Sintobiografia e sintoscritti di Giuseppe Gavazzi
Beh, somiglio un po’ a Diogene di Sinope, in senso però più moderato: sono adattabile, ma vivere in una botte non mi piacerebbe. Contrariamente ai valori dell’epoca, apprezzo la condivisione, il rispetto, la solidarietà. Non ho conflitti interiori. Nel rapporto con gli altri evito le disarmonie e preferisco le similitudini: i conflitti mi deprimono. Preferisco la pace, e se non c’è… fuggo.
“Il momento storico mi pone un dilemma: scegliere per chi parteggiare, se per i pazzi o gli stronzi, entrambe categorie scaturenti da molti secoli di coglionerie insistite…”
L’attesa
Era quella una notte terribile. Il vento gelido sferzava impietoso le carni indifese dei viaggiatori, e molti si fermavano impotenti, vinti. La pioggia, il nero della notte, e tutti si sentivano soli, e la solidarietà come possibile estremo rimedio al male, sembrava impegno troppo gravoso per le membra stanche, per i pensieri tenebrosi. Forse sarebbe bastato un semplice stringersi le mani, per infondere il necessario coraggio, ma quella folla di viandanti smarriti da troppo tempo aveva rinunciato a soccorrere, ad aiutarsi a vicenda: quasi tutti pensavano semplicemente a conservare la propria pelle, e gli altri… che andassero al diavolo… Ma non sapevano che non si vince da soli la sventura.
Demetrio, no, lui al contrario si accorava non solo per il suo destino, ma anche e forse soprattutto per i compagni. Desiderava un riscatto per le vittime innocenti, per gli umiliati, per tutti quelli schiacciati dai fautori del male. Poveraccio…chiedeva molto a se stesso…ma poteva fare davvero poco per contrastare il perverso buio di quella lunga notte . Quel poco che poteva fare però lo faceva, e i suoi pensieri non deviavano: era testardo.
Ma doveva ammetterlo, anche lui era stanco, e lui era solo un uomo e nient’altro.
Demetrio perciò soffriva e il buio sembrava impenetrabile sonno da incubo nelle menti ottenebrate: cosa fare si chiedeva, mentre sfuggivano lacrime prigioniere da troppo tempo. Cosa fare?
Allora ricordò quello che aveva letto sull’usanza di antichi popoli, di pregare il Sole perché rinascesse vincendo la nera oscurità, e allora umilmente pregò, placando il tumulto del cuore nella speranza dell’alba.
Vorrei incontrarti
Con occhi di bimbo
Con mano aperta e sincera
La mente fresca
Smemorata
Attento solo
a farti contenta
Un tempo…
Lei : «Un tempo mi sapevi sorridere».
Lui : «Cara, non ho più i denti d’una volta.».
Lei : «Un tempo mi carezzavi dolcemente i capelli».
Lui : «Cara, non hai più capelli».
Lei : «Un tempo mi donavi una rosa tutti i giorni».
Lui : «Cara, non ho più neanche un centesimo, e il fioraio non mi fa credito».
Lei : «Un tempo eri focoso, passionale, travolgente».
Lui : «Cara, non ho più il… di una volta…».
Il sesso e l’amore
Il sesso è la buccia
l’amore è la polpa
e un frutto
chi è intenditore
lo può mangiare tutto.
Siam come le stelle
Nel tempo che ci è dato
luce e calore irradiamo
il gelo del vuoto vinciamo
Abbiamo sorelle
vicine e lontane
ed ogni raggio
da noi partito
non resta mai vano
Ed ogni nostro raggio
è carezza d’amore
è luce di vita
conforto nel buio
Siam come le stelle
figlie e madri dell’universo.
Tu che vorresti ricordare
Tu che vorresti ricordare
ma la vita distrae
con chiacchiere vane
e gente irosa e urlante
che scompiglia i pensieri.
Tu che vorresti ricordare
col denaro che grida
la sua quotidiana arroganza
e i mediocri vincenti
che avanzano pretese d’imperio.
Tu che vorresti ricordare
nel frastuono d’un mondo folle
crudele e smarrito
Tu che vorresti ricordare
con le tasche vuote
e la mente generosa
Tu che vorresti ricordare chi sei
E ci riesci ancora
C’é tutto un mondo intorno (cieco)
Era troppo bella fuori.
Era troppo bella dentro.
Rimase sola,
perché in pratica
invisibile…
Esperto di maschere mascherate e look alternativo
Non trovava più la sua faccia.
Lo cercano i parenti accorati, ma pare scomparso nel nulla.
Archiviato
Scriveva scriveva scriveva
… e finalmente diventò un uomo… di carta.
Ai seduttori
E lei, stufa, gli disse: “Le tue finzioni da maldestro seduttore hanno stancato il mio cuore. Ingannavi la mia anima per sedurre solo il corpo, da piccolo ladro meschino incapace di grandezza. Sei solo un peto testardo e stantio, ed ora posso ben sentire il tuo puzzo intenso, lungamente stagionato!”
Futuri cambiamenti
Io ti battezzo nel nome del CODICE FISCALE, del DEBITO PREGRESSO e delle tasse TUTTE …
A meno di…
eventi inusuali, non però impossibili, ad un certo punto del tuo cammino ci sono fiori che è molto difficile cogliere;
al massimo puoi carezzarli teneramente con sguardo silenzioso e discreto.
Sfumando
Usciva tanto spesso fuori di testa che un bel giorno dimenticò le chiavi.
La cosa non lo sconvolse, ma comunque cercò un fabbro perché
nella testa c’era un cellulare di ultima generazione che doveva ancora
acquistare. Ma di fabbri competenti non ne trovò nessuno: il più esperto
non andò oltre il cuoio capelluto.
Dovette perciò rassegnarsi a vivere nel canale auricolare, dormendo su un
giaciglio di cerume.
Purtroppo l’insonnia provocata da rumori chiacchiere fuochi d’artificio e cazzeggi, era davvero insopportabile. Unico passatempo l’ascolto di tutte le telenovele: lì non c’era bisogno del cervello.
Chiese aiuto alle papille gustative, ed ottenne di scolare ettolitri di birra
in tour serali nei bar.
In breve i neuroni furono dimenticati totalmente, e degradarono così tanto che persino le cellule dello sfintere anale li sbeffeggiavano! Nel cranio semideserto i fumi dell’alcool si fecero strada, e le bollicine della birra presero il posto dei neuroni rimasti, in ultimo eccidio.
I tipi del suo genere fanno tendenza e vengono usati come carne da macello o carta igienica.