“Maledetta guerra” Roy Roberto
Caro Carlo,
sai, ho riletto il suo nome. L’ho riletto sul monumento ai caduti, nella piazza della sua città.
Gita “geriatrica” al mare. Il medico aveva insistito :” hai bisogno di sole, hai 70 anni. Vai un mese al mare”.
E la mutua cazzo, proprio lì doveva avere la convenzione.
La prima sera sono uscito.
La piazza principale, la stele: tutto troppo facile.
Sulla prima facciata del tetraedro lui non c’era; ho girato attorno al monumento. Non c’era. Impossibile.
Ho ripreso il giro, come pallina sulla roulette e sulla terza faccia l’ho visto: ” 1923- 1944 Fronte Russo” E gia’.
Faceva un freddo cane, quella notte. Immaginavamo che i bagliori fossero fuochi di un camino
ed il tenente in trincea diceva: “Forza ragazzi, sara’l’ultimo Natale in questo merdaio. Portiamo le palle a casa, che’ il prossimo saremo fra le gambe di qualche bella troia”.
Poi i comunisti iniziarono a far cantare una mitragliatrice, che non ci lasciava neanche alzare la testa. Ed avanzavano.
Minchia! Sentivo addirittura i loro: “Buistra!! Buistra!!!” (veloci, veloci!!!).
Avevano fretta di ammazzarci ed io avevo una paura fottuta dei Rossi.
A scuola, lo sai come ce li descrivevano.
Una pallottola lo colpì di striscio, lui cadde, svenne. Madonna! Eccoli. Ed il tenente: “Non arretriamo di un centimetro, viva l’Italia!!!”.
Dio, sento i loro passi…freddo, terrore, paralisi. Vidi che davano anche il colpo di grazia ai caduti;
sai quando non ragioni più? Sai, quando senti che ti pisci nei pantaloni? E sai che gela in un attimo, sul fronte russo?
Il compagno Ivan arrivò. Sputò, estrasse l’arma e sparò, alla nuca…
Com’è andata a finire lo sai. Forse dovrei scrivere al russo, non a te, per dirgli: “Ivan, lo sai che non vali un cazzo, tu e tutta la tua Armata Rossa? Eravamo due, Ivan. Io ero sotto. Non ti maledirò mai abbastanza, per non aver sparato anche la seconda pallottola”.