“Abbandono” Gaetano Cubisino Di Geronimo
Quando entrai lo vidi subito, stava seduto al solito tavolo, la vecchia giacca di fustagno e un cappello nero da buttero calato sugli occhi.
Sul tavolo un bicchiere di vino, un tozzo di pane e due fette di pancetta. Feci un segno con la testa e lui assentì, sedetti.
Fece un cenno e Gianna mi portò un bicchiere di rosso.
Era scuro in volto e la piega delle labbra denunciava amarezza mista a rabbia.
Sapevo che Francesca, sua figlia, aveva venduto la cascina e che sarebbe andata a vivere in città.
– Domani va via? –
– Si –
– E tu? –
– Boh? –
Il suo sguardo stava perduto su una goccia di vino sul marmo bianco che sembrava una goccia di sangue.
All’improvviso socchiuse gli occhi e strinse le labbra, serrò i pugni e li battè con forza sul tavolo
– Porca vacca puttana! – urlò.
Si alzò, la sedia cadde e si fece silenzio.
Mi afferrò le mani e le strinse con forza; io sentii il tremore e il gelo.
Si avviò e uscì in strada sbattendo la porta.
Venne Gianna e con un strofinaccio, asciugò il vino versato.
– Che succede? –
– La figlia va in città, ha venduto tutto e lui domani va in una casa di riposo-
Pagai e uscii. Vidi la sua ombra che si perdeva nella nebbia.
Poi non lo vidi più, nella notte si era lanciato dal ponte della ferrovia.