Sintobiografia e sintoscritti di Valentina Carinato


Sono nata il 28/08/1983 a Castelfranco Veneto.
Vivo a Loria un piccolo paesino in provincia di Treviso.
Ho frequentato la scuola alberghiera fino al terzo anno ottenendo la qualifica di sala-bar. Amo la musica, suono l’oboe, ( su consiglio della mia brava prof.),  dall’età di tredici anni, canto da tre e scrivo poesie dall’età di undici. Mi piacciono i fiori, i quadri, il cinema.
Non disdegno mai “il bello”, l’arte in genere.
Oltre alle poesie scrivo racconti, articoli e componimenti, sia poesie che racconti, per l’infanzia. Non sono diplomata, neanche al conservatorio, e tanto meno laureata, ma la musica è la mia università.

 

 

 

 

 

 

 

Il suono della voce
traspare le emozioni
e completa
il significato di un dialogo
scongiura l’equivoco
collauda i rapporti
o li spezza
li fa andare per il verso giusto
comunque sia 

 

 

 

 

 

 

 

 

La loro pazzia

Continuavano a rincorrersi da una parte all’altra. Nascosti, per vivere anche pochi momenti, il tempo concesso dal destino. Sembravano pazzi, incoscienti ma la verità era che non potevano farne a meno e che la loro pazzia era in realtà la cosa più giusta da fare. Rimanere uniti e apprezzare ogni singolo momento. Aspettando tempi migliori.
 

 

 

 

 

Armonia e pace

Mi portano un sogno
naturale.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lui è tornato

da un lungo, lunghissimo viaggio nei mesi lontano da lei. Lei è sul letto, sta per aprire gli occhi ed un lembo di lenzuolo la copre appena, giusto il necessario. È bellissima e per non rompere questa sua perfezione lui si avvicina piano-piano a passi felpati, le accarezza con un dito una gamba. Lei allora si gira, si stropiccia gli occhi, sorride e a nulla servono le parole. Hanno creduto, aspettato e ritrovato qualcosa che non era mai svanito. Qualcosa che si chiama amore, il loro amore.
 

 

 

 

 

Dal web

Dal web

Un intimo  sogno vero

A notte fonda lei si svegliò.
Sapeva ancora di vaniglia
ma anche un po’ di lui.
Aprì gli occhi, lentamente,
voltandosi verso la finestra.
Una finestra sul cielo stellato,
velato dalla tenda rosa.
Accanto, lui dormiva profondamente,
a tratti muoveva le labbra,
simulando un bacio.
Sognava un bacio?
Probabilmente si.
Era tenero, era vero, era intimo.
Un intimo sogno vero.

 

 

 

 

 

 

 

La forza del desiderio

Lei, oramai non ci sperava più, si era arresa! Travolta dal lavoro, dalle responsabilità, le fatiche. Le fatiche di un lavoro trovato a fatica, un pensiero fisso nel tempo che ora le portava via quasi tutto il tempo. Quasi e soprattutto quello per lui. Un lui molto impegnato a sua volta nel lavoro di politico. Eppure c’erano ancora i messaggi e qualcosa nell’anima, nella coscienza di lei e di lui, una vocina che sussurrava: “Chi si desidera come voi non può non vedersi, non può non ritrovarsi”. Così un giorno lei andò in libreria e si tuffò nella sezione dedicata all’amore. E mentre era girata sentì una mano calda sul collo. E voltandosi incrociò l’azzurro degli occhi di lui. Si ritrovarono e ripresero ad amarsi, ritrovando forza, la forza del loro desiderio.

 

 

 

 

 

 

 

     Sintogara "Finale a sorpresa"
Dal film

Dal film

 

… Ultima sera al lager, ultime ore di terrore.
Gli americani stanno arrivando ma, nel frattempo, i tedeschi si muovono freneticamente, impazziti.
Tentano di fuggire e di sterminare ancora qualche ebreo.
Guido pensa di fuggire, o meglio vuole fuggire con Giosuè e Dora, la sua amata principessa,
oggetto dei suoi sogni.
Giosuè partecipa concitato, obbedisce al padre immaginando di essere come i suoi eroi preferiti.
Super Giosuè voleva rivedere la sua mamma, vincere un carro armato e perché no, mangiare un panino con la marmellata.
Guido con sguardi furtivi ed il cuore a mille, teneva stretto il suo ometto
«Qui la posta è troppo alta!» pensò fra sé, e poi via, di nuovo, come gatti.
Dall’altra parte nella zona femminile Dora saliva le scale in cerca di un cantuccio,
un angolo per pregare.
Si poteva pregare in una situazione del genere? E pregare chi? Dov’è Dio?
Pregò con la forza della mente, sperando di far sentire il suo grido disperato.
Lungo il tragitto, Guido vide una fossa di cadaveri.
Il rumore degli spari annunciava il pericolo; dovette separarsi da Giosuè, lo nascose in una cabina.
«Adesso tu stai qui fermo, immobile, non ti devi muovere. Qualunque cosa succeda».
«Va bene, babbo. E tu dove vai?»
«Non ti preoccupare, è parte del gioco»
«Va bene babbo».
Il tedesco era ormai arrivato, braccò Guido in un angolo;
sudava freddo, il cuore andava a tremila, no a cinquemila. Andava.
Il tedesco lo condusse lontano, fuori dal lager.
Aveva gli occhi fuori dalle orbite e parlava in modo strano, stranamente dolce.
Ad un certo punto si udì uno sparo, un altro, e sangue…
sangue tedesco, il cui corpo barcollava ormai spacciato.
Sbaglio di persona, di mira?
Colpo di fortuna e di grazia!
Guido era salvo. Cercò un angolo nascosto fra gli alberi, ed attese il mattino.
Il mattino arrivò e Giosuè si affidò alle braccia forti di un americano gentile e profumato.
Si lasciò prendere in braccio.
Fuori dal cancello Dora lo abbracciò commossa e sollevata: il suo bambino stava bene!
Smagrito, sudicio ma chiaccherone.
«Mamma mamma! Dove sei stata in tutto questo tempo?»
«A lavorare con tante signore carine»
«Io e papà abbiamo fatto un gioco»
«Ah si? E che gioco era?»
«Un gioco di silenzi, di nascondigli».
«Buongiorno Principessa!»
Eccolo Guido, a bordo di un carro armato.
«Papà, abbiamo vinto!»
«Si figliolo, abbiamo vinto, salite presto!».
Un carro armato tedesco abbandonato, rubato o chissà?
Rappresentava la vittoria, il sogno di Giosuè e la preghiera di Dora.
Una nuova vita dopo la guerra, la rivincita.
Evviva gli americani!
Viva la brava gente e l’amore,
unico motivo per cui combattere.

 

 

 

 

 

 

 

Un infinito perfetto

Lei, la sua vestaglia nera di seta, il profumo di vaniglia in una stanza illuminata dal chiaro di luna. Attendeva ed apprezzava l’attesa pregustando l’evento, sognando.
Lui il suo asciugamano attorno alla vita, il profumo di pelle calda di doccia, profumo di uomo.
Sul letto assieme liberi, completamente se stessi, nudi si incontrarono , finalmente.
Lei prese il viso di lui fra le mani per baciarlo.
Lui accarezzava , disegnava linee sinuose sulla sua schiena.
E poi… E poi fu tutto, il loro tutto, una danza virtuosa, un generoso darsi reciprocamente.
Unione perfetta, senza confini.
Un infinito perfetto.