Sintobiografia e sintoscritti di Fiorenza Zaniol

FIORENZA ZANIOLNata nella pianura trevigiana, abito tra i monti.
Nota rompiscatole e famosa sosia della signora
Finocchiaro, amo il sole ma mi piace anche
intrufolarmi tra le ombre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Noi,
migranti senza cammino,
cantammo la pace,
ardimmo il mondo,
soli,
sulla riva della Vita”.

 

 

 

 

 

 

 

Felicita Russo

Al calar della notte

Mettimi per anello la luna,
portami nella tua mano.
Vestimi con un fiore,
regalami gli occhi del sole
e un mazzo di bianche parole.
Fa del mio cuore una mongolfiera.
Ti darò le mie mani,
per volare in tutti i domani.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo è il tempo di vivere con me

Doppi nodi riposano sul mio corpo.
Loro dormono ed io veglio.
Attendo il ritorno dell’energia pulita.
Mi accompagnerà nei giardini di marzo
dove una doccia di petali, risanerà ogni cellula.
Poi, le piogge di aprile, condurranno balli proibiti.

 

 

 

 

 

 

 

Dal web

A piedi nudi

Ali sul marciapiede, coriandoli che paiono anime solitarie, segnano i miei passi.
Sono caduti in disgrazia i colori, nella notte della penitenza.
È finito il carnevale. Il mio capo è cosparso di contriti pensieri.
Eppure, rivedo stelle filanti, abbracciate, sul mio cammino.

 

 

 

 

 

 

 

 

La vita di Vito

Voglio vestirmi di rosso e di baci.
Occhi negli occhi, respiro nel respiro.
Trama e ordito, la Vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

Dal web

Dal web

 

 

La strada nel bosco

Pare nuotino nel blu
stamane gli uccelletti.
Le cime degli alberi sono alghe
che fanno da ventaglio
al loro galleggiare.
Tu, invece, amato mio, voli,
scia bianca nel cielo
e tuono pare il tuo passare.
Io, nel mezzo del cammino,
sento e vedo,
e ti regalo
il mio vagabondare.

 

 

 

 

 

 

 

 

C’era una volta una donna

Rinascono i miei capelli,
teneri come germogli.
Eccomi bambina pronta ad impadronirmi
della sorpresa di crescere.
Mi aggrappo al mondo.
Non più a gattoni,
vedo con nuovi occhi,
da nuove prospettive.
Pronta a correre.
Pronta a vivere.

 

 

 

 

 

 

 

 

Sara Stradi

Sara Stradi

 

 

La stanza del vento

Mulinava sopra la testa.
Lei si raggomitolava nel letto.
A volte pareva vento,
a volte un fiume in piena.
E la notte diventava tempesta.

 

 

 

 

 

 

 

 

Tutto alle mie spalle. Rinasco

Cos’è questa rosa che rosa non pare?
Ardente tocco il suo velluto blu.
Forse sono nella notte caduta
per nuotare nel firmamento
del “Memento mori”,
corolla e corollario
del rinascere.

 

 

 

 

 

 

 

 

Allposters.com

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Non toccarmi, sfiorami

Sfiorami piano.
Sfiora i miei pensieri,
il mio cuore,
gli occhi accendi
col tuo colore.
Dammi l’onda
che mi culli piano.
Posami sul cielo,
sopra un treno di nuvole,
ch’io possa correre
di mano in mano.
Portami piano
nella frescura del tocco
tenero che impasta
la vita al fango
il fango al soffio
il soffio a me.

 

 

 

 

 

 

 

 

A Pascal

Bianco andare che porta accordi verso infinite lontananze.
Ogni passo segna un cammino, intrecciato ad altri cammini;
ogni nota un profumo, di vento e di libertà.

 

 

 

 

 

 

 

 

Chiudi la porta del tempo, apri la porta del cuore

Sopra, il cielo plumbeo.
Sotto, il bosco verde.
Nel mezzo, l’arcobaleno,
a dividere mondi
e congiungere rive.
Là m’inoltrerò,
verso spazi nuovi.

 

 

 

 

 

 

 

 

… E per coperta il cielo

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Favim

 

 

Quando sarai
vecchio e stanco,
tenderò il filo dell’orizzonte
a disfare il cielo.
Con mani lente,
intesserò matasse azzurre.
Sarà il mio regalo.
Per coperta,
il cielo.

 

 

 

 

 

 

 

 

La mia estate

Sopra un letto di parole morte giacerò.
Forse in pace, forse nell’inferno più nero.
Mentre il mondo fuori rotolerà,
succhierò bugie per spegnere
il fuoco che arde la gola,
per non dire basta.

 

 

 

 

 

 

 

 

Gioco al buio con la vita

Come un pesante sipario,
nero come la notte,
immagino la via lattea.
Io, microcosmo nel cosmo,
addento le stelle che mi sfidano
a sopravvivere fino
alla rinascita.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Favim

Senza pelle

Cado nel tuo abbraccio.
Senza pelle raccolgo
ogni soffio: rapita d’amore.
Questo amore che mi rincorre
anche nel sonno, furtivo,
entra nei sogni.
Mi conduce nel bosco della notte,
a raccoglier parole come fragole
per fartene dono al mattino.
Così tu, ridi felice,
ubriacandomi con attimi,
brulicanti d’infinito.

 

 

 

 

 

 

 

 

Vita nuova

Rosso slavato di foglie,
che cadono sotto
le lacrime del tempo.
Piatte, pesanti, portate
dal tormento dell’acqua
che lava peccati non suoi.
Nudi come crocifissi, gli alberi.
Le foglie toccano la terra,
ruggini, coperte sudate
a proteggere nuova vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

Attimi

Ad aprir porte c’è sempre tempo ed anche a chiuderle, forse.
Giri e cerchi che si incontrano. Scosse del cuore, fremiti nei capelli e corpo che va oltre il buio e la luce, oltre gli incontri casuali e le cause parentali.
Nascere il mattino e morire la sera può bastare.
La primavera non chiede, viene.
L’inverno non passa, sosta.
E se anche il tempo è senza tempo, trovo, nella via di mezzo, attimi insentati di senso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

C. CoignyLa diga

Quante rughe sopra lo specchio
quando il vento increspa il lago.
Dal vuoto, foglie come turbine,
salgono dall’inferno
a cacciare il paradiso.
Sopra il serpente di cemento,
noi, pulviscoli anatomici,
cacciati e spinti,
fuggiamo
tra l’ira del bosco
che ulula e piange.
Singhiozzi di foglie ferite
cadono,
su  di noi e sull’asfalto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Affievolimenti emozionali

Disamorano le stelle,
sospese da un fiato rotto.
Lacrime di sale incidono
fiori nell’azzurro.
Ha forse un senso questa
mattina nuova e nuda?
E’ giunto il giorno della semina.
Piccole nuvole vagabonde
attecchiranno nel nono cielo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Alberto

Soffri, forse
al pensiero invadente
che nulla,
nulla rimarrà
nel ventre dell’amata
a ricordare
che hai vissuto.

Ancora non sai
che tante
tante volte
partorirai
creature strane
a ricordare in eterno
che hai amato.

 

 

 

 

 

 

 

 

Fuoco

Vieni la sera,
quando la terra è nera.
Vieni a dissetarti
nel giardino d’inverno.
Le succulente sono fiorite,
d’arancio riverberano la notte.
D’innanzi al fuoco
berremo il vino caldo,
di brusii riempiremo il silenzio
e mai più avremo
paura dell’universo.
Vieni la sera,
quando la terra è nera.