“La bimba, l’aquilone e la cometa” Mariella Urbani
Da bimba desideravo
cavalcar le stelle.
Naso all’insù,
ogni notte cercavo di catturarne una con lo sguardo.
Fu cosi che un bel giorno:
Salii
Sulla cima del monte più alto.
Con me portai l’Aquilone
Mio amico di sempre.
Lì attesi che si alzasse il vento.
Leccai il dito e lo sollevai
per comprendere quali direzioni,
itinerari o destinazioni
avesse in serbo per noi.
Mi aggrappai all’aquilone
e insieme
ci librammo sulla scia del vento.
Io. L’Aquilone.
Un unico corpo:
Libero, impavido,leggero
a disegnar traiettorie,
ad esplorare il cielo…
d’improvviso Accadde.
Eccola la Stella!
Venirci incontro a velocità stratosferica: bella, luminosa, gioiosa, energica.
Al suo passaggio lasciava una scia, come una coda. I grandi la chiamavano Cometa.
Al suo passaggio l’universo s’inebriava di luce.Io di eccitazione.
Col filo dell’Aquilone feci un lazo
E l’imbrigliai
Lei sembrò non accorgersi affatto di noi,
In realtà era divertita “Guarda questi scellerati” pareva pensare.
E così si lasciò cavalcare. Trascorsi la notte a fare surf tra le stelle. Poi, stanca, l’aquilone legato alla stella a farmi da altalena, chiusi gli occhi e….
“Mari… Mari sveglia! è ora di andare a scuola.”