“Quindici parole” Giulia Valente
“Quindici come loro… Li leggevo, per trovare risposte; che solo ora trovo, ma dentro me”
Ne ricordo ancora l’odore.
Non ho mai saputo paragonarlo ad altro; era il loro odore e ce l’avevano solo loro…
In un vino puoi sentire note dolci e fruttate o profumi di campi di grano o tabacco…
In quei quindici volumi non so cosa ci fosse… Mi rivedo bambina, a sfogliarli, nella stanza più calda e luminosa della casa, riscaldata dalla rassicurante presenza di una madre attenta, di poche parole, dal grande esempio, mai distratta da sms o mail… che il cellulare dovevano ancora inventarlo! E papà faceva i turni di notte… di giorno riposava e neanche una mosca facevamo volare in casa. Io sempre attenta. E diligente. E rispettosa. Mi sono ritrovata grande senza volerlo; senza saperlo. Senza scegliere. Oggi ci sono tornata in quella stanza; il camino acceso, un papà che non c’è più, quadri e fotografie a raccontare di una vita vissuta tra quei muri. E la mamma. Che ricama per non pensare al suo male. Che sorride quando mi sente arrivare. Che si tiene tutto dentro, perché così ha imparato a fare. Con una fede che le dà forza e un’altra che ormai le balla, su quel dito improvvisamente smagrito. Voglio rileggere quelle filastrocche, quelle che mi facevano sembrare il mondo bello. Per un giorno, solo per un giorno… voglio dimenticare quello che la vita mi ha insegnato e che ho dentro e che nei libri non c’era scritto. Voglio tornare bambina. Voglio sentire la vita leggera. E la mamma che ride. E il papà che mi saluta: «Brava Giuli, leggi… che è importante!», si siede sul divano e fuma la sua esportazione senza filtro.
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