Sintobiografia e sintoscritti di Stefania Rossi

 

 

 

Stefania RossiNata a Bergamo il 28.11.1966, vive a Roma dall’età di 4 anni,  in un quartiere proletario, Centocelle, dove studia al Liceo Classico, si iscrive alla Facoltà di Psicologia, a La Sapienza, dove studia e fa incontri che segneranno la sua vita.
Non si laurea. Si sposa, ha due figlie, Francesca e Giulia.
Fa volontariato a fianco di Don Luigi di Liegro, Luce nel cammino di vita… Scrive da sempre, ne ha necessità, per lei è come parlare.
La musica ha sempre occupato un posto importante  nella sua vita. C’è una poesia di Claudio Lolli, il suo cantautore preferito, che ritiene la rappresenti. Fa così: “Siamo ingombranti noi… fragili carezze di cristallo…”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cosa sarei io senza la rabbia
la disperazione
a volte la violenza
delle mie parole urlate?
I miei lati oscuri sono io
che mi guardo allo specchio e
mi vedo piangere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bruce King

Ho imparato a scrivere senza i puntini

Senza pause
scivolano via le parole
non più costrette
libere
Mi scappano ora
imbrattano la tua vita perfetta
Io ti sporco di me
Diglielo al vento che non può fermarmi
Le vedo volare le mie parole
le saluto
Andandomene

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le cose che non si possono dire

È che ci sono tutte le cose
che non si possono dire…
che io non posso dire
ma che oggi le vorrei tutte:
il caffè la mattina
la cena di compleanno
le mamme
le incazzature
le scarpe che fanno male
magari un primo
dormire dalla parte tua
i dolcetti nel letto
il mio e il tuo
e la mia maledetta e
infinita inadeguatezza nei confronti
del mondo… cazzo!

 

 

 

 

A Napoli

Dal web

 

Arrivo con l’ansia di sempre, di non essere in grado, di non potercela fare… di corsa. Mi guardo intorno: gente, facce, rumori di vita… e mi sembra subito di farne parte.
Mi muovo in macchina, in una città senza regole, senza semafori, senza divieti ma, stranamente, mi sento a posto.
Napoli mi prende mi agita mi sconquassa mi fa napoletana subito.
Entro in città e, come se ci fossi sempre stata, entro dalla parte principale e via, su per i vicoli! Mi passano accanto motorini, l’umanità tutta, ed io li sfioro, come se sfiorassi un vento lontano. Continuo a camminare… devo sentire i loro suoni… la musica che è nell’aria, quella musica che fa di me un canto naturale. Sento melodie d’amore ma anche di morte.
Napoli mi trasmette questo grande mare di emozioni.
Finisco nella galleria
mi tuffo in un babà
mi sporco le mani la faccia e il cuore di dolce
mi fotografo piena di colori… e la mia triste allegria si trasforma.
Mi metto la maschera di Pulicinella e… canto e ballo!

 

 

 

 

 

 

 

Sono estate
D’inverno
Scaldo cuori

 

 

 

 

 

 

 

In inverno

Pixabay.com

 

Sentiva l’aria fredda dell’inverno passarle sulla faccia
Respirava  piano.
Non riusciva a finire quella cazzo di stagione
Lunga e difficile…
Alzò le spalle.
Ricacciando il freddo
e i suoi pensieri
Più in là, all’uscita di scuola,
sua figlia l’aspettava,
Sorridente…

 

 

 

 

 

 

La pioggia le entrava dentro

Come un pianto ininterrotto…
E lei si lasciava bagnare, perché le serviva sentire…
sentire dov’era… dove il suo dolore affondava.
Tirò su il cappuccio della felpa.
Sua figlia le faceva ciao con la mano, sulla porta di scuola.
La pioggia non la toccava più.

 

 

 

 

 

 

 

Dal web

Dal web

     Il nostro mondo

È il tuo modo di vedermi che mi ha cambiata, lasciando un’immagine di me che neanche riconosco.
Ti ho lasciato fare; mi succede spesso. Come quando ero piccolina… Quelle mani che io credevo amiche… mi toccavano… mi volevano, in nome di un dio che poi ho imparato ad odiare.
Io ti ho lasciato fare, innamorandomi di te, di quel tuo fare anarchico, in bilico tra un compagno del cazzo e un falegname di ferro.
Tu mi facevi sentire la vita in un quarto d’ora.
In una melodia di te
potevo essere te…
E lo ero.
Colorando il mio mondo coi tuoi colori, che     sapevano di mare, quel mare Adriatico che,       come canta il nostro amico Lolli, non ci             porterà mai da nessuno parte.
Colori che erano aspri… di terra pura.
Ho creduto di toccarti, di prendere da te una   parte di me – invece – non eri responsabile       di me, me l’hai ripetuto mille volte.
Io lo sono di te ancora…

 

 

 

 

 

 

 

Io, nota stonata

Sono una nota stonata,
uno sguardo smarrito.
Leggera pesantezza di essere…
dettagli di te.

 

 

 

 

 

 

 

 

Guardo la luna

Sei anche lì
Luce che scalda
Notte di luna lontana

 

 

 

 

 

 

 

 

Sposto pezzi di me…

per trovarti