“Rosso annacquato” Roberta Manzin
Rosso annacquato
Un rivolo quasi dolce scivola dalle tue labbra. Appoggiate sul tuo viso come un soprammobile.
Ti guardo. Mi guardi, vitreo. Se mi ricordo che non vivi più, rischio un’apnea incontrollata.
E invece immagino. Ho una favolosa immaginazione. Lo sai… Mi muovo più velocemente
della mia paura di consapevolezza. Ma osservo la scena. Incantata.
Sei stesa, in un riposo assoluto e silenzioso, su un tappeto di legno che ha segni di scelte recenti. Indossi dei fuseaux che risaltano le forme spigolose che ti appartengono.
La canotta morbida resta un poco in ombra per troppo pudore.
Tu sei un vulcano di energia ma resti, nella corteccia, una timida sirena. Scalza. Come sempre. Per il tuo insaziabile desiderio di contatto.
Mi sorprende il polso sinistro. Un nuovo braccialetto. Azzurro, come gli occhi del cielo che sogni. Intrecciato accuratamente.
Minuziosa coltivatrice di attenzioni, sorprendo il dito ammaccato. Ma soprattutto il delfino che naviga nello stesso polso, appare disordinato. Disorientato…
In fretta persevero. E accolgo nuovi pensieri. In una lavagna che continua a restare vuota. O ad avere solo… scarabocchi. Scoloriti.
Se mi guardo attorno, tutto è un tiepido acquerello. Come la tua vita… Ti vedo. Ora. Riconosco tutto di te. Sei la vita che voglio trattenere. Lasciarti – dicono – è d’uopo.
Mi accorgo ora che non amo i cambi di stagione. Né tantomeno le disgiunzioni.
Nonostante il segno.
Farò un collage.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.