Sintobiografia e sintoscritti di Carmen Pillo
Provo a dire di me.
Nata, cresciuta e pasciuta a Milano, ma deve esserci stato un errore: il grigio e il caos non mi si addicono.
Preferisco il verde campagna, l’azzurro del cielo e il blu del mare.
Credo fortemente nell’amore e ho pochi amici, ma veri.
Non sopporto le menzogne (quelle davvero mi feriscono!)
Mi incendio facilmente, per finta e mi spengo per davvero.
Sono una semplice donna complicata.
Mi piace leggere e non mi fa paura la solitudine.
Mi piacerebbe saper scrivere.
Arrossisco ancora facilmente. Come adesso!
” Ho visto spigoli arrotondarsi
con una semplice carezza
adagiata sul cuore… “
L’amore addosso
Come un abbraccio che ti stringe forte,
scivola in fondo ad abbracciarti l’anima.
Una mano che ti prende per mano
in un gesto lieve che ti solleva il mento
per quella lacrima che a terra non cadra’.
Due occhi grandi che entrano nei tuoi
come parole mute che suonano dentro
L’amore addosso profuma di vento
puoi non vederlo, ma puoi sentirlo
Lo riconosci
e sbagliare non puoi .
E’ lì con te anche quando non c’è.
Senza titolo
Ho gomitoli di sogni
intrecciati alla notte.
Dove il buio affonda
sprofondano le stelle,
come parole mute
che districar non so.
Tra le mani annodo
un filo di speranza,
piccolo bottone
cucito al cuore
La Notte non dorme mai sola
C’e’ stato un tempo in cui il Giorno disse alla Notte ” Vieni e ti terrò con me per sempre “.
E come accade nelle più belle favole, con amore e fiducia ad occhi chiusi gli si donò. Passò del tempo. E fu un tempo felice. Finché, nelle prime ore dell’alba fu la Luce a prendere il suo posto. La Notte si sentì abbandonata, dimenticata nel suo buio e giurò che si sarebbe vendicata. Così, rimasta sola iniziò a vagare,senza potersi mai fermare. Vagava,come impazzita. Origliava di cuore in cuore,alla ricerca del più disperato, per catturarlo e stringerlo a sé, tra le morse del niente, giù, giù, nel profondo buio, nel dolore e nella solitudine. Qualcuno ancora oggi racconta che non esiste Notte al mondo che non ne abbia trovato almeno uno. Lo cattura, lo prende e lo trascina con sé , tenendolo sveglio, con gli occhi spalancati nel buio, gli toglie il sonno, per stringerlo alla sua malinconia, fino a che crolla il mondo, tra gli anfratti degli abissi Eppure, sembrerebbe per alcuni improbabile, per altri assolutamente impossibile, soprattutto prima che accada per davvero, perché non c’è Notte che regga al potere di un’alba d’Amore. Inaspettata, di nuovo, la Luce trionfa sul buio.
Oltre il vetro
Un viso scavato
Silenzioso attende
Non chiede niente
perché ha sempre dato
Senza memoria vagano ricordi
Anche loro non hanno
più un posto dove andare
Nel grigio dei giorni tristi
li chiamano azzurri
gli anni della solitudine.
A Pascal
Lo spartito è rimasto vuoto, a musica tutta in testa.
C’è una finestra aperta sulla primavera, entrano note e sole; uno tutto in una volta,
le altre una per volta.
Sulle mani bianche e l’anima nera, scivola la vita come una chimera.
C’è un tempo d’amore musica e parole che porta al momento di dover andare.
È solo un’eco che resta nella stanza, incalza il ritmo della tua mancanza.
Si ferma il mondo, fermando il tempo, le tue ali stanche han fermato anche il vento.
Sospeso resti, tra l’anima e il cuore, al centro esatto tra
un sorriso e il dolore.
Io confesso
Io confesso.
Di aver creduto di impazzire.
Di averti amato e odiato da morire.
Confesso che ci sono stati giorni
e soprattutto notti,
in cui il fantasma di me stessa,
mi stava sbranando l’anima.
Confesso che a momenti,
ho creduto di averla persa.
La sentivo rantolare nel buio.
Confesso che ho avuto bisogno di tempo.
E che ancora oggi,
qualche volta inciampo.
Ma in fondo se cado si tratta di uno sgambetto.
Sorrido e ti confesso
che oggi mi sono perdonata.
Quello che resta
Quel che resta
di un pallido sole,
di un mattino che non vuole uscire,
di un dolore che non riesce a morire ,
nascosti dietro le nuvole,
dentro, a gonfiarle di pioggia,
due sospiri.
Un respiro.
Uno sbuffo di vento
a ricucire il cielo.
Guarda!
É già arcobaleno!
Oltre la morte
Oltre la morte
É silenzio d’ovatta
Una coltre di neve
ghiaccio diviene
Son passi lenti
di uomini stanchi
Il buio qui paura non fa
l’anima arpionata
ha trovato nuove ali.
Senza lasciar tracce
ora libera va.