io muoio, tu muori
nel breve istante
di un’unione carnale,
ci consumiamo senza parlare,
inizio e fine
alpha ed omega
e il cosmo immenso
che ci protegge
lì nel suo vuoto
senza confini
ci dissolverà anime pure
liberi ormai dalle catene
di un misero mondo senza futuro,
e dentro la luce
senza il prima nè il poi
noi troveremo la nostra pace.