Sintobiografia e sintoscritti di Marco Sabatini
Sono nato a Milano nel 1964.
Abbandonati gli studi di Giurisprudenza per eccesso di noia,
vago da allora senza meta alla ricerca di me stesso.
Attualmente dimoro in un modesto buen retiro nell’hinterland milanese e svolgo attività di analista funzionale per una software house.
Single più per destino che per scelta, scelgo sempre il mio destino.
Le parole giocano con me non meno di quanto io non faccia con esse.
Amo brillando,
rifletto
solo per lavoro.
Io sono atomo
nel vuoto della mente
e tu, di quel niente,
il cuore
Fingo
di non vederlo
mentre parlo
ma sono gli occhi
che mi ascoltano
a dare senso
alle parole
dei miei.
Il bugigattolo
Annaspo
serenamente
nel mio garbato
bugigattolo.
Straripa
di cose,
di rose,
di spose,
di promesse
reciprocamente deluse
nel caotico divenire.
Mimose senza parole
Questa sera
avrai
il profumo
dei fiori
nel silenzio
leale
della mia
attenzione
dentro
uno sguardo
pieno solo di te.
Ogni parola
Comprai una rosa
per quell’appuntamento
ed un buon libro.
La rosa appassì presto.
Del libro ricordo
ancora
ogni parola.
L’ombrello
Piove, ma abbiamo un ombrello in due.
Perciò devono essere lacrime quelle che asciugo con il dito
che va su e giù lungo la sua guancia.
E’ strano, perché gli occhi che mi guardano stanno ridendo e
le narici le si dilatano in un respiro fitto.
Mi chino, come fosse allora, a baciare quella bella bocca
socchiusa
proprio mentre sta iniziando a bofonchiare giustificazioni
inutili e tardive.
Penso di essere un pazzo a ricacciarmi ancora in questo guaio.
Ma a me piace viaggiare e non ho mai cercato un posto in
prima classe in questo improbabile treno di pendolari della vita.
Senza pesi e sospesi
E ti muovi dentro
come allora,
scalciando
la malleabile
memoria.
Senza pesi né sospesi.
Come il tempo
che è volato.
Profondità superficiale
Paura,
felicità,
rabbia,
tristezza,
sorpresa.
Ricordo ogni singola
espressione
della tua bocca.
E il prossimo bacio
sarà
oltre le labbra.
Dondolando verso il cielo
Mio papà mi prende in braccio e mi solleva in aria, verso il cielo, facendomi dondolare a destra e a sinistra mentre mi sussurra parole di cui ricordo solo la dolcezza.
Io rido. Rido e protendo le manine verso il centro di quell’universo d’amore che desidero stringere a me.
Ogni tanto questa immagine ritorna.
Non so dire con certezza se sia il ricordo di un singolo episodio specifico, ma ha poca importanza: per me possiede, da sempre, un’intrinseca dimensione reale.
Questa sequenza di immagini esiste, è mia e tanto mi basta.
Sto guidando verso il mare.
Lui mi sta a fianco, fumando l’immancabile sigaretta.
Giro la testa verso di lui per un istante e il ricordo riaffiora improvviso.
Come ogni volta, lo assaporo per intero, fino in fondo, traendone un’intensa sensazione di forza e serenità,
“Che c’è, Marchì?”, mi domanda sorridendo.
La voce è debole, come lo sono le sue gambe.
E’ invecchiato, è malato, ma un sorriso per me non manca mai.
“Niente pa’.”, rispondo, tornando a guardare la strada.
Maciniamo chilometri, mentre continuo a pensare che ci sono tante cose che non gli ho mai chiesto e molte altre che non gli ho detto durante il lungo viaggio che abbiamo già fatto insieme.
“Pa’”, cosa mi dicevi? Sì, insomma, quando da bambino mi sollevavi in aria?”.
Adesso è serio: ” Sempre la stessa frase. ‘Sei la cosa più bella della mia vita’ “.
Sono colpito.
“Affermazione impegnativa…”, ironizzo per sdrammatizzare.
“Sì”, risponde, “Una di quelle cose che gli uomini adulti non possono più dirsi.”
“Già…”, commento, sorpreso dalla risposta.
E’ stanco. Chiude gli occhi.
Mi concentro sul volante, sulla strada.
Su di me.
E cerco di ricordare quante altre cose di questo mondo, di questa vita ho appreso, e poi dimenticato, volteggiando felice a due metri da terra.
Al di là del non colore
Anche questo
giorno
tramonta nel colore
delle cose
che svaniscono.
Attingo
il mio domani
dai sogni
inattaccabili,
di sangue e piombo,
che colano
ancora
ambrosia fresca
tra le dita.
A Pascal
Era soltanto mia
la notte
delle stelle mancanti,
che lasciavo
ferme a casa
a guardarmi le spalle.
Era soltanto mia
la notte
delle inaffabulabili
stelle al nero di seppia,
ché una vita
troppo colorata
m’abbagliava.
Era soltanto mia
la notte
dei sorrisi senza denti,
ché la lingua
non aveva parole
da articolare.
Ed è stata solo mia
la notte
in cui voltai le spalle,
libero,
come avevo vissuto,
ché non c’erano
ali abbastanza grandi
per volare,
né braccia troppo corte
per restare.
Sentimenti sospesi
Vivono
in disarmo
in un
angolino
segreto,
tra cuore
e ragione.
Vestono
le sembianze
di una foglia
che sfugge
a coprir
la distanza
di un bacio
mancato.
Si affacciano
incostanti
oltre il confine
dell’autunno
che cade a
strapiombo
sull’anima.
E a volte
precipitano,
stremati
dal viaggio.
Urlando
sempre
senza voce.
Poesia seconda classificata alla Sintogara di settembre 2014
Trasparenza
Mi
trafiggi
di trasparenza
stringendomi a te.
Sono una goccia di rugiada
che ruba il colore al fiore che bagna.
Il mio mare
Il mare dentro ondeggia,
perché altro non sa.
Il mare fuori ondeggia,
perché altro non può.
Anche il mio mare
di rimando ondeggia.
Perché altro non vuole.
Altro non vuole.
Oltre…
La goccia di rugiada
ruba il colore
alla foglia
che bagna.
La Luna è ferma,
falce trafitta
dagli occhi
dello stagno.
Eppure l’albero
sarà presto
ancora in fiore,
oltre ogni
immota acqua,
oltre ogni
lunatica foglia.
Regalami
Regalami
parole risolute
e sguardi certi.
Regalami
un bacio, un sorriso:
ti offrirò un fiore.
Regalami
anche
la libertà
di andare e tornare
e sarà perfetto
il nostro
Amore
per approssimazione.
Fuga dal tempo
Aspetta un istante:
è questione di un secondo.
Quando avrai un minuto libero,
concedimi almeno un’ora:
ci regaleremo un giorno d’amore
per scaldarci nelle anonime settimane
di questi freddi mesi invernali,
imprigionandoci per anni
nel nostro tempo infinito.
Di segno in segno
Disegno asole
di teneri baci
sulla tua pelle
perché possano
imprigionare
per sempre
i nudi bottoni
della mia anima.
Lo sento arrivare
Lo sento arrivare
attraverso arterie
che pulsano di
semafori rossi.
Lo sento arrivare
come un tumulto
di morsi e zanne,
di cani e zanzare.
Lo sento arrivare
mentre lo aspetto.
Lo sento arrivare
e non so tremare.
Ombre scorrono
dal coagulo di te
mentre ti grido
addosso un amore
che non è più amore.
E l’oblio soccombe
all’incoscienza
mentre ti grido
fuori da un’anima
che non è più anima.
Scrivimi
Scrivimi dal prossimo
amore che avrai.
Senza alcun impegno.
Ti risponderò dal mio,
raccontandoti di ciò
che ancora ci unisce.
La lunga strada per diventare uomo
Quella sera d’estate, prima di scappare a casa ridendo,
Marta lo baciò.
Sulla bocca.
Marco non riuscì a dormire.
Si sentiva eccitato e preoccupato.
Carico di nuove responsabilità.
Si rigirava nel letto, pensando al da farsi.
Al mattino, finalmente, l’illuminazione.
Scese presto in cortile e tolse alla bici le rotelle.
Palabras
Griderei
le mie,
se sapessi scrivere.
Implorerei
le tue,
se sapessi leggere.
Ma sono
ignorante
come un bacio
sulla bocca.
Di noi, all’imbrunire
L’usignolo
inascoltato
ha smesso di cantare.
E’ nella natura
delle cose,
mi rassicuri.
Allora
sia silenzio,
sia altro volo.
Innamoramento
E saranno
sguardi
intensamente sfuggenti
e saranno gesti
spontanei e inusuali.
Saranno
attenzioni incerte
e improvvise
curiosità da colmare.
E sarà anche
l’imbarazzo
delle parole sempre improprie
di una verità
cui soltanto Lei,
bocca contro bocca,
potrà dare
una voce eloquente e vera.
Acquazzoni di maggio
Ti ho amata
perché mi amavi.
Altro non potevo:
sono la goccia
che prende il colore
della foglia che bagna.
Schegge di giugno
Nuvole basse
e follie di grano e mirtilli.
Il cuore batte,
ignaro del delitto,
quando l’Io
si ostina a volare.
Indifferente,
il tempo assolve
da ogni volubile colpa.
La notte
La notte
mi spogliavo
di ogni difesa,
di ogni cosa
e correvo
al nostro campo.
Mi immergevo
nel profumo dei fiori,
coperto di brividi
e memoria,
e ascoltavo
i canti delle cicale,
che gridavano
ossessivamente
il tuo nome
insieme a me.