Sintobiografia e sintoscritti di Loredana Bianchi
48 anni, moglie madre ma soprattutto donna, di Roma. Vivo la vita come una continua battaglia da affrontare con coraggio, azione e ….. un pizzico di dolcezza e amore, spesso senza considerare i miei limiti. Cado e mi rialzo. Sarà che sono stata forgiata nel dolore di una famiglia problematica e difficile. Posso dire di essere fuoco ma di tenere la fiamma bassa per non bruciarmi o bruciare i miei simili che rispetto con umiltà. Amo con intensità e passione e cerco di non odiare perché fa male da morire. Ho bisogno di stimoli nuovi altrimenti mi annoio e mi deprimo. In fondo un’anima inquieta e complessa ma socievole, fin troppo sensibile ed empatica. Amo la natura e gli animali a cui avrei voluto dedicare i miei studi e il lavoro, così non è stato e allora ne ho fatto degli hobbies. La lettura, mia grande passione … La scrittura, mio grande timore. Ora, ne ho scoperto il potere catartico e curativo. Mi piacerebbe saper scrivere … semplicemente racconto quello che sento nel cuore e vibra nell’anima.
Nascosta tra le pieghe della realtà,
echeggia nel sogno una voce incontrollata,
che ordina con un’urgenza senza appello:
«Trovami, per poi perdermi e trovarmi ancora!».
Un pomeriggio qualunque
È un bellissimo pomeriggio
che già profuma di boccioli.
Sorrido alla speranza del tempo.
Osservo me stessa con occhi asciutti e brillanti.
Inutili le lacrime che ingoio.
Il groppo in gola non scende.
Soffoca e stride con la voglia di vivere.
Accetto il dolore e la tristezza.
Sono dolci amiche di viaggio.
Un giorno mi saluteranno.
Solo il ricordo all’origine rimarrà.
E saranno momenti di pace e riconciliazione.
Ti sentirò
Prima ancora di vederti
Come un ancestrale presagio
Che scorre veloce nelle vene
Quando il tuo sguardo
Si poserà velato su di me
Vi scorgerò il tuo io
sorridere e stregare
Ti introdurrai dolcemente
nella mia mente già avviluppata
finché l’ormai sconfitta ragione
galopperà selvaggia
Mi avvolgerai col tuo calore
offerto a me senza pudore
e con candore ogni mio gesto
accoglierà ogni tua fantasia
E sarà come
Se ci fossimo persi
Tra sogno e realtà
Corpi e menti fluttuanti
In una dimensione parallela
Per me, per te
Dovrò imparare
ad ascoltare
questo richiamo
senza sognare
che diventi
un bocciolo
schiuso alla vita.
Dovrò imparare
a guardare
questo sole
senza sperare
che l’alba
baci dolcemente
il tramonto.
Dovrò imparare
a capire
questo silenzio
senza piangere
la voce
che porta
con sé.
Per me, per te.
Gocce di pioggia sul lago
Dal cielo con tuoni e lampi cadono, ma scorrendo portano via malessere, sporco e paure.
La terra profumera’ di nuove promesse e i volti brilleranno di nuova luce.
Sangue morto
Cosa mi hai lasciato?
Il dono della vita? No.
Non ti concedo il legame biologico.
La paternità è una conquista, non un atto sessuale.
È amore pulsante che illumina
non amore malato che uccide.
Non mi riconosco in te.
Io sono bellezza conquistata.
Un giardino infinito di rose rosse.
Questa la dono a te insieme alla mia indifferenza.
Non odio perché farebbe male solo a me stessa.
Cosa mi hai lasciato?
Sangue morto nelle vene
che purificherò con lacrime e sorrisi di vita.
Senza titolo
Uscire nella nebbia
tagliare un dolore
che stilli accenni di vita.
La mente confusa
ancorata a un rimpianto
con cui fare l’amore.
Stritolata nelle spire della realtà,
resta una magia nel cuore
che accompagna un sogno.
La morte mascherata da respiro
trascina il mio ritmo lento
ma non è questo che vuoi.
Mi avvio, un passo dopo l’altro.
Uno sguardo vicino mi respira sul collo.
Brividi galoppano incontro al mio luogo e tempo.
Sei qui dove ti aspetto.
Risveglio
Ogni giorno
Tra sonno e veglia
Partorita dalla notte
Rinasco con dolore. Io.
Oggi questo dolore
Avverte la paura del dopo
Con la forza del temporale
Che ha squassato la lunga notte
Mani aprono porte
Piedi toccano suolo
Naso inspira terra ed erba bagnati
Bocca espira timori e sgomento.
Liberare uno spazio di luce
Dove segretamente accogliere
Dove silenziosamente amare
Ciò che è.
Sentire, ascoltare, vibrare
Ad occhi chiusi
Percepire la realtà
Nel suo soffio vitale
Con un sospiro
Dar inizio a un nuovo giorno
Credendo nella possibilità
delle sue dolci promesse
E un’ultima lacrima
scivola via lontana
sulle ali di un piumato refolo
che in cambio
dona un bisbiglio d’amore
Scelgo di vivere
Varchiamo il labile
confine del sogno
Saltando la vibrante
corda dei sentimenti
Senza paure o barriere
Porgiamo il viso
al sole con audacia
Corriamo ridendo
sotto la pioggia
Non esiste
altro luogo
altro tempo
D’un tratto
Inquietanti presenze
e prepotenti echi
costringono i sensi
atterriscono lo sguardo
Le gambe si fanno deboli
Ad ogni slancio
l’anima pesa
il cuore sanguina
la mente grida
Ci possiamo arrendere
Con vile rassegnazione
Possiamo tentare
con occhi di triste speranza
Possiamo credere
riscattando l’antica scintilla
Nessuna via
sarà giudicata
Io scelgo
di non morire dentro
Ho trovato la mia strada
Salgo trepidante su un treno
È un’avventura
Ne intravedo i pericoli
Ma il richiamo è irresistibile
Mi siedo in disparte
In grembo un foglietto stropicciato
Impresso con inchiostro simpatico
un vago appuntamento
Si parte ed attendo
Ad ogni fermata guardo fuori
Intravedo solo ombre
Che non salgono mai
Pur se in attesa
Pian piano mi guardo attorno
Accolgo nei miei pensieri
Compagni di viaggio inaspettati
Osservo fuori dal finestrino
Mi sembra di aver visto già tutto
Ma in qualche modo è diverso
Ha nuovi colori e nuove forme
Finalmente mi rilasso e capisco
Il viaggio non si concluderà
Non aspetterò più ombre
Ma soltanto la mia rinascita
Un sorso in più
Un altro,
Un altro ancora
di rosso sangue
di languido umore
di eccitante profumo
di agrodolce sapore
di dorato miele.
Un sorso in più
scivola e penetra ogni fremente fibra
infiamma e rigenera ogni remoto angolo
inebria cuore, stordisce mente.
A tal punto sensibili
da perdere il senso del senso.
Un sorso in più
A dissetarmi lentamente
della tua intima essenza
A godere avidamente
del tuo incontenibile universo.
A dimenticare realtà.
Un sorso in più
di te, che sai di vita
di te, che non basti mai.
Sintopoesia vincitrice della sintogara ” Un sorso in più “
In attesa di te
Sono furiosa
Lancio le scarpe in aria
Ti aspetto
Ti sento arrivare
Ti guardo
Mi sciolgo
Ti bacio
quella bocca
rossa e croccante
come un peperone
Seconda classificata alla sintogara “Le tre parole”