Sintobiografia e sintoscritti di Piero Leoni
Sassarese analfabeta di ritorno del 1966. Erigo muri per saggiarne la solidità. Amo costruire presepi, tende degli indiani, sbucciarmi le ginocchia, fare il bagno sotto la pioggia.
Più volte ho perso le fiancate dalla lambretta, ma le ho sempre ritrovate appena in tempo per godere del respiro di chi amo. Convinto che “siamo da dove veniamo”.
” … Muore l’albero della pace
tra le onde di un fortunale
mani protese verso il nulla
del nostro comodo delegare… “
Les Madeleine reloaded
Aspettava impaziente
l’affondare della lama
che donava alla tavola
la polpa rosso pulsante
Ed il rito delle fette
una a te, una a chi ama
vroom, una che vola
piccola a te che ne hai sette.
Scolpita nella scorza
il babbo gli regalava
la figurina di un re
assieme a gioia e forza
Un secondino
Ti ho visto
mentre mi guardi,
meccanico,
chiudere la serratura
e sigillare un altro giorno della mia vita.
Ti ho visto
mentre mi guardi,
distaccato,
sedere sulla branda usurata
da mille notti tormentate dai rimorsi.
Ti ho visto nella garitta di dicembre
chiederti se quei soldi basteranno a scaldare il tuo freddo.
Ti ho immaginato osservarmi dal panopticon
sorvegliato senza sapere quando.
Quando mi metto le dita nel naso
Quando bestemmio alla volta che gliela feci pagare.
Quando rido come nemmeno i matti sanno fare.
Anche oggi ti laverai il mio sguardo
per tornare a casa ad abbracciare gli affetti.
Uccelli di una grande voliera con spazi diversi.
La reincosazione
Nella prossima vita
Voglio essere una vetrina del centro
Per nutrirmi solamente
Degli sguardi sognanti
Dei bambini mentre scrutano i balocchi.
Il momento giusto
Sta arrivando il momento giusto
non più caviglie calpestate
solo casquet emozionati.
Basta tormenti di pellicine
tempo di sorrisi e melagrana.
Ora che sei dittongo della mia vita
oltre le rughe godo la tua bellezza.
Tutti presenti
Mamma dolore chiede la grazia per il figlio minore.
C’è l’avvocato che ben si veda che dove conta lui sempre prega.
Il nobile casato che non si rassegna e scuote nervoso la polvere dallo stendardo.
La folla dolente degli storpi, degli occhi roteanti, tra un ave e due pater di una vita senza gloria.
La piccola città ancora si mostra a se stessa, in un gioco di specchi guarda e si saluta,
chi procede e chi ai lati, nella strada come nella vita.
Ecco che arrivano sacerdoti e francescani, piccole suore in libera uscita, compite , devote, travet dell’oratio.
Il grande fiume sfocia nella piazza.
Volano petali sulla Madonna,
l’applauso scioglie il rito dell’anno.